Derubata dal «finto» amico Via dal conto 9.800 euro

L’accusa è pesante e odiosa: avere approfittato dalla fragilità di una persona con problemi psichici per «ripulirle» il conto e farsi dare alcuni beni di valore. Di questo deve rispondere un giovane albanese, finito a processo con l’accusa di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita. L’udienza davanti al giudice Enrico Borrelli è stata rinviata.

I fatti approdati in tribunale sono successi tre anni fa, nell’estate del 2014, tra i primi giorni di giugno e la fine di luglio. A dare il via al procedimento sarebbe stata la denuncia presentata dalla stessa vittima, una sessantenne con problemi psichici, che proprio in quel periodo era stata costretta anche ad affrontare un ricovero in ospedale per motivi di salute.

Vittima e imputato - un 26enne - si conoscevano da poco ma, evidentemente, il giovane era riuscito a conquistarsi la fiducia della donna, convinta che l’interessamento del giovane nei suoi confronti fosse sincero e non certo dettato da ragioni di tipo economico.

Secondo l’accusa, proprio approfittando della sofferenza psichica della donna e facendole credere «di provare per lei sentimenti di profondo affetto», lo straniero sarebbe riuscito a convincere la sessantenne a compiere «atti di disposizione patrimoniale». In particolare, si sarebbe fatto dare alcuni beni di valore: un computer ed un orologio. Donazioni apparentemente spontanee, che per l’accusa la donna sarebbe stata in realtà indotta a fare grazie all’abilità del giovane imputato, che abusava delle difficili condizioni della donna.

Non solo. Secondo l’accusa, il giovane sarebbe entrato in confidenza con la vittima, al punto da farsi ospitare in casa sua. Una permanenza che gli avrebbe consentito di appropriarsi del bancomat della signora e di recuperare anche il pin, per operare in autonomia sul conto corrente della vittima. E il giovane non avrebbe badato a spese, visto l’ammontare degli ammanchi registrati in poco tempo.

Tra prelievi e pagamenti non autorizzati dalla titolare della carta, il 26enne avrebbe speso la bellezza di 9.878 euro. Operazioni che l’uomo avrebbe condotto nel giro di un mese, mentre la donna era peraltro assente a causa di un ricovero in ospedale legato proprio ai problemi psichici di cui soffre, per il quali è seguita anche da un amministratore di sostegno.

Ad accorgersi degli ammanchi sarebbe stata la stessa vittima, che dunque ha sporto querela nei confronti del giovane, rivelatosi poi tutt’altro che un amico. Alla delusione per la fiducia tradita, che per una persona così fragile deve avere assunto il peso di un macigno, si è aggiunta anche la rabbia per il danno economico subito.
A quel punto sono scattati gli accertamenti delle forze dell’ordine, che hanno riguardato anche i numerosi prelievi effettuati dal conto corrente e l’utilizzo con il bancomat. Prelievi che sarebbero stati confermati anche dai filmati delle telecamere degli istituti bancari.

L’indagine ha fatto il suo corso e, all’esito delle verifiche, la procura ha contestato al giovane il duplice reato: appropriazione indebita e circonvenzione di incapace. Accuse dalle quali il 26enne dovrà difendersi nel corso del processo in corso. L’udienza di ieri, come detto, è stata rinviata.

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