Volantini contro l'assessora Ferrari davanti alla scuola del figlio

di Luisa Maria Patruno

«C’è chi sta alimentando una campagna pericolosa e falsa creando un clima bruttissimo, che purtroppo sta preoccupando molti genitori sui corsi alla relazione di genere che in Trentino stavamo organizzando senza che vi fossero problemi già dal 2007». L’assessora provinciale alle pari opportunità, Sara Ferrari, è stata invitata ieri sera a partecipare a un incontro pubblico organizzato alle scuole di Mattarello dalla dirigente dell’istituto comprensivo di Aldeno-Mattarello, che ha deciso di aderire al bando provinciale per tre percorsi formativi su «identità, differenze e stereotipi» rivolti a genitori, docenti e studenti.

Lo scopo dell’incontro era proprio quello di spiegare i contenuti dei corsi e oltre all’assessora sono stati invitati Luciano Malfer, dirigente dell’Agenzia provinciale per la famiglia, organizzatore dei corsi; Chiara Tamanini di Iprase e la sociologa Barbara Poggio, prorettrice dell’Università di Trento. Ma ieri mattina, l’assessora Ferrari che abita proprio a Mattarello, mentre accompagnava uno dei figli a scuola ha dovuto assistere alla distribuzione di volantini anonimi che la ritraevano spiega: «Come una sorta di strega moderna, un pericolo pubblico favorevole all’eutanasia, all’utero in affitto e ai matrimoni gay». Insomma, un concentrato di tutto quanto chi condivide le posizioni di siti quali «No ai matrimoni gay in Italia» aborrisce. Nel volantino veniva additata anche la professoressa Poggio.

Proprio sul sito «No ai matrimoni gay in Italia» si esultava nei giorni scorsi alla notizia - infondata - che a Mattarello la dirigente scolastica Antonietta Decarli avrebbe rinunciato a tenere i corsi previsti. «Non è assolutamente vero - conferma Ferrari - i corsi si faranno. Queste persone speravano che fosse così per innescare una sorta di effetto domino partendo dal mio paese. Il problema è che qui si stanno mischiando i corsi sulla parità di genere con i corsi sull’affettività e l’educazione sessuale fatti dall’Azienda sanitaria con quelli contro il bullismo omofibico per fare di tutta l’erba un fascio e rimettere in discussione tutto». Il dirigente Malfer, che con molta precisione, sta accompagnando l’assessora nelle varie serate per illustrare pacatamente in cosa consistono questi corsi sulla relazione di genere tra uomo e donna dice: «Noi cerchiamo di spiegare come stanno le cose realmente perché c’è molta speculazione: si stanno intrecciando le polemiche nazionali sulla “Buona scuola”, poi sul disegno di legge sull’omofobia e sui nostri corsi».


In realtà, appunto è da 6 anni che nelle scuole trentine si organizzano questi corsi. L’anno scorso hanno aderito ai bandi 22 istituti comprensivi e quest’anno sono 21 in tutto il Trentino per un totale di 60 percorsi scelti di cui la metà rivolti agli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado (medie e superiori) sugli stereotipi di genere per rimuovere le disparità. «I corsi - conferma Malfer - una volta approvati dal consiglio di istituto rientrano nelle materie curriculari».

Intanto, Guerrino Soini (Fratelli d’Italia) ieri con un comunicato interviene per contestare proprio «l’obbligatorietà dei corsi sulla parità di genere» e parla di corsi che «adottano come un cavallo di troia l’omofobia e il rispetto della diversità» per «sfociare nella teoria del gender».

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