Sul «doppio papà» il ricorso in Cassazione Parlano i due genitori: Lorenzo e Riccardo

«La festa della donna può essere vista in tanti modi: c’è chi festeggia, chi no, ma quest’anno sicuramente c’è un motivo in meno per farlo. Dopo tutte le battaglie che le nostre mamme e nonne hanno combattuto, ora ci ritroviamo con una sentenza della Corte d’Appello di Trento che dichiara una cosa abominevole: il corpo della donna può essere usato legalmente come incubatrice, come macchina da riproduzione pura e semplice».

Lo scrive in una nota il Movimento Nazionale per la Sovranità Trentino Alto-Adige. «Se questo vi fa ancora voglia di festeggiare fermatevi un attimo a pensare: essere donna non vuol dire anche amare e rispettare il vostro corpo e la vostra mente?», conclude la nota.

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L'ATTACCO DI GIOVANARDI

«Due delinquenti si sono procurati un bambino all’estero e sono stati premiati da una sentenza di signori che si sono inventati un principio contrario alla nostra Costituzione, alle nostre leggi, a quanto deciso dal Parlamento. Si sono inventati che non esiste più la maternità, ma che basti procurarsi in ogni modo un figlio, crescerlo, per poi dire che quello è figlio suo. Ma questi signori come si permettono?».

Parole e musica di Carlo Giovanardi, senatore di Idea, ai microfoni di Radio Cusano Campus.

«Sarebbe come se un giudice dicesse che sono da assolvere tutti quelli che rubano generi alimentari perché hanno fame. Non si può fare! O il Parlamento decide di abrogare il furto di cose commestibili o il furto resta tale e il magistrato deve applicare la legge! Questa è prepotenza di magistrati che pretendono di stabilire delle nuove regole, inventandosele».

E ancora: «Adesso i vari Nichi Vendola chiederanno di andare a far diventare figli loro i figli che hanno comprato all’estero. Andrà in crisi anche il mondo dell’adozione. Chi è che andrà a pigliare un bambino in un orfanotrofio quando puoi ordinare un bambino già perfetto con queste pratiche? Ci incamminiamo su una strada di follia, che il Parlamento non si è mai sognato di avallare. Anzi, vogliamo trasformare l’utero in affitto in un reato universale. Questa è una pratica barbara da cancellare dalla faccia della terra».

Giovanardi azzarda, poi, un paragone: «È evidente che c’è una strategia per distruggere la famiglia. Vogliono convincere la gente di una cosa folle. Vogliono far credere che la figura materna non esista. E poi sono gli stessi che nei canili dicono che il cagnetto appena nato non può essere tolto dalla mamma. I bambini invece appena nati possono essere presi e portati via da chi li ha comprati. Ma chi l’ha detto che il bambino con due papà non soffra? Ma chi l’ha detto che si debbano sconvolgere i principi della natura?».


 

Per la prima volta è stata riconosciuta anche in Italia a 2 uomini la possibilità di essere considerati padri di 2 bambini nati oltreoceano grazie a maternità surrogata. Si tratta di una svolta storica che vede Trento protagonista.

Nell’ordinanza della Corte d’Appello di Trento, che porta la data 23 febbraio, si stabilisce un «principio importantissimo», come spiega il direttore del portale di studi giuridici di «Articolo 29», Marco Gattuso, e cioè «l’assoluta indifferenza delle tecniche di procreazione cui si sia fatto ricorso all’estero, rispetto al diritto del minore al riconoscimento dello status filiationis nei confronti di entrambi i genitori che lo abbiano portato al mondo, nell’ambito di un progetto di genitorialità condivisa».

LE PAROLE DEL LEGALE DEI GENITORI GAY

«Si tratta di un riconoscimento di genitorialità piena, ovvero non nelle forme di un’adozione in casi particolari, sicché il secondo padre risulterà ora a tutti gli effetti nella seconda “casella” del certificato di nascita dei minori». Lo afferma l’avvocato Alexander Schuster, di Trento, cui si era rivolta la coppia circa otto anni fa.

COSA DICE IL PORTALE «ARTICOLO 29»

Si tratta di «una pronuncia di assoluta rilevanza» in quanto «per la prima volta un giudice di merito applica, in una coppia di due padri, i principi enunciati dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19599/2016, in tema di trascrizione dell’atto di nascita straniero recante l’indicazione di due genitori dello stesso sesso».

RICORSO IN CASSAZIONE

La strada è stata aperta dalla Corte d’appello, ma rimane un tracciato accidentato. La battaglia legale ancora non è stata vinta, non in modo definitivo. La Procura generale di Trento, infatti, è già al lavoro per impugnare davanti alla Cassazione l’ordinanza con cui la Corte ha accolto il ricorso dell’avvocato Schuster.

DUBBI SULLA COMPATIBILITÀ TRA ITALIA E CANADA

L’atto è ancora in fase di stesura, ma in termini generali possiamo dire che il pg Giovanni Ilarda e i suoi sostituti sollevano dubbi sulla compatibilità tra legislazione canadese e italiana in materia e criticano l’assenza di motivazione del provvedimento canadese.

Già in udienza la Procura generale aveva chiesto che il ricorso fosse respinto. «In aula c’era il sostituto procuratore generale Giuseppe Maria Fontana - spiega Ilarda - che già in quella sede ha sostenuto che il riconoscimento della doppia paternità è contrario ai principi fondanti dell’ordinamento italiano. Non c’è spazio per poter riconoscere qualcosa che in altri Stati è ammesso».

