Un esame del sangue per diagnosi prenatali

Fino a 30 anni fa l'idea che nel sangue materno potesse trovarsi del Dna fetale era solo un'ipotesi. A distanza di anni è diventata una certezza e ora, per le future mamme, è sufficiente sottoporsi ad un semplice e non invasivo esame del sangue per escludere in oltre il 99% dei casi che il piccolo che portano in grembo sia affetto dalle principali anomalie cromosomiche

di Patrizia Todesco

grav1_3255067.jpgTRENTO - Fino a 30 anni fa l'idea che nel sangue materno potesse trovarsi del Dna fetale era solo un'ipotesi. Affascinante, avveniristica, ma solo un'idea. A distanza di anni è diventata una certezza e ora, per le future mamme, è sufficiente sottoporsi ad un semplice e non invasivo esame del sangue per escludere in oltre il 99% dei casi che il piccolo che portano in grembo sia affetto dalle principali anomalie cromosomiche. Il tutto senza ricorrere ad amniocentesi o villocentesi, esami diagnostici precisi ma anche estremamente invasivi, gravati da un importante tasso di aborto e, seppur raramente, da gravi complicanze materne.
Da qualche mese, anche in Trentino, sta crescendo il numero delle donne che si rivolgono fuori provincia per effettuare questo esame. Un esame che al momento è possibile effettuare solo privatamente e il cui costo si aggira sui 650 euro, compresa la consulenza genetica. Si effettua dopo la decima settimana di gravidanza e il risultato viene fornito in breve tempo.
Di questa, che è una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda la diagnosi prenatale, ne abbiamo parlato con la dottoressa Isabella Maffei, ginecologa e da sempre impegnata su questo fronte.
 Dottoressa Maffei, che differenze ci sono tra i risultati che offre questo esame del sangue e l'ammiocentesi - villocentesi?
 Sono esami completamente diversi. Innanzitutto l'amniocentesi e la villocentesi sono esami diagnostici che permettono di eseguire la mappa cromosomica del feto, cioè la fotografia dei cromosomi. In pratica, come io fotografassi dall'esterno una libreria di 46 volumi, che sono proprio tutti i cromosomi in cui è impacchettato il Dna depositario delle informazioni genetiche.  Sulla foto della libreria io posso contare il numero dei volumi, vedere se proprio sono 46: se ne conto uno in piu', diagnostico una trisomia, di cui quella del 21, la sindrome di Down, è la piu' frequente. Altra cosa sono i test prenatali non invasivi: sono test in cui non si ottiene una mappa cromosomica, ma che analizzando altri fattori. Offrono ragionevole tranquillità sull'assenza di tale sindrome, senza esporre ad alcun rischio la madre ed il feto.  In questo nuovo test,  l'analisi  dei frammenti di Dna fetale libero nel sangue della madre ci consente di prevedere con ragionevole accuratezza (superiore al 99%) le trisomie piu' frequenti.
Oggi l'ammio e villocentesi sono esami piuttosto diffusi, anche se invasivi.
Queste metodiche sono state messe a punto negli anni '70 - '80 ed offerte alle madri sopra i 35 anni, che costituivano allora circa il 5% della popolazione ostetrica, sapendo che l'età avanzata era un importante fattore di rischio. Con questo criterio oggi, che l'età materna è aumentata notevolmente, circa una mamma su 3 sarebbe candidata a queste procedure: un numero chiaramente sproporzionato, con costi in termini di abortività davvero elevatissimi e, per giunta, la mancata diagnosi di circa la metà delle sindromi di Down, presenti comunque nel gruppo delle più giovani.
Poi però sono arrivati i test prenatali non invasivi ad offrire tranquillità. 
Certamente. Si è pensato di combinare al rischio legato all'età anche altri elementi: ad esempio, l'analisi di proteine od ormoni associati significativamente alla sindrome; sono nati così il test dell'alfa-fetoproteina e poi il triplotest. Il numero di casi diagnosticati è aumentato ed il ricorso a procedure invasive diminuito.
E in seguito? 
E poi il test combinato ha soppiantato tutto e si è imposto come più sensibile e specifico. In questo test si combinano l'età della madre con la misurazione ecografica dello spessore nucale dell'embrione a 12 settimane (NT) ed i dati di laboratorio del Bitest, eseguito sul sangue. In questo modo si riescono ad evidenziare 9 casi di trisomia 21 su 10  ricorrendo alla villo/amniocentesi solo in 5 mamme ogni 100. Già un ottimo risultato. In Trentino l'Azienda sanitaria offre da alcuni anni la possibilità di eseguire il test ecografico in alcuni ambulatori selezionati, grazie alla lungimiranza del dottor Ioppi che per primo ha creduto nel progetto. Il laboratorio di Rovereto analizza i Bitest per tutta la Provincia, con risultati di assoluta eccellenza. 
E il futuro?
È sicuramente  questo nuovo esame. Il Dna è il materiale di cui sono costituiti i cromosomi, depositari delle informazioni genetiche degli individui. Si trova di solito all'interno del nucleo delle cellule. Fin dall'inizio della gravidanza, in particolare durante l'invasione dei vasi sanguigni materni da parte della futura placenta, alcune cellule si disgregano e frammenti di Dna fetale entrano nel sangue e circolano liberi. I ricercatori sono riusciti a separarli da quelli della madre ed ora, già dalla decima settimana di gravidanza, è possibile ottenerli con un semplice prelievo di sangue materno e con metodi incredibilmente sofisticati dare una valutazione molto accurata del numero di cromosomi fetali.
Quali anomalie si riescono ad evidenziare con questo esame del sangue?
Come ho già detto, le trisomie 21, 18, e 13 e poi anomalie legate al numero dei cromosomi sessuali ed altre legate alla perdita di piccoli frammenti che comportano sindromi gravi , alcune delle cosiddette microdelezioni. È un esame giovane, reso disponibile solo dal 2012 negli Usa, certamente ancora in evoluzione.
Che sensibilità hanno questi esami?
Oltre il 99% per la Sindrome di Down, T 18 e 13. Una sensibilità lievemente inferiore per i problemi legati ai cromosomi sessuali. Un fatto molto importante è che la possibilità di incorrere nel cosiddetto falso positivo, cioè di essere allarmati inutilmente, è estremamente bassa : solo 1 caso su 1000. 
A chi è rivolto questo esame?
ll test  è pronto, sicuro, sensibile anche se ancora costoso. Onestamente è controversa la fascia di popolazione che si avvantaggia nell'effettuarlo, rispetto al test combinato, per cui non è ancora proponibile su vasta scala. Può essere una buona soluzione per chi effettua la traslucenza con il bi-test e ha un risultato discreto ma non eccellente. Coppie con un rischio non elevato e che però hanno ancora dubbi, dunque, ma non vogliono affrontare una procedura invasiva. Negli ultimi tempi i prezzi sono notevolmente scesi, giusto l'anno scorso i prelievi erano analizzati a Lugano ed i costi erano il doppio. Attualmente esistono almeno sei kit di diagnosi con un costo che varia dai 650 agli 850 euro.
Si tratta di un test definitivo di diagnosi?
No, come ho già detto il test non offre certezza in caso di positività, anche se i margini di errore sono molto limitati occorre effettuare una amniocentesi di conferma.

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