«L'eroina in provincia non è mai calata»

I numeri sul consumo di droga fra giovani divulgati recentemente dal Cnr, che ha evidenziato un ritorno dell'eroina fra i più giovani, non sorprendono il Ser.D. di Trento, la struttura di via Gocciadoro che si occupa di persone con dipendenze e il cui referente, Raffaele Lovaste, sottolinea come «in Trentino non si sia notata una riduzione nel consumo di droga, anche dell'eroina. Quindi non siamo sorpresi del "ritorno" di questa sostanza stupefacente»

di Stefano Piffer

ADITN050042620111013.jpgI numeri sul consumo di droga fra giovani divulgati recentemente dal Cnr, che ha evidenziato un ritorno dell'eroina fra i più giovani, non sorprendono il Ser.D. di Trento, la struttura di via Gocciadoro che si occupa di persone con dipendenze e il cui referente, Raffaele Lovaste, sottolinea come «in Trentino non si sia notata una riduzione nel consumo di droga, anche dell'eroina. Quindi non siamo sorpresi del "ritorno" di questa sostanza stupefacente, semplicemente perché nella nostra realtà locale non è mai scomparsa».
Il Ser.D. (un tempo Ser.T. perché l'acronimo è stato cambiato da Servizio per le Tossicodipendenze in servizio per le Dipendenze) rivela come la provincia di Trento non sia propriamente sonnolenta quando si parla di lotta alla droga, anche se è necessario distinguere fra coloro che fanno un uso occasionale delle varie sostanze e coloro che invece hanno una vera e propria dipendenza. «In questo caso - aggiunge Lovaste - si parla di malattia e quindi come tutte le malattie si possono curare. I numeri che abbiamo a disposizione fanno riferimento proprio ai consumatori abituali. Le cifre parlano di 1.900 persone seguite dal nostro centro. Esse rappresentano il 65% dei tossicodipendenti stimati in tutta la Provincia. Un numero quindi importante».
 Quali sono le zone del Trentino in cui l'attività di consumo è più sviluppata? 
«Innanzitutto bisogna ricordare come le sostanze stupefacenti siano diffuse su tutto il territorio provinciale, non ci sono zone immuni. E le organizzazioni che gestiscono lo spaccio ormai considerano la droga come una qualsiasi merce di largo consumo, per cui puntano su luoghi in cui c'è una forte aggregazione di giovani: scuole, piazze, concerti. Ma ci sono località in cui l'attività è molto più intensa e sono sull'asse dell'Adige. Quindi Trento, Rovereto e poi la zona di Riva del Garda».
 Cosa si può fare per opporsi? 
«Sono due i piani d'azione. Uno deve essere repressivo e quindi bisogna ridurre le attività che possono favorire la proliferazione e i nuclei di spaccio. Dall'altra parte bisogna agire sulla domanda e quindi fornire ai giovani alternative di socializzazione e divertimento che non siano collegate a droga e alcol».
 Spesso si parla di differenze fra droghe pesanti e leggere.
 «È un problema puramente giornalistico. Da un punto di vista scientifico, è vero che non tutte le droghe sono uguali, ma non si può dire che una sia meno pericolosa dell'altra o sostenere che gli effetti di una siano più o meno leggeri. La pericolosità dipende da tre fattori: la sostanza, il tempo a cui si è esposti e il soggetto che ha interazione con essa».

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