Bimbo in fuga dalla Siria, curato a Trento

di Marica Viganò

Bloccato nel lettino da oltre un anno, non appena ha saputo del volo che l’attendeva verso Roma ha voluto imparare qualche parola in italiano. Ieri mattina, alle 4, il sogno del piccolo Tim (nome di fantasia) è diventato realtà: assieme ai genitori, ai fratelli e ad altre quattro famiglie in fuga dalla Siria ha potuto lasciarsi alle spalle il campo profughi a nord del Libano dove ha trascorso gli ultimi quattro anni, per raggiungere l’Italia. Dove verrà curato. La sua famiglia - 7 persone - sarà accolta a Trento.

«Ci siamo imbarcati a Beirut con i visti per motivi umanitari nell’ambito del progetto dei corridoi umanitari, secondo la convenzione tra governo italiano, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche, Tavola Valdese e Operazione Colomba» racconta il consigliere provinciale Mattia Civico, che ha accompagnato i profughi siriani in Italia. Sono 31 le persone sbarcate all’aeroporto di Roma alle 8 di ieri mattina: 5 nuclei familiari con 13 bimbi sotto gli 8 anni. Lasciate le loro case a Homs, Damasto, Aleppo, hanno vissuto gli ultimi anni in baracche di fortuna nei campi profughi in Libano. Ora saranno ospitati a Trento, Roma e Valdagno (Vicenza). «Si tratta di famiglie con particolari fragilità, sia di tipo sanitario, sia di tipo emotivo, che hanno visto la guerra e vissuto in condizioni estreme» spiega Civico, che nel febbraio 2016 accompagnò a Trento sette famiglie siriane, che facevano parte dei primi 93 profughi - di cui 41 minori - accolti in Italia grazie ai corridoi umanitari.

Tra i bimbi arrivati ieri c’è anche Tim, 7 anni. La sua famiglia è stata destinata a Trento. Ieri notte, dopo un lungo viaggio a bordo di un pullmino, il padre ed i suoi quattro fratelli sono arrivati in città. Tim invece è rimasto a Roma, con la mamma: è ricoverato all’ospedale Bambin Gesù. È da un anno e mezzo che il bimbo non viene visitato da un medico ed è costretto a rimanere fermo a letto per debolezza fisica. A causa della sua malattia, la famiglia non poté unirsi al primo gruppo partito dal campo profughi di Tel Abbas due anni fa verso l’Italia. Ora Tim avrà tutte le cure necessarie per poter presto raggiungere il papà ed i fratelli a Trento. «I volontari di Operazione Colomba conoscono la storia di Tim e da un anno e mezzo sono accanto alla sua famiglia - spiega Mattia Civico - Sono partito nei giorni scorsi con altri tre trentini alla volta di Tel Abbas, siamo stati assieme a Tim, ai genitori ed i fratelli in questi ultimi giorni prima della partenza per Roma». Oltre a Tim, un altro bimbo è stato portato in ospedale per accertamenti.

Ad attendere ieri in aeroporto l’arrivo delle famiglie siriane c’era anche il viceministro degli esteri e della cooperazione allo sviluppo Mario Giro. «Il modello dei corridoi umanitari è un modello adottivo. Adottivo per tutti. Oggi ho chiesto alle famiglie siriane scampate all’inferno di adottarci e di farlo come fratelli - ha detto il viceministro - Il fatto che loro fossero qui, ho spiegato, è stato il risultato di una riflessione appassionata su come rispondere al dramma della guerra. E se è vero che Il modello dei corridoi umanitari crea sicurezza per chi viene e per chi accoglie, sappiamo anche che tanti parenti e amici di chi è giunto oggi sono esseri umani già morti nel mare e nel deserto e che loro sono qui anche a nome di tutti loro».

I corridoi umanitari permettono a persone fuggite dal loro paese e in condizione di vulnerabilità di accedere al loro diritto di chiedere asilo, usufruendo di vie legali e sicure, «senza il rischio di finire nelle mani dei trafficanti di esseri umani», come è stato evidenziato ieri. Il 27 ottobre 2017, con l’arrivo all’aeroporto di Roma dell’ultimo gruppo di profughi, soprattutto siriani, da Beirut, è stata raggiunta la soglia massima di mille profughi prevista dal Protocollo sottoscritto tra le parti il 15 dicembre 2015. Il 7 novembre 2017 il Protocollo è stato rinnovato per il biennio 2018/19 per altre mille persone in fuga dalla guerra.  

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