Ambiente / Valle dei Laghi

Cementificio delle Sarche, oggi l’incontro con i sindaci e il Comitato, i tecnici rassicurano (ma Italcementi può aprire quando vuole)

Con Tonina e i dirigenti provinciali, anche la promessa che per ora non si useranno i fanghi da rifiuti come combustile, e che «i dati di monitoraggio potrebbero essere resi pubblici»

IL CASO Quando Tonina diceva "niente di ufficiale, e serve l'autorizzazione"

SARCHE. Italcementi vuole riaprire i forni alle Sarche (servirà il cemento per la galleria della Tav di Trento, il più grande cantiere del sec olo in provincia); la popolazione chiede di non tornare alla situazione degli anni Ottanta; la Provincia per ora è cauta. Oggi il primo confronto fra i territori e piazza Dante, dopo le migliaia di firme raccolte in Valle dei Laghi.

Secondo il comunicato stampa della giunta «Massima trasparenza nel comunicare ai cittadini e alle amministrazioni locali le informazioni relative alla riapertura della linea di cottura del cementificio di Sarche di Madruzzo e impegno per cercare un punto di equilibrio tra le esigenze produttive dell’azienda e la salvaguardia e valorizzazione di un territorio di pregio dal punto di vista agricolo e con grandi potenzialità in campo turistico».

Se ne è parlato questa mattina in un incontro che il vicepresidente della Provincia e assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina (che continua a sostenere che «l’azienda dovrà chiedere una nuova autorizzazione») - assieme ai dirigenti provinciali Roberto Andreatta, del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia, cooperazione, Laura Pedron, del Dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro e Gabriele Rampanelli di Appa, Settore Autorizzazioni e controlli – ha avuto con gli amministratori dei comuni di Madruzzo, Vallelaghi, Cavedine, il Commissario della Comunità della Valle dei Laghi e i rappresentanti del comitato “Salviamo la Valle dei Laghi”. L’incontro seguiva quello che si era tenuto tra Provincia e Italcementi nei primi giorni di settembre.

Il confronto ha offerto ai tecnici provinciali l’opportunità di spiegare che per l’impianto di Sarche, secondo le intenzioni dell’azienda, è previsto il potenziamento degli impianti di trattamento delle emissioni, in particolare attraverso la modifica del sistema di abbattimento degli ossidi di azoto. Inoltre è stato spiegato che l’impianto, già con le autorizzazioni attualmente in possesso, è adeguato alle BAT (Best Available Techniques) del 2013 (e quindi può aprire quando vuole).

Altro discorso per l’utilizzo di combustibile da trattamento dei fanghi e dei rifiuti essicati. «Ad oggi, è stato inoltre chiarito, l’impianto non è autorizzato, e non ha presentato domanda di autorizzazione, ad utilizzare “Combustibile solido secondario”, materiale che deriva dalla lavorazione dei rifiuti. Non è previsto inoltre l'aumento del quantitativo già previsto in autorizzazione di fanghi di depurazione essiccati da utilizzare come combustibile in sostituzione del pet-coke attualmente utilizzato, che è un prodotto derivante della lavorazione del petrolio.

In materia di controlli infine, il sito produttivo è sottoposto alle ispezioni periodiche previste dall'Autorizzazione integrata ambientale. È presente poi, è stato detto, un sistema di misurazione in continuo delle emissioni (SME) che sarà comunque rinnovato e i cui dati potrebbero essere messi a disposizione della cittadinanza» (non è chiaro se lo saranno o potranno esserlo – c’è differenza – e soprattutto se saranno consultabili in tempo reale, su un sito Internet: procedura sempre negata ad esempio per le acciaierie di Borgo Valsugana).

Per la giunta provinciale «Si è trattato di due incontri, è stato evidenziato, sia quello con l’azienda che quello di oggi con i rappresentanti della comunità, caratterizzati dall’apertura al dialogo e dalla volontà di collaborare tra i diversi soggetti coinvolti con l’obiettivo di cercare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze e istanze. Da parte della Provincia è stata anche manifestata la disponibilità a tenere incontri pubblici sul territorio per dare alla comunità tutte le informazioni relative alla riapertura dell’impianto produttivo».

Oggi è stato ricordato inoltre che «nelle intenzioni dell’azienda vi sono anche un investimento di circa 5 milioni di euro e nuove assunzioni. Durante il confronto si è fatto riferimento anche ad una rivisitazione architettonica delle strutture, per un migliore inserimento nel paesaggio». E quindi, di certo, non c’è possibilità che l’impianto non riapra.

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