Record di infortuni con gli sci ai piedi Una media di 60 feriti al giorno

di Patrizia Todesco

Confrontando i numeri dei primi 24 giorni di gennaio il 2018 sembra essere un anno nero per quanto riguarda gli incidenti sulla neve. Mai in quattro anni se ne erano registrati così tanti. 1.412, una media di quasi 60 al giorno. Numeri elevati se si considera che ci sono state giornate di vento e di neve dove l’afflusso sulle piste è stato limitato.

Nel computo ci sono i casi meno gravi, quelli delle distorsioni o dei piccoli traumi, fino ai politraumi più gravi come nel caso dei due sciatori morti a poche ore di distanza l’uno dall’altro in Panoratta e a Folgarida. In Alto Adige, ad inizio anno, si era registrato un altro incidente mortale sulla pista Frea dell’impianto Cir che dalla Dantercepies porta verso Colfosco. Uno sciatore di 45 anni di Roma era caduto malamente dopo un salto ed era rimasto esanime a terra.

I numeri annuali sono quasi da «bollettino di guerra». Si parla in media di 6 mila feriti, con il pronto soccorso di Cavalese che ne accoglie un terzo.

Nella maggior parte dei casi si tratta di turisti che provengono da fuori provincia. Per quanto riguarda i dati di gennaio, ad esempio, parliamo di 1.088 pazienti su 1.412. Lo scorso anno su 6.032 pazienti totali, 5.055 arrivavano da fuori provincia, molti erano anche stranieri.

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A rischio sembrano essere soprattutto i giovanissimi. La fascia d’età 0-24 anni è quella che negli ultimi quattro anni ha fatto registrare i maggiori accessi al Pronto soccorso. Rappresentano il 36% del totale e i piccoli, quelli fino a 13 anni, ben il 18%. Una percentuali pari alla fascia d’età tra i 45 e i 54 anni.

Analizzando i dati degli incidenti sugli sci, dal 2011 al 2015 sono stati in totale 32.449. Di questi, più di 10 mila feriti o contusi sono arrivati al pronto soccorso di Cavalese e 8.300 a Cles. Segue Tione con 3.750 accessi. Per quanto riguarda Trento, arrivano la maggior parte dei codici rossi (40), e gialli (1.232) ma ovviamente rispetto a Cles e Cavalese meno codici verdi (4.714)

È evidente che con numeri così elevati la macchina della sanità deve funzionare al meglio. Servono radiologie efficienti, disponibilità di personale in Pronto soccorso, ortopedici preparati e sale operatorie sufficienti per accogliere coloro che hanno bisogno di interventi urgenti. Negli anni la sanità trentina sembra essersi organizzata anche se inevitabilmente l’impatto degli infortunati è forte.

Il reparto di ortopedia di Trento da giorni non ha posti letto disponibili e in alcuni casi è stato necessario rimandare degli interventi d’elezione, ossia quelli programmati. Anche le attese al Pronto soccorso inevitabilmente si allungamento nelle giornate o ore di maggior afflusso come nel fine settimana, nei festivi o nelle ore pomeridiane.

Per cercare di limitare gli infortuni polizia, carabinieri, guardia di finanza e forestale hanno numerosi agenti che durante i mesi invernali vengono distaccati sulle piste per fare prevenzione, «stangare» gli indisciplinati, raccogliere denunce e intervenire in caso di incidenti gravi. Inoltre da anni esiste un innovativo progetto che si chiama Sicurskiweb realizzato grazie alla collaborazione tra Fbk, Questura di Trento, società di impianti di varie zone del Trentino e maestri di sci.

Ha l’obiettivo di rilevare e mappare (mediante il sistema della georeferenziazione) tutti gli incidenti sciistici che si verificano durante le stagioni invernali, inizialmente all’interno di aree sciabili «pilota» (Cavalese, Pampeago, Pinzolo e San Martino) e poi, a progetto ultimato, in tutte le stazioni del Trentino. Tale sistema permette quindi di creare delle «mappe di rischio», delle rappresentazioni dell’area sciabile con i punti dove si registra una maggior frequenza di sinistri.

«Velocità congrua, casco, preparazione fisica e rispetto degli altri. Sciare deve essere un divertimento non pericolo», raccomanda il vicequestore Salvatore Ascione.

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