Adozioni, tra speranze e fallimenti

di Patrizia Todesco


Diminuiscono le domande di adozione internazionale così come il numero dei bambini adottati. Di contro, purtroppo, aumentano i casi delle adozioni fallite, ossia di coppie che non vogliono più il loro figlio adottato e le domande di figli, ormai maggiorenni, che fanno istanza per conoscere le loro origini.
Domande per adozione nazionale.

Sono sicuramente le domande più numerose anche se, fortunatamente, il numero dei bambini adottabili, vuoi perché il tribunale li ha dichiarati tali vuoi perché abbandonati alla nascita, è sempre molto basso. Nel 2015, ad esempio, ci sono stati 4 casi di neonati non riconosciuti dalla madre in ospedale e due minori dichiarati adottabili dal tribunale. Nel 2014, invece, 2 casi di minori non riconosciuti e 8 di minori dichiarati adottabili.
In quest’ultimo caso l’età è variabile. Si va da bambini di pochi anni ad adolescenti.
Le domande pendenti per queste adozioni sono 808 (sono valide tre anni, ndr) e di queste 215 sono state presentate nel 2015. Nel numero sono comprese sia le domande provenienti dalle altre regioni che quelle dei trentini. Questi ultimi sono solitamente avvantaggiati in quanto, se possibile, il Tribunale preferisce far continuare a vivere il minore sul territorio provinciale. In linea generale il Tribunale per i minorenni, sulla base delle indagini effettuate, sceglie, tra le coppie che hanno presentato domanda, quella più idonea per il minore.
Adozioni internazionali.

Probabilmente a causa dei costi è il settore che ha avuto il maggior calo.
Sono stati venticinque i decreti di idoneità emessi dal Tribunale lo scorso anno ed erano stati 37 nel 2014 (oltre a 8 «rigetti»). Con il decreto in mano le coppie hanno tempo un anno per conferire l’incarico a uno degli enti autorizzati. In questa fase la coppia può orientarsi verso un paese tra quelli nei quali l’ente opera. Purtroppo questa scelta, ma non solo, influisce molto sui tempi d’attesa e sui costi che comunque non sono mai inferiori ai 20-30 mila euro. Lo scorso anno, tra adozioni nazionali (4), adozioni del figlio del coniuge e adozioni internazionali (25), i provvedimenti sono stati 35. I bambini assegnati a famiglie italiane sono arrivati dalla Polonia (6), dalla Russia (3), dalla Colombia (3), dalla Romania, dal Paraguay, dall’India (2), dal Vietnam (2), dal Costa Rica, dalla Cina, dalla Bulgaria, dalle Filippine, dal Brasile e dal Perù (2). Nell’elenco si possono notare i primi arrivi di cinesi, il calo dei bambini russi e anche di quelli vietnamiti.
In generale - ammettono al Tribunale dei Minori - siamo quasi ai minimi storici considerato che fino a 7-8 anni fa i bambini adottati erano una cinquantina all’anno.
Erano infine 24 le domande pendenti e quindi in attesa di decreto di idoneità al 31 dicembre 2015. Secondo la legge il tempo d’attesa per questo decreto è di circa sei mesi, ma può essere anche di più nel caso emerga la necessità di approfondimenti.
Adozioni fallite.

Sono i casi, purtroppo in aumento, di genitori che dopo pochi o molti anni, ammettono di aver fallito nel loro progetto genitoriale e «riconsegnano» il figlio adottato. Un fallimento su tutti i fronti perché in questo caso, è evidente, hanno sbagliato a valutare coloro che avevano emesso un giudizio positivo sulla famiglia all’inizio del percorso, coloro che hanno assegnato quel bambino a quella coppia e i genitori stessi. Purtroppo poi a pagare le conseguenze sono i bambini, nella maggior parte diventati ragazzi. Minori che dopo il trauma del distacco alla prima adozione, ne subiscono un secondo quando vengono nuovamente dichiarati adottabili. Il fenomeno, come detto, è in aumento e per questo è in corso un’analisi per monitorare e analizzare tutti i casi.
Accesso all’origine.
Non è raro che quando i ragazzi crescono, qualcuno possa voler conoscere la propria storia, le proprie origini. La legge permette agli adottati che hanno più di 25 anni o per i maggiorenni per gravi motivi di presentare istanza. Il problema si pone soprattutto per i figli non riconosciuti. La Corte Costituzionale nel 2013 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle normativa in materia di adozione, nella parte in cui non prevede la possibilità di interpellare la madre che al momento del parto aveva chiesto l’anonimato. Così, anche presso il tribunale di Trento, sono state presentate alcune istanze da parte di ragazzi dichiarati adottabili alla nascita. Su queste istanze, però, ancora non c’è stato alcun pronunciamento anche se in altre parti d’Italia, prima di fornire queste informazioni, è sempre stata interpellata preventivamente la madre.

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