Pandemia / Il caso

Personale sanitario, ancora 800 non vaccinati in Trentino: ultimatum per i 350 dell’Apss

Fissato d'ufficio agli "irriducibiuli" un appuntamento per la somministrazione, la settimana prossima: se di nuovo non si presentassero, scatterebbero i demansionamenti o le sospensioni. Mancano all'appello soprattutto oss e infermieri. Pedrotti (Ordine): «Vaccinarsi per un infermiere è un dovere morale»

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TRENTO. L'Azienda sanitaria provinciale ha fissato per la settimana dopo Ferragosto (16-21 agosto) gli appuntamenti per la vaccinazione anti-covid dei 350 operatori (soprattutto infermieri e Oss, pochi i medici) su 9 mila che ancora resistono all’obbligo di legge.

Ma complessivamente - contando anche gli operatori sanitari dipendenti di strutture private - si arriva a circa 800 non vaccinati.

Tutti questi operatori sanitari sono stati raggiunti da un avviso perentorio inviato nei giorni scorsi dall’Azienda per lettera, un vero e proprio ultimatum: l’ultima chiamata. Se non si presenteranno all’appuntamento fissato per loro, scatterà entro la fine di agosto la procedura che prevede il possibile demansionamento, lo smart working, se fattibile, o la sospensione dal lavoro.

A differenza dell’Alto Adige, dove già tra giugno e luglio sono iniziate le sospensione dei sanitari “no vax” e i relativi ricorsi al Tar, in Trentino si è deciso di dare più tempo e si è cercato di persuadere i più riluttanti a vaccinarsi per ridurre il numero di chi resiste, anche per evitare di mettere in crisi l’organizzazione in alcuni reparti o settori della sanità trentina.

Per questo si è deciso di lasciare passare quattro mesi dall’approvazione del decreto del governo Draghi che il primo aprile ha introdotto l’obbligo del vaccino contro il Covid per il personale sanitario.

Ora l’auspicio è che anche questo numero residuo di 350 dipendenti non ancora vaccinati possa ridursi ulteriormente, in ogni caso l’attuale direttore generale dell’Azienda sanitaria, Antonio Ferro, già a luglio rassicurava sul fatto che se anche rimanessero fra i 200 e i 300 no vax convinti sui novemila dipendenti dell’Azienda sanitaria «non c’è il rischio della chiusura di reparti».

Oltre ai sanitari dipendenti dell’Azienda ci sono però anche coloro che lavorano per le cliniche private convenzionate, altre strutture sanitarie e nelle case di riposo.

E allora i numeri salgono perché complessivamente, spiega Giancarlo Ruscitti, dirigente del Dipartimento salute della Provincia, «sono state inviate 800 lettere» (nel numero sono compresi i 350 dipendenti dell’Azienda) che non avevano risposto alla prima chiamata e per i quali è stato fissato un appuntamento per la vaccinazione entro agosto.

I renitenti al vaccino, che ci si augura possano ridursi in questi giorni, comunque, in Trentino raggiungono un numero sensibilmente inferiore rispetto a quello degli operatori sanitari della vicina Provincia di Bolzano, dove proprio ieri è stato comunicato dall’Azienda sanitaria bolzanina che sono ancora 2.123 gli operatori sanitari non vaccinati in Alto Adige.

Dei 3.967 non vaccinati nella prima fase della campagna di immunizzazione (Azienda sanitaria: 1.333; personale esterno: 2.634) nel frattempo si sono fatte vaccinare 1.844 persone (Azienda sanitaria: 630; personale esterno: 1.214).

Sul tema dell’obbligo vaccinare per le professioni sanitarie, il presidente dell’Ordine degli infermieri del Trentino, Daniel Pedrotti, è intervenuto per ribadire «con forza che la professione infermieristica riconosce il valore delle evidenze scientifiche quale base dell’agire professionale. Vaccinarsi per un infermiere è in primis un dovere morale e deontologico, una responsabilità nei confronti dei cittadini e della salute pubblica. I vaccini sono l'unica strada per ritornare alla normalità il più velocemente possibile. Il vaccino è sicuro e non è assolutamente un farmaco sperimentale».

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