Scuola / Covid

Sì al green pass per il personale scolastico: i presidi condividono l'obbligo

Se sull'impianto del decreto legge che introduce dunque l'obbligo di green pass non vengono mosse obiezioni, è la traduzione pratica dell'obbligo stesso, con le modalità di verifica, a lasciare spazio alle perplessità

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di Leonardo Pontalti

TRENTO. «L'obbligo di green pass non è un problema. Anzi, che tutto il personale docente e non sia vaccinato è un auspicio. Il fatto che i dirigenti siano ritenuti responsabili dei controlli non mi preoccupa».

È una posizione chiara, quella di Paolo Pendenza, dirigente del liceo Rosmini di Rovereto e responsabile trentino dell'associazione nazionale presidi. A preoccuparlo, sono invece i metodi attraverso i quali i controlli potranno essere messi in atto: «Si tratta di una questione di gestione del personale: chi concretamente si occuperà della cosa. La responsabilità in capo ai dirigenti non è un problema, è giusto e fa parte di quelle che devono essere i nostri compiti. Non mi spaventano neppure le sanzioni che - in quanto previste in maniera consistente, fino a 3.000 euro - hanno fatto molto discutere. Se le disposizioni saranno rispettate non si dovranno temere sanzioni e mi aspetto sia così. Gran parte del personale scolastico, docente e non docente è già vaccinato, il problema potrebbe riguardare una ristretta minoranza riguardo alla quale sarà necessario porre in essere un'opera di sensibilizzazione o comprendere quali siano le condizioni che non permettono loro di vaccinarsi».

Se sull'impianto del decreto legge che introduce dunque l'obbligo di green pass non vengono mosse obiezioni, è la traduzione pratica dell'obbligo stesso, con le modalità di verifica, a lasciare spazio alle perplessità.

Lo conferma anche Laura Zoller, dirigente dell'istituto tecnico tecnologico Buonarroti: «È una questione cruciale, soprattutto per una realtà, come la nostra, che tra docenti e personale non docente conta trecento persone. Per questo presumo che procedere con verifiche quotidiane non debba essere la strada da seguire. Innanzitutto per le difficoltà logistiche che questo comporterebbe. Poi, perché una scuola non è un locale o un museo, dove entrano ogni giorno persone diverse. A scuola ogni giorno entrano le stesse persone e credo che la cosa migliore da fare sarà quella di avere a disposizione, tramite il Dipartimento della conoscenza e l'Azienda sanitaria, il quadro delle scadenze delle certificazioni, in modo da poter avere sott'occhio la situazione».

Sulla traduzione pratica dell'obbligo di green pass, del resto, neanche da Roma sono arrivate per ora indicazioni e tutto sarà ancora da valutare. «L'importante è che questa misura, da condividere, aiuti a tornare pienamente a una scuola fatta anche di relazioni quotidiane. Ci siamo lasciati alle spalle un periodo nel quale la didattica è uscita appesantita dalle restrizioni e dobbiamo fare di tutto per tornare alla normalità, abbassando la soglia di rischio».

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