Dodicenne all'ospedale

Versioni discordanti, parziali ammissioni e la diffusa tendenza a scaricare altrove le colpe. Ma nella brutta aggressione subita da un dodicenne arcense sullo scuolabus che due giorni fa lo stava riportando a casa, ci sono anche alcuni elementi certi

di Davide Pivetti

bullismo_1.jpgARCO - Versioni discordanti, parziali ammissioni e la diffusa tendenza a scaricare altrove le colpe. Ma nella brutta aggressione subita da un dodicenne arcense sullo scuolabus che due giorni fa lo stava riportando a casa, ci sono anche alcuni elementi certi.


Il primo è che il ragazzo è finito al pronto soccorso ad Arco, poi all'ospedale di Rovereto e alla fine al maxillofacciale di Trento. Due giorni e una notte per ospedali per verificare la gravità delle lesioni subite. Il secondo è che il giovanotto doveva scendere dallo scuolabus a Bolognano, invece il padre l'ha trovato malconcio e pieno di botte alla fermata dell'Eremo, cioè a Chiarano, da tutt'altra parte. Il terzo elemento è che la scuola non resterà con le mani in mano di fronte a questa improvvisa fiammata di aggressività giovanile.


Più che di un atto di bullismo dobbiamo parlare, appunto, di una presunta aggressione. Lasciate le certezze ci incamminiamo nelle ricostruzioni: cinque ragazzi, di cui quattro avrebbero almeno 14 anni (e quindi potrebbero risponderne penalmente) l'altro giorno prendono di mira un dodicenne arcense. Vanno tutti a scuola alle "Nicolò d'Arco", l'istituto comprensivo di Prabi. Frequentano classi diverse ma finite le lezioni si ritrovano tutti sullo stesso bus. Il più giovane dovrebbe scendere vicino a casa, a Bolongano, ma viene trattenuto contro la sua volontà sul pullmino. Ne scende solo a Chiarano, pieno di botte, di lividi.

 

È il padre che lo racconta: «L'ho trovato lì in strada in stato di choc, con gli occhali rotti. Al pronto soccorso di Arco lo hanno curato e sul referto è ben indicata l'aggressione. Poi lo abbiamo portato a Rovereto, dove gli hanno fatto una Tac alla testa per capire la gravità del trauma cranico. Infine, dopo una notte di ricovero, al maxillofacciale di Trento, perché temevano anche una frattura alla mandibola. Alla fine gli daranno una prognosi penso di almeno una ventina di giorni. Ma il ragazzo è frastornato, avrà bisogno di un sostegno psicologico dopo questa vicenda».


Il padre dice anche che non è la prima volta: «No, ne ho contate almeno altre tre, ma questa è certo la più grave. Una volta è tornato con un dito rotto, un'altra con una botta alla testa, un'altra ancora con lividi vari. Non credo che lo manderò ancora in quella scuola».


Il ragazzo ora è a casa e ci resterà sicuramente qualche giorno: «Ho parlato con il dirigente scolastico - prosegue il padre - non escludo che anche mio figlio possa aver fatto qualcosa, e se è così che lo punisca pure. Ma dia a tutti un segnale forte».


I genitori del ragazzino sporgeranno regolare denuncia per l'accaduto: «Non ci interessa alcun risarcimento, ma cose del genere non si devono ripetere» conclude il padre.


Chiamato in causa, il dirigente dell'istituto comprensivo arcense Lorenzo Pierazzi, non cerca di minimizzare: «L'episodio c'è stato, ho parlato con i ragazzi coinvolti, raccogliendo versioni diverse, ma alcuni hanno ammesso di aver fatto una stupidaggine. Ora hanno un'apparente consapevolezza di aver commesso un atto sbagliato. Da parte nostra non mancheranno le sanzioni». Il professore non riesce a ricostruire, per ora, i motivi dell'accaduto: «Il perché non si capisce, mi hanno parlato di una lite, di provocazioni, piccoli screzi scolastici che poi hanno portato a questo. Ma non voglio minimizzare, la sorveglianza deve essere capillare, anche se questo episodio è accaduto fuori dalla scuola e qui nell'istituto non si è mai registrato nulla del genere in quattro anni, nonostante i nostri 500 studenti».

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