Chiude il Punto Nascita di Cavalese Roma ha deciso: si salva Cles

L’appuntamento è per venerdì prossimo, alle 18, all’ospedale di Cavalese. «Parto per Fiemme» chiama a raccolta tutti, associazioni e popolazione delle valli di Fiemme, Fassa e Cembra, per manifestare contro al chiusura del punto nascita.

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La decisione del ministero ha sollevato un vespaio, scatenando la rabbia delle valli.


LA RABBIA DELLE VALLI

«È stato fatto di tutto perché Roma desse questo parere: era già scritto che volevano salvare Cles e condannare Cavalese. Rossi e Zeni si prendano le loro responsabilità: non hanno saputo dire di no alla lobby dell’Azienda Sanitaria. E il mandato loro assegnato dal Consiglio Provinciale vale meno di zero».

Parole di fuoco, quelle di Alessandro Arici dell’Associazione «Parto per Fiemme». Per anni si sono battuti in tutti i modi per salvare il Punto Nascite. «Abbiamo trovato nell’ultimo anno dodici pediatri disposti a venire qui. Non li hanno neanche contattati. Abbiamo chiesto che ci dessero tre medici gettonisti, come succede a Cles. Ma a Cles si può fare, invece a Cavalese è illegale. Ci hanno insultati - dice Arici - e non ci resta che scendere in piazza, a fare quello che dovevamo fare prima».

Giovanni Zanon, della Comunità di Fiemme, ha avuto per due anni la pazienza del tessitore: ha cercato di costruire, di trovare soluzioni. Adesso dice «veniamo a Trento con el zapìn, col manarìn se serve. Qui non è solo la perdita di un reparto, è che ci tolgono un pilastro del vivere in montagna, ci tolgono la terra sotto i piedi».

Zanon si definisce «amareggiato, deluso, rattristato e incavolato», e insiste: «non hanno capito cosa vuol dire vivere qui, non sanno cosa significa dover fare 80 chilometri per raggiungere un ospedale».
Ammette di aver avuto un fitto scambio di messaggi con Rossi, Zeni, Degodenz, Gilmozzi... «Quello che mi dispiace è che tutti noi abbiamo lavorato un sacco, e adesso la gente dirà che non abbiamo fatto niente per salvare l’ospedale».

Piero Degodenz è deluso: «è un errore di Roma, ma anche nostro, bisogna dirlo. Zeni e Rossi, con l’Azienda, hanno fatto di tutto per concentrare tutto a Rovereto e Trento, è chiaro. Sono convinto che in altre regioni, come il veneto o la Lombardia, andranno avanti con i loro standard, e spero che anche per noi ci sarà la possibilità di ridiscutere i parametri. Ma in questo momento prevale l’amarezza».

Elena Testor, la Procuradora dei ladini, parla senza mezzi termini di «una botta non indifferente. Proprio adesso che ci stavamo confrontando anche con le Regioni vicine, alla ricerca di un modello... Non va bene, è una notizia che ci sconforta e ci rattrista».

La Procuradora pensa alle tante donne della vallata: «Ma ve lo immaginate cosa vuol dire per una donna di Penìa, di Canazei, che sta a 100 chilometri dal Santa Chiara? Cosa le diciamo? Che deve farsela in macchina con la neve e il ghiaccio? o d’estate con le strade intasate di turisti? Siamo arrabbiati, perché non si tiene conto del diritto dei cittadini di montagna di avere gli stessi diritti di quelli di città».
Detta con le parole di Arici: «È la morte dell’Autonomia. Rossi e Zeni non ne sono all’altezza». E rivolta sia.


 

Punti Nascita, il Ministero impone la chiusura di Cavalese e conferma il mantenimento dell’apertura di Cles

«Con nota del direttore Generale del Ministero della Salute, Andrea Urbani, sono state trasmesse alla Provincia la conferma della deroga per il Punto Nascite di Cles e la decadenza del parere favorevole espresso per quello di Cavalese».

Con queste parole, in una nota, la Provincia informa della decisione definitiva.

«Il Comitato Percorso Nascita Nazionale (CPNn), preso atto della relazione predisposta dall’Apss in relazione allo stato dell’arte dei punti nascita di Cles e Cavalese, ha dichiarato per il primo, soddisfatti i requisiti operativi, tecnologici e di sicurezza dettati dall’Accordo del 16 dicembre 2010 mentre, per quanto riguarda il secondo, ha rilevato il permanere di alcune criticità sostanziali e quindi definito non accoglibile il mantenimento dell’attuale configurazione operativa h12».

«In merito al Punto Nascite di Cavalese - si legge nel parere -, pur riconoscendo l’oggettiva difficoltà orografica, si ritiene che non ricorrano le condizioni per confermare il parere favorevole precedentemente espresso».

La Provincia dice che «la problematicità principale è stata rilevata nella mancata possibilità di garantire la reperebilità di pediatri, con specifiche competenze in neonatologia, in numero tale da poter garantire un servizio di guardia attiva h24, soprattutto a causa della difficoltà che tutto il Paese sta attraversando nell’assunzione di questa importante figura professionale».

Il direttore dell’Azienda sanitaria trentina Paolo Bordon ha detto che «si prende atto di quanto comunicato dal Ministero della Salute relativamente ai requisiti e con rammarico siamo perciò costretti, per evidenti ragioni di responsabilità e sicurezza, a sospendere le attività del punto nascita di Cavalese con decorrenza da sabato 11 marzo.  L’ultimo giorno di operatività sarà quindi venerdì 10 marzo.

L’impegno di Apss sarà volto a garantire a tutte le donne delle valli di Fiemme e di Fassa una presa in carico completa, attraverso il percorso nascita, e tutte le attività specialistiche ginecologiche oltre alla presenza specialistica pediatrica, in stretta collaborazione con la pediatria di Trento, al fine di supportare i pediatri del territorio nelle situazioni cliniche più complesse».
 
L’assessore provinciale alla salute, Luca Zeni ed il presidente della Provincia Ugo Rossi esprimono forte dispiacere.

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