Fotografa il capo e condivide l'immagine Militare nei guai per una foto su Whatsapp

Per una fotografia scattata di nascosto al suo capo è stato «trasferito d’autorità». Un militare in servizio nella nostra regione pagherà caro lo scatto che ha divulgato via Whatsapp ai suoi colleghi, con immortalato il proprio comandante in un locale pubblico durante un pranzo privato: dovrà cambiare impiego e luogo di lavoro per incompatibilità ambientale e non riceverà più l’indennità di bilinguismo che prima gli spettava.

Il caso è finito anche davanti al tribunale militare.

Il gip, su richiesta della procura militare, ha disposto l’archiviazione del processo ritenendo non diffamatoria la divulgazione delle fotografie.

Ma è stato comunque confermato che a diffondere le immagini «indebitamente scattate» sia stato lo stesso imputato.

Nei confronti di quest’ultimo è stato avviato un procedimento disciplinare, tuttora in corso.

Il militare ha impugnato il trasferimento, chiedendo di essere spostato in una sede vicino a casa in modo da poter assistere la madre invalida e continuare a percepire l’indennità di bilinguismo.

Ha poi evidenziato di essere affetto da «disturbo dell’adattamento con ansia e depressione» a causa dei fatti accaduti. Si è rivolto al Tar di Trento contro il comando generale dell’Arma dei carabinieri, chiedendo sia l’annullamento del trasferimento che il risarcimento dei danni patrimoniali ed esistenziali derivati dall’accaduto. Della vicenda i giudici amministrativi hanno discusso in pubblica udienza lo scorso 22 marzo.

Il ricorso è stato respinto.
Innanzitutto è stato evidenziato che il decreto che disciplina l’impiego dei militari con conoscenza bilingue consente il trasferimento ad altra sede «per motivate esigenze di servizio» e che «le garanzie delle minoranze devono trovare bilanciamento con l’interesse pubblico al corretto e regolare svolgimento del servizio».

Il trasferimento per incompatibilità ambientale «rappresenta indubbiamente la principale tra le esigenze di servizio che esigono un mutamento di sede», come si legge nella sentenza del magistrati (presidente Roberta Vigotti, estensore Antonia Tassinari).

Nel caso specifico è stato ricordato che tale incompatibilità è derivata non tanto dalla vicenda penale che si è risolta con l’archiviazione del procedimento (archiviazione che comunque conferma il fatto che la diffusione ci si stata e sia da addebitare al militare), ma dai fatti contenuti nella documentazione, ossia dalla diffusione ad alcuni colleghi attraverso l’applicazione Whatsapp di immagini riguardanti un pranzo privato del superiore gerarchico.

La condotta del militare appare dunque «non consona» e «all’evidenza risulta idonea a gettare ombre sul prestigio e sul buon andamento dell’amministrazione».

Viene respinta anche la motivazione del militare che sostiene di aver agito per «finalità di contrasto alla corruzione»: «finalità - spiegano i giudici amministrativi - la cui sussistenza è irrimediabilmente minata dalla riprovevole diffusione ai colleghi delle fotografie».

Dunque il trasferimento appare motivato «per la compromissione dei rapporti della linea gerarchica» e «non denota alcun carattere e finalità di tipo sanzionatorio, come a torto sostenuto dal ricorrente»: il militare andrà a lavorare in un reparto in cui sono registrate carenze di organico.

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