Caso Daniza: Lav ed Enpa si opporranno all'archiviazione

«Non ci vengano a raccontare che è stata una fatalità. Non provino a sotterrare la verità dopo aver sotterrato Daniza». La LAV annuncia opposizione formale e sostanziale contro la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Trento: «Nei prossimi giorni, con il fascicolo degli atti, depositeremo la richiesta di riapertura del caso per far emergere le vere responsabilità dell’animalicidio, e chiederemo l’immediata rimozione dall’incarico del veterinario coinvolto e l’apertura di un procedimento disciplinare per violazione  del Codice deontologico dei medici veterinari».

Ancora più dura l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente: «Quando c’è di mezzo la vita di un animale, l’incompetenza non è reato».  «È vero, il codice punisce l’uccisione di animale solo quand’è dolosa - continua l’ex ministro Brambilla - ma in certi casi il confine tra l’incapacità letale e il dolo è assai labile. L’Accordo interregionale sulla conservazione dell’orso bruno esclude la telenarcosi quando potrebbe risultare pericolosa per l’incolumità dell’animale. Chi ha ordinato la cattura sapeva che il rischio c’era, l’ha accettato e Daniza è morta. Questa triste vicenda conferma che c’è bisogno di rafforzare la tutela degli animali nel nostro ordinamento giuridico, a tutti i livelli, a partire dalla Costituzione. La Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente si opporrà all’archiviazione».

La LAV, da parte sua, chiede anche che vengano acquisite finalmente le indagini svolte dal Corpo Forestale dello Stato.

La Procura di Trento, come è noto, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta penale, scaturita dagli esposti presentati dalla LAV e da altre associazioni. Il Codice penale, infatti, punisce l’uccisione di animale solo se doloso.

«I Forestali della Provincia e il veterinario  avrebbero proceduto alla spedizione di cattura di Daniza senza premunirsi dei farmaci e delle basilari attrezzature  medico- veterinarie, previste dai protocolli veterinari classici, per poter garantire una messa in sicurezza dell’animale a seguito di un atto invasivo quale un’anestesia - scrive la LAV - Ogni medico veterinario, invece, deve seguire delle norme di buona condotta e coscienza che prevedono che in caso di somministrazione  di anestetico ad un qualunque animale, siano sempre a disposizione antidoti, farmaci per la rianimazione  o strumenti di respirazione assistita. Le reazioni di un animale all’anestesia, infatti, sono imprevedibili, cosi come lo sono per gli umani».
E ancora: «La superficialità nella gestione della cattura di Daniza è stata talmente eclatante, come emerge dai fatti, dar far sorgere dubbi circa lo scopo della missione, ordinata dalla Giunta Provinciale. – prosegue la LAV – Nella Provincia di Trento, poi, la cattura di orsi ha avuto esiti fatali per ben tre orsi su sedici catturati dal 2008 ad oggi: una reiterata colpevolezza che apre molti interrogativi, errare è umano, ma perseverare è diabolico».

Anche L’Enpa si opporrà al provvedimento di archiviazione; contestualmente la Protezione Animali formulerà una richiesta di accesso agli atti per conoscere gli esiti delle necroscopie condotte sule corpo dell’orsa. «È inammissibile – commenta l’Enpa - che la vicenda di mamma orsa si chiuda in questo modo, con un nulla di fatto che non fornisce alcuna risposta alla domanda di giustizia della stragrande maggioranza degli italiani, i quali, lo ricordiamo, nei mesi scorsi hanno dato vita ad una mobilitazione senza precedenti, prima per salvare l’animale dalla cattura poi per protestare contro la sua uccisione».

Secondo l’Enpa, nella vicenda di Daniza i conti non tornano, anche perché se da un lato si ravvisano gli estremi per il «non luogo a procedere», dall’altro la stessa Procura riconosce che qualcosa, nelle procedure di narcosi dell’animale, non ha funzionato.

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