Rapine a raffica in città In manette ragazzo 22enne

di Leonardo Pontalti

Rapinava coetanei e passanti con la complicità di un altro giovane, ma non disdegnava neppure «semplici» furti: è l’identikit di un malvivente consumato quello del ragazzo arrestato nella mattinata di mercoledì dagli agenti della squadra mobile e che, nonostante gli appena ventidue anni di età, ha già alle spalle un poco invidiabile «curriculum».

Pablo Berto è stato arrestato al termine di un’operazione della polizia di Trento denominata «Jackal», le cui indagini erano partite ancora alla fine dello scorso anno quando.

Era il mese di novembre e uno studente delle superiori si era rivolto alla questura per denunciare una rapina. Aveva raccontato di essere stato preso letteralmente per il collo da un ragazzo grande e grosso - che poi tramite rilievi fotografici riconoscerà essere proprio Berto - mentre un altro giovane, poi riconosciuto come un diciannovenne italiano di origine romena, si impossessava dei suoi soldi e del suo telefono. Era stato tra l’altro minacciato anche con una mazza da baseball e se l’era cavata con un mese di prognosi.

Tutto era avvenuto il 5 novembre e nel giro di una decina di giorni sempre alla polizia arrivarono segnalazioni di altre rapine messe a segno con la stessa tecnica: vittime prese per il collo e poi derubate. Questo era quello che aveva raccontato lo studente universitario rapinato al termine di una festa a Povo - era il 9 novembre - dopo essere stato avvicinato dal ventiduenne in salita Filippo Manci. Sempre nel corso della serata, altri ragazzi avevano poi segnalato di aver subito il furto dei propri smartphone, che verranno ritrovati poi nell’abitazione del giovane arrestato mercoledì.

Pochi giorni dopo, il 17 novembre, era toccato ad un maghrebino che si trovava su una panchina del parco di piazza Venezia: era stato raggiunto alle spalle dal giovane che l’aveva placcato e poi derubato anche in questo caso del proprio telefono cellulare.

A seguito di delicate e complesse indagini, gli agenti coordinati dal vicequestore Salvatore Ascione sono così riusciti, nelle scorse settimane, ad eliminare ogni dubbio sulla paternità dei colpi da parte del giovane aiutato dal complice diciannovenne e ad ottenere così l’emissione da parte dell’autorità giudiziaria, su richiesta del pubblico ministero Davide Ognibene, di due ordinanze di custodia cautelare, di cui una - quella per Berto - in carcere e l’altra ai domiciliari.

È stato proprio durante l’esecuzione dell’ordinanza che, all’interno della casa in cui vive il ventiduenne, gli agenti hanno ritrovato un vero e proprio deposito di materiale, risultato in parte rubato nei mesi scorsi tra il capoluogo e la valle di Cembra. Attrezzi per l’edilizia, motoseghe, sci, pattini, amplificatori: l’elenco esaustivo è riportato qui a fianco per permettere ai presunti proprietari di comprendere se i prodotti ritrovati possano essere quelli a loro sottratti.

«Questa operazione - è stato il commento del capo della squadra mobile Salvatore Ascione nel corso della conferenza stampa di ieri - va iscritta nel solco, tracciato dal questore di Trento Massimo D’Ambrosio, di azioni volte a colpire in modo efficace e diretto le persone che si rendono autori di gravi delitti nei confronti della comunità trentina. Gli arresti di questi giorni dimostrano il proficuo lavoro svolto dalla squadra mobile, non solo teso a combattere qualsiasi forma di devianza, ma soprattutto volto a far crescere nei cittadini la consapevolezza dell’impegno costante che la polizia di stato dedica ai cittadini trentini».

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