Erogata per 19 anni pensione troppo alta L'Inps rivuole 142 mila euro ma è tardi

Per 19 anni l'Inpdap (poi Inps) ha erogato ad un dipendente del Comune di Valfloriana una pensione errata. Secondo i calcoli dell'ente previdenziale erano stati versati 142.196 euro di troppo. Una somma considerevole che l'Inps, con un ricorso alla Corte dei conti, chiedeva al Comune.

La piccola amministrazione della val di Fiemme, difesa dall'avvocato Paolo Rosa, ha evitato quello che rischiava di essere un pesante salasso per le sue finanze. Il ricorso dell'Inps è stato infatti respinto perché tardivo: 19 anni per correggere un errore sono infatti davvero troppi.

Il trattamento pensionistico oggetto del giudizio contabile era stato erogato dal 16 gennaio 1994 al 31 marzo del 2013, tanto si era protratta la pensione provvisoria calcolata in eccesso sulla base di un'errata comunicazione da parte dell'amministrazione comunale.

Nel 1997, infatti, il Comune aveva inviato all'Inpdap i richiesti modelli e documenti per la pensione del suo ex dipendente. Solo alcuni anni dopo, nel 2001, l'ente si accorgeva che nel modello 98.1/P trasmesso dall'amministrazione comunale c'era un errore. A causa di difficoltà iterpretative della norma, era stato inserito nel computo anche al dipendente già a riposo la voce «corresponsione del riequilibrio del salario di esperienza professionale».

Nel frattempo trascorrevano gli anni. Solo nel 2013 l'Inps, subentrata all'Inpdap (da cui ha ereditato anche non pochi problemi) provvedeva alla liquidazione della pensione definitiva (inferiore a quella provvisoria). Nel dicembre dello stesso anno l'istituto intimava al Comune di Valfloriana di rifondere all'Inps l'indebito di 142.166 euro. Di fronte al no dell'amministrazione comunale, l'Inps ha proposto l'azione di rivalsa davanti alla Corte dei conti.

Valfloriana, attraverso l'avvocato Rosa, si è costituito in giudizio spiegando che la pratica pensionistica era stata trattata con l'aiuto di alcuni dipendenti del Comprensorio e che era stata ritenuta applicabile quella voce contestata sulla base di un accordo contrattuale del 3 marzo del 1996. In ogni caso, secondo il Comune di Valfloriana la colpa era dell'istituto previdenziale che, trascinando la pratica ben oltre un decennio, aveva permesso che si creasse il «buco» previdenziale. E proprio la prolungata inerzia dell'Inps (anzi sarebbe più corretto dire dell'Inpdap) ha convinto i giudici a respingere le richieste dell'ente previdenziale.

In sentenza la corte dei conti rileva come l'Inpdap abbia scoperto l'errore fin dal gennaio 2001, ma il primo atto interruttivo della prescrizione posto in essere dall'Ente previdenziale risale al 17 dicembre 2013. Dunque l'azione di rivalsa deve ritenersi prescritta con riferimento ai ratei pensionistici (indebiti) erogati sulla pensione nel decennio antecedente l'atto di costituzione in mora del 17 dicembre 2013 (dunque dal 16 gennaio 1994 al 17 dicembre 2003).

Quanto al periodo successivo (cioè la pensioni erogate dal primo gennaio 2004 al 31 marzo 2013) «la domanda di rivalsa dell'ente previdenziale non può, comunque, essere accolta - si legge in sentenza - in applicazione dei principi contenuti nell'articolo 1227 codice civile, in quanto l'Inpdap ha avuto conoscenza fin dal 2001 dell'errore compiuto dal datore di lavoro nella compilazione del Modello 98.1P.

Tale circostanza unita all'inerzia, prolungatasi nel tempo, nel provvedere alla liquidazione del trattamento di pensione definitivo assume un valore causale preponderante ed idoneo ad interrompere il nesso di causalità con il primigenio errore del Comune». Comune che dunque non dovrà ripianare il «buco» previdenziale.

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