Vaccini, manifestazione a Trento contro l'obbligo «Libertà di scelta e più informazioni ai cittadini»

Manifestazione a Trento, questa mattina, dei comitati no vax, per chiedere innanzitutto al governo una retromarcia sull'esclusione dei bimbi non vaccinati da asili e materne e sulle pesanti sanzioni previste nel nuovo decreto per le famiglie che mandano alla scuola dell'obbligo i figli che non hanno fatto tutte le 12 vaccinazioni ora obbligatorie.

Un folto gruppo di persone ha manifestato in piazza Dante e successivamente alcuni genitori dell'associazione Vaccinare informati ha consegnato al consiglio provinciale le 5.521 firme raccolte in Trentino nei giorni scorsi per chiedere alle istituzioni locali di adoperarsi affinché Roma riveda le nuove norme e promuova piuttosto «la libertà di scelta».

Nel pomeriggio i capigruppo di maggioranza hanno approvato un documento, rivolto al governo, nel quale si sostiene l'obbligo ma si chiedono sanzioni meno dure per le famiglie contrarie.

«Non siamo contrari ai vaccini - spiega Patrizia Filippi, presidente di Vaccinare informati - ma ribadiamo l'impegno per ottenere la libertà di scelta vaccinale e che la scuola sia aperta a tutti, nessuno escluso. Oggi, dopo molte serate di discussione, siamo qui per chiedere ai consiglieri di votare come padri e madri e non come politici. Se le Regioni alzano la testa abbiamo trenta giorni di tempo per modificare il provvedimento».

Il decreto firmato dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin, introduce l'obbligatorietà di ben dodici vaccinazioni per poter andare a scuola: da 0 a sei anni, i bambini non potranno accedere ad asili nido e scuole materne in assenza dei vaccini per poliomelite, difterite, tetano, epatite B, pertosse, haemophilius influenzae B, meningococco B, morbillo, rosolia, parotite e varicella.

Qualche Regione (come Emilia Romagna e Lombardia) aveva già introdotto provvedimenti sull'obbligatorietà dei vaccini per le iscrizioni a nido e materne, altre avevano sollecitato lo Stato centrale a modificare la legislazione.

Il governo italiano ha motivato questo giro di vite richiamandosi alla diminuzione della copertura vaccinale per alcune malattie, specie il morbillo per il quale nel mese scorso la ministra ha parlato di «epidemia in atto, che oggi ci porta più di 2220 casi».

Lorenzin ha difeso così l'apparato sanzionatorio previsto per chi non vaccina i figli: «Vogliamo aumentare la copertura vaccinale in tutto l'arco della vita del ragazzo. Nel percorso scolastico si interviene per verificare che la copertura sia avvenuta e laddove non lo sia stato per mettere in campo una serie di misure che siano piuttosto stringenti nei confronti della famiglia e mettano in sicurezza la comunità scolastica».

La decisione italiana piace al nuovo ministro alla salute francese Agnès Buzyn la quale nei giorni scorsi ha annunciato l'intenzione del governo Macron di introdurre l'obbligo di 11 vaccini, per un periodo di almeno cinque-dieci anni.

In Italia, però, con l'introduzione dell'obbligo generalizzato per dodici vaccinazioni, si alzano anche molte voci critiche, che insistono fra l'altro sulla scarsa informazione ai cittadini, sulle controversie scientifiche circa i migliori modelli di prevenzione infettivologica, sull'incidenza degli effetti collaterali dovuti a sostanze contenute nei preparati vaccinali, sull'influenza del business farmarceutico nei riguardi dei decisori politici e nello specifico sulla incostituzionalità del decreto, esclusa invece ieri da un voto del Senato che ha approvato l'interpretazione governativa con 177 sì, 59 no e 21 astenuti (vedi la cronaca qui sotto).

«Riteniamo questo decreto - scrive in un comunicato l’Associazione vaccinare informati - incostituzionale. La libertà di scelta per la tutela della salute è un diritto imprescindibile e irrinunciabile per ogni cittadino italiano ed europeo, sancito non solo dalla nostra Costituzione ma anche dai trattati che l’Italia ha sottoscritto.

