Profughi, cercasi 100 alloggi I centri accoglienza sono pieni

di Marica Viganò

Sono 1.650 i richiedenti asilo ospiti delle strutture del Trentino, secondo i dati del ministero dell'Interno aggiornati il 5 febbraio 2018. Un numero che nell'ultimo trimestre non ha registrato grandi variazioni: è ancora lontano dal «tetto» stabilito a Roma, ma richiede comunque la giusta attenzione. Nell'ottica di un'accoglienza diffusa sul territorio, e dunque di una migliore integrazione dei migranti nella società, sono necessari almeno 100 appartamenti. Mancando strutture pubbliche, la richiesta è indirizzata ai privati. Se ne era parlato in occasione della visita dell'arcivescovo Lauro Tisi al Campo di Marco, due settimane fa, e l'appello viene ribadito anche oggi dalla Provincia. «Da allora abbiamo avuto solo un paio di contatti - Silvio Fedrigotti, dirigente del Dipartimento politiche sociali - Cerchiamo abitazioni adatte ad ospitare fino a cinque persone: circa 80-85 metri quadri, con almeno due stanze da letto». La Provincia risponde dell'affitto, delle spese condominiali, delle utenze, ma i trentini sono ancora diffidenti.  

Questi appartamenti servirebbero a dare respiro ai grandi centri di accoglienza, fondamentali in caso di emergenze. La quota assegnata al Trentino è di 1.781 migranti, dunque mancano 131 unità allo «stop». «Se dovessero riprendere gli sbarchi abbiamo ancora una certa capacità di accoglienza. Attenzione però: la quota è stata fissata dal Ministero in termini astratti - spiega Fedrigotti - in termini concreti sarebbe dura arrivare a quella quota sulla base degli elementi che abbiamo oggi di capacità ricettiva. In vista di possibili futuri arrivi, dobbiamo attrezzarci e continuare a cercare appartamenti. Ma se non si trovano la situazione può diventare critica».Un anno esatto fa i migranti presenti in provincia sfioravano quota 1.400, mentre nel febbraio 2016 - come emerge dalla comparazione dati di Cinformi - erano 900. Se si fa un altro passo indietro, nel 2015 il numero di richiedenti asilo era nettamente inferiore: 400 nel mese di febbraio, diventati 949 al 31 dicembre di quell'anno.  

Nel 2017 ci sono stati 141 nuovi ingressi ad aprile,192 in maggio, 191 in giugno e 182 a luglio, quando si è raggiunto il picco di 1.800 ospiti. Si tratta di gruppi di immigrati giunti in Italia via mare e sbarcati in porti del sud Italia. Negli stessi mesi è stato anche segnato il maggior numero di uscite dal programma di accoglienza della Provincia di Trento, per fine progetto, per scelte personali e, in alcuni casi, anche per allontamento forzato nei confronti di chi, ad esempio, non segue la disciplina dell'accoglienza che prevede corsi di lingua e cultura italiana. Tra maggio e luglio la media delle fuoriuscite è stata di 100 persone al mese, o poco più.
Nell'ultimo trimestre del 2017 i nuovi ospiti sono stati tutti «territoriali», arrivati in provincia di Trento autonomamente (nascosti nel tir, nei treni, spesso dopo numerosi chilometri percorsi a piedi): 14 ad ottobre, 25 in settembre e dicembre, 26 in novembre.
Impossibile prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi, mentre le strutture si stanno riorganizzando con spostamenti interni. Al Campo di Marco di Rovereto («Non si può vivere in queste condizioni» aveva detto monsignor Lauro Tisi nella visita di gennaio) dal 31 dicembre 2017 al 5 febbraio 2018 le presenze sono calate di una trentina di unità (da 234 a 203) a favore dell'ospitalità diffusa, in strutture più piccole per garantire a chi segue il programma di accoglienza una maggior indipendenza e la possibilità di inserirsi meglio nella società. Anche alla Residenza Fersina gli ospiti sono diminuiti in un mese di 22 unità, passando da 246 a 224. In appartamenti (198 a disposizione sul territorio) e piccole strutture vivono circa 1000 richiedenti asilo, quasi i due terzi dei migranti che rientrano nel progetto di integrazione della Provincia di Trento.

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