PAESE IN EVOLUZIONE

Il pg Ilarda riconosce che «la società è in continua evoluzione, ne siamo consapevoli, ma non è compito della magistratura entrare nel merito di questi mutamenti, il nostro compito è applicare le regole e interpretarle».

IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DEI MINORI

Il presidente del Tribunale per i minorenni, Paolo Sceusa, che ai microfoni della Rai non si è mostrato affatto sorpreso per la decisione presa dai colleghi della Corte d’appello: «Credo che questa ordinanza verrà imitata; ci sono tutti i presupposti giuridici per l’ accoglimento. Non ho letto originale, ma degli stralci sulla stampa, e quello che si dice è sicuramente esatto: conforme a legge e giurisprudenza». Parole di un magistrato che per ruolo e funzioni è particolarmente sensibile al benessere dei minorenni.

UNA STORIA DI 8 ANNI: LA POSSIBILITÀ DI NASCERE IN CANADA

I due papà che hanno ottenuto il riconoscimento dello status di genitori anche per il padre non biologico avevano iniziato a muoversi 8 anni fa, quando un’ordinanza come quella depositata nei giorni scorsi dalla Corte d’appello di Trento era impensabile. La coppia scelse il Canada dove nacquero due bambini attraverso la tecnica della maternità surrogata. Bambini sul cui certificato di nascita ora anche in Italia compariranno i nomi di entrambi i papà.

RIFLETTORI PUNTATI SULL’AVVOCATO SCHUSTER

Il telefono dell’avvocato Schuster che ieri squillava di continuo: molti erano giornalisti, italiani e non solo, ma a chiamare erano anche altre coppie gay in attesa. Ci sono anche altri trentini? Il legale preferisce rimanere sul vago: «In Italia seguo da anni alcune decine di coppie. Sarebbe innaturale che in Trentino ci fossero solo due papà con questa ambizione. Ma non si possono fare generalizzazioni, ogni famiglia ha la sua storia». Storie spesso lunghe in cui è importante anche una pianificazione giuridica prima della nascita dei bambini.


LE PAROLE DEI DUE PADRI

Ora parlano Lorenzo e Riccardo, la coppia che, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Trento, fa cronaca e soprattutto farà giurisprudenza. Il loro caso rappresenta un precedente, un punto di svolta importante per la società italiana.

In qualità di «genitori ricorrenti» i due innanzitutto ringraziano il loro avvocato, Alexander Schuster, che li ha accompagnati ne difficile percorso legale.

DAL CANADA AL TRENTINO

«Siamo molto soddisfatti dall’esito del ricorso che pone al centro l’interesse primario dei bambini e sancisce il diritto dei nostri figli di vedere riconosciuto anche in Italia il legame genitoriale acquisito nel loro Paese di nascita, il Canada».

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SENTENZA STORICA

«Siamo consapevoli della portata storica di questo riconoscimento e in questo momento sentiamo la responsabilità di testimoniare l’esistenza di famiglie come la nostra, composte da due genitori dello stesso sesso. Famiglie che non chiedono altro che di vedere tutelato il diritto dei propri figli al riconoscimento legale dei propri legami parentali, esattamente come tutti i figli in tutte le famiglie».

TUTELE PER I GENITORI OMOSESSUALI

«Il dibattito sulle famiglie omogenitoriali, particolarmente nel nostro Paese, verte principalmente sulle modalità, sulle tecniche riproduttive con cui possono essere costituite. Pur nel rispetto di tutte le opinioni che temi sensibili come questo possono sollevare, noi pensiamo che maggiore attenzione vada riservata al fatto che, una volta esistente, la famiglia omogenitoriale si trova a essere priva di tutele per i figli e i genitori».

La mancanza di sicurezza è ciò che ci ha spinto a intraprendere un percorso legale che, a differenza dell’adozione in casi particolari, potesse garantire ai nostri figli il rapporto pieno e paritetico con entrambi i genitori e le loro famiglie di origine.

I nostri figli sono il frutto di un progetto di famiglia, che ci vede uniti da ventitré anni e di genitorialità condivisa, portato avanti insieme fin dal principio e pienamente sostenuta dalle nostre famiglie. Questa progettualità è stata pienamente riconosciuta dal diritto canadese, paese di cui i nostri figli sono cittadini, e ora anche in Italia.

UNA FAMIGLIA COME LE ALTRE

«Nella vita di tutti i giorni la nostra è una famiglia come tante altre. A Trento i nostri figli di quasi sette anni hanno frequentato l’asilo nido, la scuola materna e ora quella primaria. In questi contesti siamo venuti a contatto con molti insegnanti, genitori e bambini stabilendo relazioni di reciproco arricchimento. Ma siamo anche una famiglia che vive i problemi e la quotidianità di qualunque famiglia con figli, a cui questa sentenza toglie il peso della continua preoccupazione di come garantire a pieno il rapporto con i nostri figli, di come assicurare loro a tutti gli effetti un secondo genitore, al pari dei compagni di classe, di come, insomma, dare loro eguali diritti e, a noi, eguali doveri.

E ORA RISPETTATE LA NOSTRA PRIVACY

Proprio perché per noi è prioritario garantire la serenità e il normale svolgimento della vita quotidiana dei nostri bambini abbiamo deciso di non rilasciare alcuna intervista ai media che, pur giustamente, cercano di incontrarci. E chiediamo a tutti di rispettare la nostra privacy e quella dei nostri bambini.

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Lorenzo e Riccardo

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