Ambiente / Il caso

Italcementi riapre? Tonina: «Non abbiamo alcuna comunicazione, e comunque servirà un aggiornamento dell’autorizzazione ambientale»

In Val dei Laghi si va verso il braccio di ferro: l’azienda ha già annunciato pubblicamente e nei dettagli la sua produzione, l’assessore frena: così ha risposto all’interrogazione di Marini

di Giorgia Cardini

VALLE DEI LAGHI. Italcementi dovrà ottenere un aggiornamento dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) in suo possesso dal 15 gennaio 2016, per poter riaccendere il forno del cementificio.

Lo scrive l'assessore provinciale Mario Tonina nella risposta datata 23 agosto all'interrogazione presentata il 22 luglio sull'argomento dal consigliere del Movimento 5 Stelle Alex Marini, che sta sostenendo (insieme ad altri consiglieri) il comitato contrario alla riattivazione.

Tonina scrive infatti che l'Aia in mano alla società, valida fino al 15 gennaio 2028, dovrà essere rivista in seguito alle attività manutentive e alle modifiche all'impianto preannunciate «informalmente» dall'azienda. Ma «ad oggi i- continua l'assessore all'ambiente - non è pervenuta alcuna formale istanza in merito».

Pare strano, considerando che sono passati ormai quasi tre mesi dall'annuncio dato l'11 giugno 2021 della volontà di riattivare la linea di cottura spenta nel 2014, che l'azienda del gruppo HeidelbergCement non abbia ancora presentato in Provincia le carte necessarie a dar seguito a quanto deciso. Mentre a depositare le proprie carte sarà presto il Comitato GoGreenValley, che si oppone alla riaccensione raccogliendo firme sulla piattaforma Change.org (alla petizione "Sostieni un futuro ecologico in Valle dei Laghi") e in valle: finora, per altro, poco più di 1.100.

Dunque, solo "informalmente" Italcementi spa ha dato comunicazioni all'ente pubblico da cui dipende comunque il via libera, dovendo essere modificata l'autorizzazione ambientale: la produzione richiamata da Tonina sarà quella del Clinker, componente base del cemento, oltre al cemento Portland composito (Cem II) e alla possibilità già autorizzata nel 2016 di produrre anche Termocem (Cem III).

Proprio la produzione del Portland è una delle più impattanti dal punto di vista dell'inquinamento, secondo i dati riportati dal consigliere di M5S, che però ricorda che lo stesso gruppo HeidelbergCement a Lixhe, in Belgio, sta sperimentando in un suo stabilimento la "cattura" della CO2 emessa durante la produzione, mediante il lavaggio dei fumi, in una torre alta 30 metri. Il tutto come parte del progetto europeo LEILAC, che punta ad eliminare la CO2 dall'industria di calce e cemento.

A questa annotazione l'assessore risponde che «il gruppo Heidelberg è partner nella ricerca in atto, cominciata nel 2016 e finanziata dal programma quadro della Ue chiamato Horizon» ma che «tuttavia la tecnologia è ancora in fase sperimentale» e solo qualora diventasse consolidata e sicura, «potrebbe essere richiesta alla ditta una verifica in merito alla sua applicabilità, quale possibile miglioria ambientale», per lo stabilimento di Sarche.

All'ultima domanda di Marini, relativa alla possibilità che Italcementi si avvalga del Decreto Clini (decreto ministeriale 22 del 13 febbraio 2013) e usi quindi CSS, combustibile solido secondario derivato dal trattamento di specifiche tipologie di rifiuti all'interno dei cementifici, Tonina risponde che «la ditta al momento non ha avanzato alcuna proposta», ma «qualora intendesse procedere in tal senso, dovrà necessariamente presentare il possesso degli stringenti requisiti amministrativi e tecnici richiesti dal decreto al fine della salvaguardia dell'ambiente e della salute dell'uomo».

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