Salute / Il caso

Guardie mediche, la Provincia cambia rotta: più soldi, auto di servizio e sedi sicure con videocitofono e allarme

Accordo con i dottori, si cerca di fermare l’emorragia. Ma solo 25 su 100 hanno un contratto, e spesso coprono zone vastissime: «Bene i provvedimenti, ma vanno anche rivisti gli ambiti»

TRENTO. Aumento della retribuzione, possibilità di usufruire di auto di servizio, sedi ambulatoriali più sicure: mancano guardie mediche e la Provincia corre ai ripari cercando di rendere più appetibile il ruolo.

Per chi già lo riveste e stava pensando di lasciare, ma anche per nuove "categorie": d'ora in avanti potranno prestare servizio di guardia medica anche gli iscritti a tutti e tre gli anni di corso della Scuola di formazione specifica in medicina generale, di Trento e di altre sedi.

In più, anche i medici di base, su base volontaria, potranno decidere di svolgere turni di guardia medica.

Il provvedimento per tamponare l'emergenza della continuità assistenziale (sul centinaio di guardie mediche solo 25 sono titolari, con regolare contratto, precisa il segretario della Cisl medici Nicola Paoli) è stato presentato ieri dall'assessora provinciale alla salute Stefania Segnana che in una nota ha precisato come siano state «potenziate alcune misure e agevolata l'assunzione di incarichi da parte di più categorie di medici, per far fronte alle crescenti difficoltà nel garantire stabilmente il servizio di continuità assistenziale su tutte le sedi del territorio provinciale».

Il problema è legato alla carenza di medici disponibili ad assumere gli incarichi, dunque ecco una sorta di "chiamata alle armi". Fatta innanzitutto di benefit: innalzamento della retribuzione a 30 euro orari a fronte della somma attuale che si aggira sui 26; possibilità di poter fruire di pasti durante i turni; auto di servizio; sedi dotate di videocitofono e pulsante di emergenza per rendere gli ambulatori sicuri in caso di criticità.

Solo alcuni dei punti del nuovo provvedimento che è stato salutato positivamente sia dai sindacati dei medici di medicina generale che dall'ordine delle professioni infermieristiche.«È un primo passo», ha commentato Paoli: «Ora però si devono affrontare altre criticità, come quelle legate all'estensione degli ambiti decisa unilateralmente, cosa che ha portato a numerose dimissioni. Non si può pretendere che il medico di guardia a Cembra copra anche la Rotaliana fino a Roveré della Luna. Oltre al servizio scadente che si ritrova costretto a offrire in caso di necessità di visite a domicilio, c'è anche un problema di obiettiva sostenibilità economica dell'incarico.

Lo tesso si potrebbe dire del medico di guardia ad Ala chiamato ad andare a Brentonico e sono solo esempi. L'auspicio è che la risposta dei medici a queste proposte permetta di rivedere l'estensione degli ambiti, anche se abbiamo invitato la Provincia a ridefinirli subito. Il rischio altrimenti è che nessuno continui a offrirsi per quei posti».

Il provvedimento della Provincia annunciato ieri elimina anche l'anomalia che il Trentino aveva scelto di rappresentare rispetto al resto d'Italia sul fronte dei medici iscritti alle scuole di specializzazione, spiega Paoli: «la legge Calabria aveva previsto la possibilità per questa categoria di assumere il ruolo di medico di base con un tetto di 500 pazienti e di guardia medica coprendo fino a quattro turni su otto, in Trentino gli iscritti erano stati lasciati fuori. Lo si era fatto perché si sperava di poter contare su figure professionali già pienamente formate, ma vista la situazione è con favore che prediamo atto di questo cambio di rotta».

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