Trento, protesta studentesca contro il test Invalsi Sigilli simbolici alle entrate di quattro licei

Sono state sigillate simbolicamente le entrate in quattro licei di Trento con catenacci, nastro biancorosso di delimitazione e silicone per protestare contro le caratteristiche del test Invalsi.

L'iniziativa è avvenuta la notte scorsa da parte dal Coordinamento studenti medi di Trento che ha agito nei licei Prati (classico), Da Vinci (scientifico), Rosmini (scienze umane) e Schöll (linguistico). Si sostiene, fra l'altro, che il test è scarsamente adeguato alle variabili specifiche di ogni corso di studi. Verso le 9 è partito un corteo studentesco in centro città, non particolarmente affollato, che ha percorso alcune delle vie principali del centro, per approdare al centro sociale Bruno di Piedicastello dove era stata programmata un'assemblea.

«Questo è il gesto di una generazione ribelle che rivendica la sua entità propositiva e critica, e che si oppone alla logica dello studente-macchina-incognita», scrive il Coordinamento in Fb.

Gli studenti, inoltre, denunciano il rischio che possa venir meno la riservatezza del questionario del test Invalsi, a causa del metodo di registrazione che prevede un codice dal quale, secondo gli animatori della protesta, sarebbe possibile risalire all'identità dell'autore.

Ecco il comunicato diffuso dal Coordinamento.

«Da 13 anni, ormai, le Studentesse e gli Studenti di tutta Italia si trovano a dover affrontare i test Invalsi i quali, fin dalla loro nascita nel 2004, hanno destato più di qualche perplessità tra docenti e studenti e che, con il passare del tempo, si sono rivelati essere la massima espressione di scellerata gestione dell'universo scolastico da parte delle istituzioni. Basti pensare, ed è tra tutti il problema minore, che tali valutazioni del sistema scolastico non sono differenziate a seconda del tipo di istituto: licei, istituti tecnici e scuole professionali affrontano lo stesso quiz, che non si basa quindi sugli studi programmati per l'anno scolastico in cui viene somministrata la prova e, inoltre, nonostante vengano spacciate per anonime, possono tranquillamente essere ricondotte ad ogni singolo studente, tramite un apposito codice univoco.

Se però, a prima vista, i test Invalsi possono sembrare solamente un grosso errore involontario del Miur, un'analisi approfondita rivela come questi si incastrino perfettamente nel pensiero di fondo che muove la "Buona Scuola" e, più in generale, il modello di Scuola e di Studente che le istituzioni vogliono imporre. D'altronde, queste prove, così oggettive e asettiche, che annullano ogni sfumatura soggettiva dell'alunno e del suo insegnante, che non incentivano in alcun modo la formazione del pensiero critico e che non tengono minimamente conto del lato umano di coloro che vivono la Scuola, non sono state che il primo passo verso la trasformazione dello studente-individuo in uno studente-macchina, non più entità pensante ma semplice numero lanciato al più presto nel mondo del lavoro allo scopo di creare lavoratori precari, obbedienti, allineati e incapaci di leggere la realtà, come piccoli soldatini. Per questo le prove INVALSI vanno a braccetto con la "Buona Scuola", il quale scopo è definito proprio dalla nuova e malata concezione di Scuola-azienda e Studente-lavoratore. 

Nonostante le perplessità nei confronti dei test, sfociate poi in aperte critiche e veri e propri boicottaggi, il Governo non solo non ha mai prestato ascolto bensì, seguendo la migliore tradizione politica italiana, ne ha incrementato l'importanza, riproponendo gli INVALSI all'interno della già discussa (e discutibile) "Buona Scuola". Lo scorso 7 aprile, infatti, otto delle nove deleghe della riforma sono state approvate dal Consiglio dei Ministri, introducendo così gli INVALSI nel programma del quinto anno di scuola superiore, inserendoli tra i requisiti per l'accesso all'Esame di Stato assieme all'alternanza scuola-lavoro, il fardello di 200/400 ore di vero e proprio sfruttamento che ogni Studente deve portare con sé durante la scuola superiore e che, al pari dei test nazionali, non prevede altro scopo se non quello di deumanizzare lo Studente, regalando inoltre manodopera alle più disparate aziende locali se non alle multinazionali.

Noi, Coordinamento degli Studenti Medi di Trento, non siamo più disposti ad essere considerati delle incognite, delle macchine da dare in pasto al mondo del lavoro. Pretendiamo di essere considerati esseri pensanti e futuri cittadini critici e attivi e ci opponiamo, in qualsiasi modo, alle imposizioni delle istituzioni quali sono i test Invalsi».

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