Pugni davanti al «Prati», a processo esponenti del Blocco studentesco

Due giovani del «Blocco studentesco», movimento che fa riferimento a Casa Pound, sono finiti a processo con l’accusa di lesioni pluriaggravate, per l’aggressione che avrebbero messo in atto durante il volantinaggio fatto davanti al liceo Prati il 15 novembre 2016. Al processo, che si concluderà il 6 luglio, si sono costituiti parte civile tre dei quattro liceali rimasti feriti, rappresentati dagli avvocati Nicola Canestrini e Francesco Scifo. Un attacco, come ha evidenziato l’avvocato Canestrini, di chiara matrice «politica» e di stampo «fascista».

Quanto agli imputati negano invece di avere colpito i ragazzi, all’epoca minorenni, con calci e pugni e sostengono invece che i primi ad alzare le mani e ad aggredirli furono proprio gli studenti.

La vicenda approdata in Tribunale, come detto, risale all’autunno 2016. Quel giorno - erano circa le 7.30 - davanti al liceo classico Giovanni Prati, sei giovani del «Blocco studentesco» stavano distribuendo volantini dal titolo «La tua guerra ora».

Se una parte degli studenti quella mattina era entrata in classe senza degnare il volantino di uno sguardo o ritirandolo per dare un’occhiata, altri avrebbero mostrato subito di non gradire l’iniziativa. Il confronto tra chi faceva volantinaggio e i giovanissimi liceali, dal piano verbale, sarebbe però passato a quello fisico.

«All’inizio - avevano raccontato i quattro minorenni rimasti feriti - c’è stata qualche scaramuccia verbale: “Andate via”, “Non vogliamo fascisti a scuola”. Poi qualche spintone e alla fine pugni: noi ci siamo ritrovati con un dente scheggiato, una labbro aperto, uno zigomo tumefatto e un forte dolore allo stomaco dopo un pugno in pancia. Le abbiamo prese, anche perché gli altri erano più grossi, più numerosi e più grandi di noi». Una versione contestata in toto dagli imputati, che invece sostenevano di essere stati aggrediti. In serata era arrivata infatti anche una nota di CasaPound: «Anche i nostri militanti hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso e non sono stati la causa scatenante la rissa». Ora sarà il giudice Giuseppe Serao a dovere stabilire come siano andate le cose.

Ieri, in aula, uno dei testi citati dalla difesa, che sarebbe stato a sua volta impegnato nel volantinaggio, ha detto di avere visto un gruppo di ragazzi aggredire uno degli imputati. Una ricostruzione, va detto, contestata dalla parte civile e ritenuta non attendibile. In particolare, l’avvocato Canestrini, ha evidenziato che lo stesso teste non aveva fornito alcuna dichiarazione nell’immediatezza dei fatti e, a sostegno della tesi di un attacco politico di matrice fascista, il legale ha indicato anche la fotografia postata sul profilo Instagram del teste. Un’immagine in cui si sarebbe auspicato «un altro Buchenwald», rispetto alla quale il teste avrebbe peraltro detto di «non ricordare».

La parte civile, inoltre, ha chiesto che venisse contestata agli imputati anche l’aggravante dell’avere agito per motivi abbietti. Una tesi che la procura ha fatto propria: dunque i due giovani, che sono difesi dall’avvocato Roberto Bussinello di Verona, dovranno rispondere di lesioni pluriaggravate (c’è anche quella di avere commesso il fatto in più persone).

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