Muore nella culla bambina di otto mesi

 Tragedia a Rovereto. Angelica Baroni aveva solo otto mesi: ieri mattina mamma Michela si è avvicinata alla culla per prendere in braccio la sua creatura. Nessuna risposta da parte della bimba, che era priva di sensi e non si muoveva. Immediato l'intervento dei soccorsi sanitari, che però sono risultati vani. La piccola, che non aveva mai avuto problemi di salute, è risultata vittima della «morte bianca»,  che colpisce i neonati nel primo anno di vita e che presenta cause e sintomi non ancora conosciute dalla scienza

di Laura Galassi

medico Sembra impossibile che la piccola Angelica Baroni, che fino a qualche ora prima dispensava sorrisi e si faceva coccolare da tutta la famiglia, ora non ci sia più. Avrebbe compiuto nove mesi tra qualche settimana, era lo specchio della salute e trasmetteva buonumore al primo sguardo. Il suo cuoricino ha smesso di battere ieri mattina, all'improvviso, nella culla, senza nessun preavviso della catastrofe che stava per abbattersi sulla sua mamma Michela Sterchele e il suo papà Marco Baroni.


Angelica ha semplicemente smesso di respirare, probabilmente ancora durante la notte, mentre i genitori dormivano. Non ha fatto rumore, se ne è andata in silenzio, mentre si trovava al sicuro nel suo lettino. La terribile scoperta in via Milite Ignoto è avvenuta attorno alle 8, quando la mamma si è avvicinata al lettino per prendere in braccio la sua creatura e nutrirla. In quel momento ha capito subito che qualcosa non andava: la neonata sembrava priva di sensi, le sue manine erano fredde, non si muoveva. Terrorizzata, alla donna è sembrato di vivere un incubo. Il tempo si è fermato e le peggiori paure di un genitore si sono concretizzate davanti al corpicino esanime di Angelica. Mamma Michela ha subito chiamato il 118, ma il destino della neonata era segnato: per lei non c'era più nulla da fare.


A uccidere la piccola, con ogni probabilità, è stata la sindrome della morte improvvisa del lattante, una male oscuro, con ancora molti aspetti sconosciuti alla scienza medica. Ciò che lo rende ancora più terribile è la mancanza di sintomi. La bimba di otto mesi, infatti, fino mercoledì sera, sembrava stare benissimo: nulla lasciava presagire il dramma. La sindrome colpisce i bambini nel primo anno di vita, è più frequente nei primi mesi, ed è a tutt'oggi la prima causa di morte dei piccoli nati sani.


La routine della famiglia, che comprendeva tanti giochi con Angelica e lunghi minuti passati a osservarla sorridere ed emettere nuovi suoni gutturali, non aveva subito nessun sussulto fino a ieri: da quando era nata, la piccola ogni giorno aveva dato una soddisfazione ai genitori, con le normali preoccupazioni per la salute, certo, ma senza malattie serie. Un anno prima di lei era nata la sorellina maggiore, che a quasi due anni aveva già stretto con la più piccola un rapporto speciale.
Quello che è accaduto ieri è stato un fulmine a ciel sereno, una batosta improvvisa che ha lasciato senza fiato genitori e parenti, e tutti coloro che in questi primi otto mesi di vita si erano già innamorati della piccola. Con i suoi gesti affettuosi e la sua spontaneità era diventata la beniamina di molti: comprensibile lo sgomento che ieri ha colpito la città della Quercia.
I sanitari hanno fatto tutto il possibile per riportare alla vita Angelica: nella casa in centro a Rovereto sono state praticate tutte le manovre per cercare di rianimarla, ma ogni tentativo è stato vano. Dopo diverso tempo passato ad accudire la bimba di otto mesi, il personale del 118 non ha potuto che arrendersi alla tragedia. Il suo cuore aveva smesso di battere già da diverso tempo.
Ieri sera nella casa di via Milite Ignoto si è recato il parroco della Sacra Famiglia don Sergio Nicolli, che aveva già conosciuto la piccola Angelica durante le messe nella chiesa che si trova a pochi passi dall'abitazione. Un modo per far sentire la propria vicinanza e cercare di dare un po' di sostegno in un momento terribile. «Queste sono tragedie che lasciano sgomenti, arrivano all'improvviso e distruggono la vita. I genitori sono affranti, smarriti. Chi vede dall'esterno può solo immaginare quello che provano».

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