Lo stesso Parlamento ha approvato due leggi per la tutela dei danneggiati da vaccino. Il  Dpr che ammette a scuola i bambini non vaccinati, è in vigore dal 1999. Assieme a migliaia di altri genitori italiani ci impegneremo in ogni modo per garantire ai nostri figli i diritti fondamentali di ogni essere umano. Vogliamo testimoniare il nostro no all’esclusione sociale, no ad ogni forma di discriminazione, sì alla libertà di scelta, sì ad una scuola inclusiva e democratica», conclude il sodalizio trentino.


L’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità proprio ieri, in vista del voto al Senato, ha espresso preoccupazione per la situazione e l’espansione dei casi di morbillo e di altre malattie prevenibili sul territorio italiano.

L’Oms ha inviato alla commissione sanità del Senato una lettera nella quale riconosce gli sforzi dell’Italia per invertire questa tendenza.

Il Direttore generale dell’ufficio regionale dell’OMS per l’Europa, Zsuzsanna Jakab, nel documento si congratula con il ministero della Sanità Italiano per i passi positivi nell’assicurare comunità più sicure e nel creare una cultura più consapevole per chiudere il gap immunitario.

«In base all’informazioni disponibili all’Ufficio regionale europeo dell’Oms, nel 2015 12 paesi Europei richiedevano la prova di vaccinazione per l’iscrizione scolastica. L’Oms non dispone di informazioni concernenti l’applicazione effettiva di tali requisiti».

Ma anche in Parlamento è polemica e il confronto dialettico si è rinfocolato ieri in occasione del voto.

Fra i più duri l’esponente dei Democratici progressisti Adriano Zaccagnini. «Nello stringato documento pubblicato dall’Istituto superiore di sanità - afferma - riguardo i motivi dell’obbligo non emergono elementi di reale urgenza per l’introduzione di 12 vaccinazioni obbligatorie, si motivano le misure coercitive soltanto in riferimento a presunti cali delle coperture vaccinali, ma non si citano puntualmente le fonti da cui sarebbero stati acquisiti tali dati.

Inoltre nella lettera inviata recentemente dall’Oms alla commissione igiene e sanità del Senato non si parla di urgenza, ma si sottolinea soprattutto l’importanza di coinvolgere i genitori e di informarli correttamente, proprio ciò che è evidentemente mancato in questi anni in Italia a causa dell’operato della ministra Lorenzin, la quale ha perpetuato tale negligenza, portando alla perdita del necessario coinvolgimento coi genitori in materia di prevenzione delle malattie infettive attraverso le vaccinazioni».

«La Lorenzin, a causa dei mancati investimenti in ricerca pubblica e indipendente, in sviluppo di progetti di informazione attiva, nel miglioramento del sistema di farmacovigilanza, ha aperto un’autostrada alla perdita di fiducia nel sistema sanitario e ora nelle istituzioni nel loro complesso attraverso la proposta di regolare per legge dei veri e propri trattamenti sanitari obbligatori senza alcuna emergenza o epidemia in corso.

Il superamento dell’obbligo concordato negli anni nella Conferenza Stato-Regioni è la misura più ragionevole in mancanza di emergenze e che maggiormente garantisce l’aumento delle coperture vaccinali, al tempo stesso mantiene inviolati i diritti fondamentali delle persone riguardo l’integrità corporea, il diritto all’istruzione e l’autonomia professionale dei medici.

Purtroppo lo sviluppo del decreto legge in discussione è stato fortemente caratterizzato da una campagna mediatica irresponsabile, strumentale e da personaggi in probabili situazioni di conflitto di interesse, i quali hanno influenzato negativamente l’opinione pubblica e il governo.

