Malati reumatici, nuovi farmaci e servizi

Un nuovo ambulatorio di transizione per i ragazzi con patologie reumatiche che passano dalle cure della pediatria a quelle degli adulti. Un rendiconto dettagliato di come sono andate le cose nel 2015 dopo la riorganizzazione della reumatologia che ha portato i medici dell’equipe del S. Chiara in tutti gli ospedali di valle. Un ragionamento sui nuovi farmaci, sempre più efficaci ma anche estremamente costosi.

Di questo si è parlato ieri mattina durante l’incontro organizzato dall’Atmar (Associazione trentina malati reumatici), in collaborazione con l’Unità operativa complessa di reumatologia dell’ospedale S. Chiara. Attualmente sono un centinaio i bambini e ragazzi trentini seguiti dal nuovo ambulatorio pediatrico di reumatologia dove lavorano due medici che stanno frequentando dei master grazie ai fondi messi a disposizione proprio dall’Atmar. Tra questi il dottor Lorenzo Leveghi, che a partire da dicembre si occuperà del’ambulatorio di transizione dove i ragazzi con malattie reumatiche potranno essere seguiti nel delicato momento del passaggio dalle cure pediatriche a quelle della medicina per adulti.
«La grande novità degli ultimi tempi nell’ambito della reumatologia - spiega il dottor Giuseppe Paolazzi - è la nuova organizzazione che prevede che non siano più i pazienti a dover venire al S. Chiara per le visite, ma siamo noi medici dell’equipe della reumatologia a spostarci giornalmente sul territorio e andando i visitare i pazienti, in ambulatorio o in reparto, a Cles, Cavalese, Tione, Rovereto e Arco». Sette medici che gestiscono una media di 13 mila visite all’anno, oltre 3 mila delle quali effettuati sul territorio. Il numero dei pazienti con problemi reumatici è in continuo aumento e lo spettro delle malattie reumatiche è enorme. Si va dalle forme più leggere a patologie sistemiche che hanno un forte impatto su molti organi.

«Per queste giocano un ruolo fondamentale i nuovi farmaci che hanno cambiato la vita dei pazienti, come l’hanno cambiata il nuovo modo di approcciarsi alla malattia. I nuovi farmaci biologici rappresentano un’opportunità, ma occorre anche interrogarci sull’incongnita della sostenibilità dei costi di questi medicinali. Per questo appropriatezza prescrittiva e monitoraggio dei risultati rivestono un fattore chiavi nella cura», raccomanda Paolazzi.
Fino ad ora, comunque, nessuna limitazione all’utilizzo è arrivata dalle politiche sanitarie. In Trentino sono circa 360 i pazienti in cura con questi farmaci e la spesa media procapite oscilla tra gli 8 ai 13 mila euro annui.
In Trentino la percentuale di pazienti che usano questi farmaci è minore rispetto alla media nazionale, ma il trend è comunque crescente negli ultimi anni. «Va detto che se fino a qualche anno fa i pazienti con artrite reumatoide che presentavano qualche deformazione agli arti erano l’80%, oggi l’80% sta bene grazie a questi farmaci. E questo vale anche per altre malattie reumatologiche», conclude Paolazzi.
Le informazioni sull’attività dell’Atmar sono contenute nel sito www.reumaticitrentino.it.

 

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