Economia / Il Festival

"La pandemia ha trovato un sistema sanitario rigido e provato: saltati troppi interventi non covid"

Alla kermesse di Trento l'intervento di Sabina Nuti, direttrice della scuola Sant'Anna di Pisa, al forum "Un'agenda per la salute"
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TRENTO. "Abbiamo monitorato con Agenas quanto abbiamo perso di tutto ciò che non è covid. Su determinati servizi, anche non procrastinabili, nella prima ondata pandemica abbiamo avuto un tracollo, sia nelle regioni particolarmente toccate dal virus ma anche in regioni che hanno avuto un contagio molto basso.
 
Questo fa capire uno dei problemi: la scarsa flessibilità e capacità di adattamento del sistema, molta rigidità, una grande difficoltà a muovere le risorse disponibili là dove servono. Ci siamo presentati all'appuntamento della pandemia in condizioni molto tirate".
 
Così Sabina Nuti, direttrice della scuola Sant'Anna di Pisa, intervenendo al forum del Festival dell'economia di Trento, "Un'agenda per la salute".
 
Sul tema delle coperture assicurative è invece intervenuto Marco Vecchietti, ad della compagnia assicurativa Rbm di Intesa San Paolo.
 
"Il nostro Paese, in generale, è poco propenso a tutelarsi riguardo rischi che riguardano la salute. L' assicurazione non è parte del sistema sanitario quindi non è istituzionalizzata, è considerato un prodotto meramente di natura finanziaria, manca una cultura specifica di affidamento della propria salute in affiancamento al pilastro di base. Oltretutto dal punto di vista fiscale non esistono incentivi in caso di attivazione di polizze sanitarie".
 
Il professor Gilberto Turati, economista dell'Università Cattolica, ha parlato del rapporto Stato-Regioni in ambito sanitario: "Centralizzare non vuol dire avere outcome uguali e comunque non vuol dire che il centro possa prendere sempre la decisione migliore.
 
Dobbiamo poi riflettere su quali servizi dobbiamo prepararci a offrire per la popolazione che invecchia. Abbiamo sempre pensato che le malattie da curare fossero quelle croniche, e per questo si è ridotta la capacità produttiva dell'ospedale, ma per contro non si è costruito il territorio.
 
Le pandemie però le vinci fuori dall'ospedale, facendo attività preventiva, anche perché nessun sistema ospedaliero, per quanto possa essere efficiente, è in grado di curare un numero di persone che si ammalano e che cresce in maniera esponenziale".
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