Basta ricordare il caso del dirigente del ministero della Salute Ranieri Guerra, in merito al quale ho presentato un’interrogazione parlamentare, che ha sottoscritto atti pubblici mentre è tuttora membro del Cda della Fondazione Glaxo, o il caso del dott. Burioni che è titolare di brevetti per anticorpi monoclonali ed è membro del board scientifico della casa farmaceutica Fides Pharma».

Di opposto parere il deputato del partito democratico Federico Gelli: «Dopo l’allarme lanciato nei mesi scorsi sulla situazione di emergenza in Italia ed in Romania causata dal morbillo, l’Oms torna ufficialmente a prendere posizione sulla questione mettendosi a disposizione per offrire il supporto tecnico necessario al nostro Paese per migliorare la copertura vaccinale e raggiungere il controllo della malattia.
Penso non ci sia miglior risposta per chi, ancora oggi, di fronte ai quasi 3000 casi registrati nel nostro Paese nei primi sei mesi del 2017, con un picco dell’800% in più rispetto al 2016, continua a dire che non ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza».

 «La rinnovata attenzione dimostrata dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla crescita esponenziale della malattia in Italia la dice lunga sull’importanza di un intervento immediato ed efficace per invertire il trend in calo delle coperture. Fa sorridere se non preoccupare - conclude Gelli - che nonostante la grande maggioranza della popolazione Europea accetti la vaccinazione e la richieda come un diritto di protezione contro malattie potenzialmente pericolose, in Italia si sia coinvolti da mesi in una discussione paradossale. Se l’importanza delle vaccinazioni è riconosciuta da tutti i disegni di legge presenti in Parlamento, e tutti i partiti politici puntano ad offrire gratuitamente le vaccinazioni, è paradossale bloccare tutto per la reintroduzione dell’obbligo, dal momento che, dati alla mano, è questo lo strumento più efficace per far risalire in tempi brevi le coperture ai livelli di sicurezza».

Critico anche sulle modalità del voto di ieri il movimento Cinque stelle: «Con la votazione sui presupposti di costituzionalità al decreto vaccini, il presidente Grasso ha palesemente violato il Regolamento del Senato. Questa votazione è un abuso vero e proprio, un atto di prepotenza dinanzi al quale non possiamo rimanere in silenzio», afferma il capogruppo M5S al Senato Carlo Martelli.

«Il Presidente - spiega - avrebbe dovuto porre in votazione i presupposti di costituzionalità entro 5 giorni dal  momento in cui ne era stata fatta richiesta. I cinque giorni scadevano ieri, ma Grasso evidentemente non ha voluto scomodare i parlamentari di lunedì e ha rimandato la votazione a oggi, cioè fuori dai termini stabiliti dal Regolamento».

«Abbiamo chiesto di convocare la Giunta del Regolamento ma il presidente di turno, la Lanzillotta, non ha accolto  la nostra richiesta. Ci domandiamo come sia possibile che la presidenza del Senato possa impunemente violare una norma del Regolamento senza che il Parlamento possa appellarsi ad un organo di garanzia terzo» conclude.


Sulla questione vaccini e sulla richiesta di maggiore trasparenza e informazione ai cittadini relativamente all'efficacia reale delle campagne vaccinali e agli ingredienti utilizzati (per esempio l'alluminio) con eventuali effetti collaterali sulla salute, esiste un movimento che si estende anche ad altri Paesi europei.

In un clima di fatto spesso contrapposizioni e irrigidimenti, alimentati anche dall'opacità nell'accesso ai dati empirici, vengono promosse varie iniziative anche su scla europea, come una petizione rivolta alla Ue che chiede fra l'altro «l'abolizione della vaccinazione obbligatoria in tutta Europa in quanto è una violazione dei Diritti Universali dell‘Uomo» e che «in ambito vaccinale venga applicato il principio di precauzione; i cittadini beneficino di piena libertà di scelta informata e consenso informato; venga istituito un sistema Europeo efficace ed  indipendente di segnalazione degli eventi avversi da vaccino - European Vaccine Adverse Effect Reporting (EVAER ) - per monitorare la sicurezza dei vaccini».

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