Rovereto: timpano forato, 6 anni per l'intervento

Chiamato dopo sei anni in lista di attesa per un'operazione al timpano. La vicenda ha inizio nel 2007 quando un bambino di Rovereto viene colpito da un'otite che provoca la perforazione del timpano. Deve essere operato e viene messo in lista d'attesa, ma la chiamata non arriva e nel 2009 il bambino viene portato a Negrar e fatto operare lì. Un mese fa è arrivata la chiamata dell'Azienda sanitaria trentina, fuori tempo massimo

di Chiara Zomer

Quando ha ricevuto la chiamata dall'azienda sanitaria, la donna nemmeno si ricordava più di cosa stesse parlando l'impiegata all'altro capo del filo. Le comunicava che il posto per il suo bambino era stato trovato. Che sarebbe stato operato in capo a qualche settimana. Peccato che quell'intervento non fosse più necessario. Dalla richiesta erano passati sei anni: i suoi genitori nel frattempo l'avevano portato altrove.
La vicenda è paradossale. E certo è un'eccezione, in un sistema sanitario che garantisce risposte in termini mediamente buoni e di solito ottimi in caso di urgenze. Ma quel che è accaduto ad una famiglia roveretana fa quantomeno sorridere: un bambino con il timpano perforato, secondo l'ospedale roveretano, sarebbe dovuto essere operato sei anni dopo la lesione.
I fatti risalgono all'ottobre 2007. Il bambino aveva avuto una brutta otite, con conseguenze spiacevoli: si era forato il timpano. Nulla di davvero drammatico, avevano spiegato i medici. Ma certo era necessario intervenire per riparare la lesione e permettere al ragazzino di mantenere la funzionalità dell'orecchio. Insomma, serviva un intervento. I familiari del bambino hanno presentato richiesta - il documento è datato 22 ottobre 2007 - e poi si sono attenuti alle prescrizioni. Dovevano cioè aspettare di essere chiamati facendo attenzione, nel frattempo, a non peggiorare la situazione. Il ragazzino non avrebbe dovuto andare in acqua, né fare la doccia, senza adeguate precauzioni che impedissero all'acqua di entrare nell'orecchio e causare infezioni.
Questo ha fatto, la famiglia roveretana. E ha aspettato. Ma i mesi passavano, senza che nessuno si facesse vivo. Loro non si sono preoccupati granché: se non venivano chiamati, era il segno che non si trattava di nulla di grave. Ma dopo due anni - nell'ottobre 2009 -  hanno deciso che la pazienza era finita. Anche perché il ragazzino non ne poteva più di cuffie speciali per fare il bagno. Quindi i suoi genitori si sono rivolti all'ospedale di Negrar. Dove hanno trovato una sorpresa: i medici li hanno pure sgridati. Perché - hanno detto - si sarebbe dovuto intervenire immediatamente, per evitare il rischio di lesione permanente al timpano.
Fortunatamente la lesione è stata riparata: l'intervento di ricostruzione del timpano è andato benone, il ragazzino è uscito dalla sala operatoria perfettamente guarito, ed ora non ha alcuna conseguenza negativa di quanto accaduto. Anche per questo la famiglia, nonostante i rimproveri dei medici di Negrar, che hanno fatto capire - o almeno hanno fatto sorgere questo dubbio - quanto l'attesa fosse stata inopportuna, non si sono scaldati né hanno protestato con l'azienda sanitaria trentina. In fin dei conti era andato tutto bene. Insomma, la vicenda è stata archiviata.
È stata archiviata quantomeno fino a qualche settimana fa. Perché nel novembre scorso, quindi a distanza di più di sei anni dalla loro richiesta, hanno ricevuto la chiamata dell'azienda sanitaria. Che avvisava, appunto, che era arrivato il momento del loro figliolo: sarebbe potuto essere operato. A quel punto la mamma del bambino con po' di irritazione (e una certa dose di ironia) l'ha fatto notare: sei anni per una ricostruzione del timpano su un bambino non le parevano proprio opportuni. E ha spiegato che aveva già fatto operare il ragazzino in un'altra struttura.
La vicenda, come detto, non ha causato conseguenze né drammi. Ma che quella pratica sia finita nel dimenticatoio per un qualche disguido appare quantomeno probabile.

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