Gli anestesisti disertano il concorso: 3 candidati Sempre più a rischio i punti nascita periferici

di Patrizia Todesco

La richiesta di deroga presentata dalla Provincia di Trento al Ministero per il mantenimento dei punti nascita periferici rischia di naufragare prima ancora di avere risposta da Roma.

La questione è legata agli anestesisti rianimatori. La Provincia aveva garantito a Roma il rispetto degli standard con presenza dell’anestesista 24 ore su 24. Peccato che al concorso indetto per la copertura dei posti ad Arco, Tione, Cles e Cavalese abbiano risposto solamente in tre. Numero a malapena sufficiente per coprire i turni diurni.  

«In effetti ci aspettavamo qualcosa di più - conferma il capo del dipartimento Edoardo Geat - Trovare anestesisti rianimatori non è mai stato facile. Trovarli per lavorare in periferia lo è ancora meno».  Al concorso nei quattro ospedali di valle si erano iscritti in 14. Era pura utopia pensare che si sarebbero presentati tutti, ma forse che si presentasse qualcuno in più in Azienda e in assessorato lo speravano. E invece la scorsa settimana le commissioni radunate per il colloquio con i candidati si sono dovute accontentare di numeri assolutamente esigui.  Un anestesista è stato ritenuto idoneo per Tione, uno per Arco e uno può scegliere tra la sede di Cavalese e quella di Tione considerato che si è presentato per entrambe. «Non è nemmeno detto che queste persone accettino l’incarico - ammette preoccupato Geat - e nemmeno che siano disponibili immediatamente». Tutti e tre i ritenuti idonei, ad esempio, lavorano altrove e quindi devono dare il preavviso alla struttura presso la quale attualmente operano. Uno, poi, ha già detto di non essere disponibile prima di ottobre.

Il risultato è comunque che, se tutti e tre dovessero accettare, la loro immissione nell’organico trentino consentirà alle neo formate unità multizonali di anestesia e rianimazione di coprire gli attuali turni diurni, ma non di fare di più.  «Per garantire la presenza dell’anestesista di giorno e di notte servirebbero altri 12 anestesisti, ma non si trovano», dice rassegnato Geat.

Del resto in questi mesi stanno indicendo concorsi un po’ ovunque: a Verona, piuttosto che in Lombardia. «È evidente che per un professionista andare a lavorare in un ospedale di valle è poco appetibile. Spesso si trovano da soli e il fatto di aver soppresso il primariato in alcune sedi ha reso ancora più complicata la situazione. Uno può accettare di andare a lavorare in piccoli ospedali per fare il primario o perché aspira a diventarlo. In periferia i rianimatori sono chiamati a effettuare dieci reperibilità al mese, il che non è gravoso dal punto di vista clinico, ma da quello dell’orario sì. I giovani, poi, ci vanno poco volentieri perché comunque l’attività è ridotta e soprattutto se non c’è il primario non si sentono sufficientemente coperti».
E la riorganizzazione dei reparti di rianimazione ha portato a un taglio netto delle teste: si è passati da 8 primari a 4.

Dunque, se la domanda di deroga inviata al ministero si basava sulla presenza h24 dell’anestesista, occorre già pensare ad un’altra soluzione, magari quella di concentrare gli sforzi per salvare un unico punto nascita.
Naturalmente la vicenda degli anestesisti non si chiuderà qui. Verrà indetto un altro concorso, ma visti i numeri dei professionisti sul mercato sarà già un risultato positivo riuscire a coprire i posti di chi, nel giro di pochi mesi o qualche anno, andrà in pensione. Tre, ad esempio, i professionisti che lasceranno entro l’autunno a Trento e Rovereto. Otto quelli che in età pensionabile lo saranno nel giro di qualche anno.   «A Trento, fortunatamente al momento siamo al completo con 54 professionisti che sono chiamati a coprire i turni di elisoccorso, alla prontonterapia, a Villa Igea e ovviamente al Santa Chiara sia come anestesisti che in rianimazione», spiega Geat ammettendo che in alcuni casi sono necessari anche alcuni accessi in periferia in quanto lì l’organico non è completo.

Il futuro parla anche di mobilità e con la creazione delle unità multizonale la questione è quanto mai attuale anche se ancora contrattualmente non è stata affrontata.

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