Anche i trentini vittime delle «truffe alla nigeriana»

di Marica Viganò

L’affare si conclude nel giro di poche ore: l’acquirente, gentile e con accento straniero, contatta il venditore, si dice impossibilitato a ritirare di persona la merce in vendita pubblicizzata on line e chiede un anticipo per presunte spese di dogana o per fantasiose tasse di importazione dall’Italia all’Africa, con la promessa di restituire tutto con il bonifico di pagamento. Ma una volta ottenuto «l’aiuto» per la burocrazia, incassato il denaro, l’acquirente scompare e con esso la possibilità di verdersi restituire i soldi. Anche in Trentino alcune persone sono cascate nel raggiro: c’è chi ha perso qualche centinaio di euro, chi in passato ci ha rimesso addirittura 50mila euro, chi infine ha creduto che in Costa d’Avorio fossero davvero interessati alla sua stufa a olle.

La truffa «alla nigeriana».
La frase dietro cui si nasconde il raggiro potrebbe essere questa: «Sono all’estero per lavoro». Il consiglio arriva dalla polizia postale: nel caso in cui il potenziale acquirente evidenzia di essere impossibilitato a ritirare di persona l’oggetto in vendita perché non si trova in Italia, è bene diffidare e, soprattutto, mai anticipare denaro. Quando il bonifico parte, infatti, vedersi restituire il denaro diventa un’impresa pressoché impossibile anche perché i soldi arrivano in paesi africani in cui le rogatorie internazionali spesso si perdono per strada. Nonostante sui siti internet di compravendita se ne discuta da diverso tempo, ci sono persone che ancora cadono nella cosiddetta «truffa alla nigeriana», conosciuta anche come «truffa della Costa d’Avorio».

L’armadio destinato ad un villaggio africano.
L’ultima segnalazione è arrivata alcuni giorni fa. Una cinquantenne trentina ha raccontato agli investigatori di aver pubblicato su un noto sito di annunci la foto con la descrizione dell’armadio che intendeva vendere a circa 600-700 euro; poche ore dopo era stata contattata da un uomo interessato all’acquisto dell’armadio, che aveva specificato di essere della Costa d’Avorio. Con cortesia, nel corso di un secondo contatto, lo straniero, dimostrando di voler chiudere presto l’affare, aveva chiesto alla venditrice un anticipo per la spese di spedizione in Africa di 150 euro, dato che era impossibilitato ad occuparsene lui perché all’estero per lavoro. Si sarebbe trattato solo di un anticipo, da effettuare attraverso un circuito internazionale di trasferimento di denaro. La donna si è fidata, ma dopo aver inviato i 150 euro chiesti non è più riuscita a contattare l’acquirente.

Dal camper alla stufa.
La fiducia nel prossimo talvolta può esser cieca. Come nel caso, segnalato alla polizia postale di Trento tempo fa, del proprietario di un camper messo in vendita a 50mila euro. Denaro che l’uomo ha perso in toto, fra anticipi di spese di imbarco, di dogane, di tasse locali e di quant’altro. Naturalmente il finto acquirente nigeriano ha incassato tutte le tranches grazie ad un prestanome che ha ritirato i soldi in Africa e li li ha «girati» al truffatore. C’è anche il trentino che, pubblicato su un sito on line l’annuncio di vendita della sua stufa ad olle, quasi credeva alla proposta d’acquisto (con richiesta di anticipo di spese) che arrivava dalla Costa d’Avorio. Fortunatamente, prima di inviare i soldi in Africa, l’uomo ha chiamato la polizia postale scoprendo che si trattava di una probabile truffa.

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