Salute / Giustizia

Il «sistema Macinati»: ecco come si falsificavano i tamponi Covid per ristoratori, cittadini e pure uomini della Questura di Trento

La Procura deposita gli atti dell’inchiesta, dal «quadernone rosso» della contabilità, ai messaggi whatsapp per pilotare i risultati, e l’ex infermiere si scusa: «Erano favori, anche se remunerati, ma per levarmi di torno la pressione»

IL CASO Green pass facili, clienti anche da fuori provincia
L'ACCUSA Denunciato a Pergine un infermiere, aveva 120mila euro in contanti

di Sergio Damiani

TRENTO. La procura di Trento ha depositato i primi atti dell'inchiesta sul "mercato dei tamponi" che vede un centinaio di indagati per imputazioni che vanno dal falso alla corruzione. Gabrielle Macinati, infermiere libero professionista di 46 anni, la moglie Debora Angeli e tre dipendenti si sarebbero prestati a falsificare gli esiti dei test per la diagnosi del Covid-19 eseguiti presso due centri - da loro gestiti - a Pergine Valsugana e Trento.

Gli indagati principali, difesi dagli avvocati Giuliano Valer e Monica Carlin, hanno collaborato alle indagini spiegando come funzionava il "mercato" e i servizi offerti: il "salta tamponi" e il "falsa positività". Ecco il quadro probatorio tracciato dalle indagini condotte dai carabinieri della sezione di Pg che hanno decifrato il "quadernone rosso".

Come avveniva la contrattazione con i suoi clienti? (Parla Gabrielle Macinati). Alcuni clienti si presentavano a casa a Civezzano per chiedermi di essere inseriti positivi. Altri invece si presentavano presso l'ambulatorio di Pergine, mi attendevano nel parcheggio esterno prima dell'apertura e mi chiedevano di essere inseriti come positivi. Altri ancora mi chiamavano e non fidandosi di parlare al telefono mi chiedevano di vederci di persona sempre per farmi la stessa richiesta.

Quindi i suoi clienti erano consapevoli che lei avrebbe inserito un falso esito positivo di un test mai eseguito oppure che avrebbe cambiato il risultato di un test negativo inserendolo come positivo?

Sì, erano consapevoli e posso assicurare che anche costoro avevano avuto pienamente la percezione della irregolarità della procedura che mi richiedevano.

L'attività di inserimento di falsi esiti positivi è stata una sua iniziativa proposta ai suoi clienti?

Assolutamente no. Queste richieste irregolari a cui ho dato seguito sono state fatte senza che ne avessi una reale necessità perché gli introiti dall'attività regolare erano per me più che sufficienti. Li ho intesi come dei favori anche se remunerati o una modalità per levarmi di torno le pressioni che ricevevo per far risultare loro positivi.

Il prezzo per l'inserimento di un falso esito positivo, come veniva concordato?

Alcuni clienti venivano da me e mi proponevano dai 50 ai 250 euro per farsi inserire come positivi, il prezzo veniva da loro offerto al momento della richiesta. Preciso che alcuni di loro mi pagavano prima della richiesta, altri venivano in ambulatorio ed effettuavano comunque il tampone che io inserivo come positivo, alcuni altri non si presentavano nemmeno in ambulatorio perché mi avevano inviato i loro dati anagrafici mediante la foto della tessera sanitaria. Voglio inoltre dire che vanto ancora dei crediti nei confronti di alcuni clienti che, nonostante mi avessero promesso del denaro, non mi hanno ancora pagato.

Nei guai è finito anche un noto ristoratore della zona di Pergine. Ci spiega - chiedono i carabinieri a Macinati - i rapporti da lei intrattenuti con tale (omissis)?

Per quanto attiene al servizio di inserimento di falsi positivi (omissis) mi ha inviato nel complesso circa 20- 25 nominativi tramite fotografie di tessere sanitarie relative ai soggetti da inserire come positivi. Di questi 25 (omissis) mi ha pagato soltanto per 10 inserimenti corrispondendomi la somma di 2.000 euro. Egli inviava dei messaggi in codice su whatsapp con frasi tipo: "Stai attento questo è positivo" oppure "è sintomatico Covid" per farmi capire di inserirlo come positivo.

Parla la dipendente J.S . che ha fornito una lista con un centinaio di nomi. Li ho ricavati consultando i miei dati.

Le è stato sequestrato un quadernone rosso: può spiegarci a cosa si riferiscono i nominativi?

Il quaderno era normalmente gestito da Debora Angeli, i nomi segnati sulla parte sinistra della pagina, con accanto l'orario, si riferiscono a clienti che hanno usufruito del servizio "salta tamponi" oppure di posticipo del servizio dell'inserimento del test realmente effettuato.

Parla Debora Angeli, moglie di Macinati.

Preciso sin d'ora che tutto quanto compiuto è stato fatto per dare un aiuto a mio marito che in ragione della mole di lavoro non riusciva a stare dietro alle attività burocratiche. Io non mi sano resa conto che si stesse commettendo qualcosa di illecito. Dopo l'intervento dei carabinieri mi sono resa conto che quanto in parte commesso non era conforme alla legge e questo mi ha gettato in uno stato di estrema preoccupazione e crisi per le conseguenze del mio operato anche alla luce del fatto che sono madre di 9 figli.

Angeli riferisce anche di tre appartenenti alle forze dell'ordine. A inizio di ottobre (omissis) venne a parlare con me e con Gabrielle per sapere se eravamo disponibili ad organizzare un servizio di salta tamponi dedicato ad alcuni dipendenti della Questura ad un prezzo di favore. Nel particolare voleva che noi organizzassimo un servizio di inserimento fasullo di esiti di test nasali negativi in favore di appartenenti alla Questura per fargli emettere il relativo green pass senza l'onere di passare a fare il test

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