Lascia i metalmeccanici per i malati di sclerosi multipla

Dalle tute blu agli ammalati di sclerosi multipla, dalle battaglie per un posto di lavoro, a quelle per una vita dignitosa. Entrambe difficili, entrambe importanti. Roberto Grasselli, segretario uscente della Fiom Cgil del Trentino, lascia il sindacato per intraprendere una nuova strada. Andrà a lavorare all'Associazione trentina sclerosi multipla. Un salto radicale, dettato non da malumori o incomprensioni, ma dalla voglia di rimettersi in gioco

di Luca Nave

grasselli_1.jpgTRENTO - «Coi metalmeccanici ho vissuto un'esperienza lavorativa indimenticabile. Anni che non sono stati solo di lavoro: sono qualcosa che mi resta tatuato sul cuore». Così Roberto Grasselli, segretario uscente Fiom Cgil, all'indomani di una scelta importante della sua vita.
Nei prossimi giorni ci sarà il direttivo della Fiom che, con tutta probabilità e salvo sorprese, eleggerà Manuela Terragnolo. Una donna a rappresentare una categoria che è ancora composta, per la stragrande maggioranza, da uomini. Non si tratta, del resto, di un'esperienza isolata, perché il segretario della Fim Cisl è infatti un'altra donna: Anna Damiano.
«Manuela è sicuramente in pole position - afferma Grasselli - ma ci sarà comunque un passaggio di voto, che si svolgerà secondo i meccanismi della democrazia».
Lasciare il sindacato significa, per Grasselli, fare una scelta personale: non c'è stato alcun malumore a suggerire questa decisione. «Vado a lavorare per l'Associazione trentina sclerosi multipla, in sigla Atsm. Avrò incarichi dirigenziali. Dalla Fiom ho rassegnato le dimissioni, ma non perché avevo problemi o perché fossi stufo. Semplicemente, a 44 anni e in scadenza di mandato mi sono chiesto se me la sentivo di fare altri 8 anni. Avrei poi concluso la nuova esperienza a 52 anni e dunque si sarebbe trattato di una scelta definitiva. Per questo ho cominciato a interessarmi, a guardarmi intorno. Proprio su l'Adige ho visto che l'Atsm bandiva un concorso. Conoscevo le attività dell'associazione e mi sono messo alla prova. Sono lusingato che i selezionatori abbiano scelto me».
Sugli anni in Fiom: «Sono contento del lavoro che ho fatto, del rapporto che si è creato con le persone. Nella mia vita ho sempre lavorato nel campo del sociale. Lavorare nel sindacato significa aver maturato un'esperienza che resta forte nel mio vissuto. Un'esperienza che può essere davvero valida e da consigliare».
Rispetto, più in generale al sindacato: «Spesso, una critica che viene rivolta a chi lavora nei sindacati è quella di sedersi su una posizione. Io invece ho scelto di rimettermi in gioco e devo anche aggiungere che il sindacato fa bene a investire su gente giovane e a favorire un po' di turnover. Le persone che subentrano hanno nuove energie, nuove idee. Inoltre si tratta di persone che usciranno arricchite da quell'esperienza, così come è capitato a me».
La scelta di mettersi alla prova con una onlus non è certo casuale. «Sono andato alla ricerca di qualcosa di stimolante, che mi permettesse di restare in ambito sociale: è quello in cui ho sempre lavorato, salvo una breve esperienza in un'agenzia di somministrazione lavoro. Probabilmente sarei dunque stato in difficoltà se avessi pensato di andare a lavorare in un contesto di tipo privatistico».

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