Ricostruito al Santa Chiara l'esofago di una neonata

di Patrizia Todesco

Un intervento straordinario, il primo nel suo genere in Trentino Alto Adige, è stato effettuato la scorsa settimana dall'equipe del reparto di chirurgia pediatrica del S. Chiara. In sala operatoria è stata portata una bambina di appena due giorni di vita affetta da una malattia molto rara, una malformazione congenita dell'esofago chiamata atresia esofagea.


In pratica la piccola, a causa di una interruzione dell'esofago, non aveva garantito il passaggio del cibo dalla bocca allo stomaco. Si tratta di una patologia dalle cause sconosciute e colpisce in media un neonato ogni 3.500. Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato subito il personale della sala parto. «La bambina aveva difficoltà a deglutire la saliva - spiega la mamma - e così, in poche ore, le hanno effettuato una radiografia e hanno capito il problema». Normalmente questa anomalia gravissima viene corretta nei primi giorni di vita con un intervento a torace aperto.
Grazie anche alla collaborazione con un chirurgo giunto da Vicenza martedì scorso, nella sala operatoria della chirurgia pediatrica di Trento, l'equipe del dottor Mario Andermarcher in collaborazione con gli anestesisti pediatrici, il team della rianimazione neonatale e il collegamento con una ginecologa, ha effettuato un intervento di ricostruzione dell'esofago della neonata con una tecnica mini invasiva. Una metodica che viene attualmente eseguita in centri ultraspecialistici e in Italia solo in pochi ospedali.


Questo intervento è infatti stato il primo nella storia della sanità del Trentino Alto Adige. «La bambina è nata l'8 dicembre con un parto molto veloce - racconta la mamma - e da subito però si è capito che qualcosa non andava. Mi hanno prospettato una serie di possibili problemi ma purtroppo quello della bambina si è rivelato essere il più grave. Devo ringraziare l'equipe del dottor Andermarcher che si è prodigata per portare a Trento questa nuova tecnica. Mi hanno detto che tutto è andato bene ma ovviamente prima di pronunciarmi aspetto che la piccola esca dalla terapia intensiva».


L'intervento è stato piuttosto lungo e impegnativo. La neonata, del peso di 2.900 grammi, è andata in sala operatoria verso le 14 e 30 per tornare nella piccola incubatrice verso le 20. Da quel giorno è continuamente sedata e nutrita attraverso un catetere. Solo nei prossimi giorni, attraverso una nuova radiografia, sarà possibile capire se la ricostruzione dell'esofago consentirà alla piccola, piano piano, di iniziare ad alimentarsi da sola. I bambini operati per atresia esofagea seguono infatti un protocollo nei mesi successivi all'intervento che mira a controllare le due complicanze più frequenti: la stenosi esofagea e il reflusso gastro-esofageo. Il primo problema è un normale restringimento in corrispondenza dell'unione dei due monconi esofagei. Per questo i neonati con con questa patologia vengono sottoposti ad un particolare esame dopo circa un mese in base al quale i medici decidono l'opportunità di effettuare una o più dilatazioni.


Dopo le polemiche dei giorni scorsi, dunque, con il primario del reparto nella bufera per un intervento rimandato (che è in programma per questa mattina, ndr) e il direttore dell'Azienda che ha avviato un'inchiesta interna per stabilire responsabilità contrattuali e penali, ora è il momento dei fatti con l'equipe che si è dimostrata ancora una volta proiettata verso il futuro e la ricerca di tecniche sempre più sofisticate.

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