Addio all'interramento della ferrovia, cancellato il progetto Busquets

di Franco Gottardi

Bello e impossibile. L'interramento della ferrovia del Brennero nel centro di Trento, da sostituire con 3 chilometri di boulevard, avrebbe «ricucito» la città da est a ovest e rivoluzionato traffico e trasporti ma si è rivelata un'impresa eccessiva, tantopiù con l'avvento della crisi. Dunque ora la politica deve prenderne atto e fare un passo indietro. Accantonare il sogno e tornare alla realtà. È uno dei nodi che il consiglio comunale si appresta ad affrontare da qui alla fine della consiliatura. Non in termini di modifiche al Prg, perché non ci sono i tempi tecnici, ma come raccomandazione da consegnare a chi verrà eletto in primavera.

Lo smantellamento del Piano regolatore firmato Busquets, approvato nel 2001, era nei fatti ma deve essere formalizzato. Perché la permanenza di previsioni inattuabili hanno effetti concreti e tangibili. Primo tra tutti l'impossibilità di realizzare una serie di piani guida legati a queste previsioni, in particolare quello che avrebbe dovuto rivedere completamente la zona della ex stazione della Trento-Malè. Migliaia di metri cubi, di servizi, di verde bloccati; interi settori della città congelati. «Io ero affezionato alla visione di Busquets - spiega Alberto Salizzoni, presidente della commissione urbanistica comunale - ma dobbiamo ora prendere atto che se non ci sono le condizioni per realizzarlo, quantomeno nei prossimi vent'anni, allora è meglio tornare indietro». 

Il lavoro per individuare alcune linee guida da lasciare in eredità ai prossimi amministratori inizierà domani in commissione urbanistica. Si partirà analizzando quello che c'è e quello che si potrebbe modificare ad iniziare dalle regole. Per avere qualche spunto di quanto si sta facendo in altre città italiane sono stati invitati due urbanisti che lavorano o collaborano con la facoltà di ingegneria di Trento: Giuseppe Scaglione, docente di Progettazione urbana e del paesaggio, e Mosè Ricci, professore di Urbanistica a Genova. Da loro si vuole capire soprattutto quanto sia attuale uno strumento come il Prg e fino a che punto sia possibile allentare i vincoli che il piano impone. «Ormai è sotto gli occhi di tutti - spiega Salizzoni - che il Piano è troppo siglato e tutte queste siglature non hanno realizzato la città che era stata immaginata».

Terminata la fase di ascolto l'idea della commissione urbanistica è di elaborare un documento di intenti che potrebbe diventare la base di partenza per una variante generale. Che oltre ai grandi temi dei vincoli e dell'interramento ferroviario affronterà altre questioni. Tra queste il problema cronico degli assetti proprietari; molte cose oggi sono previste ma non vengono realizzate perché la proprietà di un comparto è troppo parcellizzata e non si trova l'accordo. La soluzione può essere quella di realizzare piani meno estesi, pianificare maggiormente per progetti o puntare sulle attuazioni dirette.

Altri temi forti sono la pianificazione dei luoghi di culto, che dopo la sentenza sulla «moschea» di Gardolo hanno bisogno di una siglatura ad hoc e su cui si vorrebbero inserire nel documento di indirizzo indicazioni concrete. Eppoi il parco fluviale previsto ma realizzato solo in parte, il futuro dell'Italcementi dopo il naufragio del progetto scuole, la rigenerazione delle aree depresse. Tanta carne al fuoco. Ma il prossimo consiglio comunale accetterà di mangiarla senza averla cucinata in prima persona?

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