«Tagli all'istruzione? Meglio accorpare le materne»

Chi dice che il nuovo taglio al sistema dell'istruzione trentina è inevitabile? Perché la Provincia non taglia altrove? E, comunque, anche davanti ad un treno, quello della spending review provinciale, apparentemente inarrestabile, perché a pagare dovrebbe essere il personale della scuola (Ata, formazione professionale, Insegnanti ed ausiliarie delle scuole materne)? Sono le domande che in queste ore si stanno ponendo i rappresentanti sindacali

di Andrea Tomasi

Chi dice che il nuovo taglio al sistema dell'istruzione trentina è inevitabile? Perché la Provincia non taglia altrove? E, comunque, anche davanti ad un treno, quello della spending review provinciale, apparentemente inarrestabile, perché a pagare dovrebbe essere il personale della scuola (Ata, formazione professionale, Insegnanti ed ausiliarie delle scuole materne)? Sono le domande che in queste ore si stanno ponendo i rappresentanti sindacali. In fibrillazione ci sono i confederali, con Gilda, ma anche Anief e Stati Generali Fenalt. Nelle pieghe della legge finanziaria c'era il riferimento alla riduzione dell'1% del budget a disposizione. Ma nessuno - si dice in ambiente sindacale - sapeva che la scure sarebbe stata calata sui dipendenti di un sistema, quello scolastico (nel senso più ampio), che sembrava avessero sufficientemente contribuito alla salute del bilancio del Trentino autonomo.
La contrazione annunciata è pari a 5,6 milioni: soldi che si sommano a quelli tolti nelle scorse settimane alla scuola (8,5 milioni) - elementari, medie e superiori - per un totale di 14,1 milioni di euro. Il 3 maggio i segretari di Cgil, Cisl e Uil incontreranno il governatore del Trentino Alberto Pacher e l'assessore all'istruzione Marta Dalmaso: un vertice nel quale si dovrebbe chiarire dove andrà a colpire esattamente la Provincia. A fronte di «bombardamenti intelligenti» sul personale, gli esponenti sindacali (negli scorsi giorni si sono fatti sentire Pietro Di Fiore della Uil, Gloria Bertoldi della Cgil, Stefania Galli e Antonietta Pellegrino della Cisl ) dicono di voler cercare la via della mediazione. A fare i conti in tasca alla Provincia, per quanto riguarda il settore «scuole di infanzia», ci pensa Silvia Bertola (Uil) che venerdì sarà in piazza Dante al fianco del segretario Walter Alotti. Era stata a lei (vedi  l'Adige  di domenica) a dichiarare: «Piuttosto che colpire insegnanti e ausiliarie, sarebbe meglio che la giunta provinciale decidesse di accorpare certe scuole materne. In Trentino ce ne sono almeno una decina di sottodimensionate». Questa, dunque, una delle alternative possibili, secondo la parte sindacale. Come dire: se risparmio deve esserci, si dovrebbe partire dalla riduzione degli «sprechi», non dal personale. Ma quali sarebbero le scuole di infanzia che potrebbero essere interessate al processo di «razionalizzazione»? Si tratta di quelle sotto i 15 iscritti ( numero minimo previsto per attivare una sezione) e comunque molto vicine a istituti che potrebbero «includerle». Ecco l'elenco delle equiparate: scuola materna di San Martino di Castrozza (10 iscritti), Ronchi Valsugana (12), Brez (13), Nanno (10), Ranzo (9). Questo quelle delle scuole provinciali: Casatta (9 iscritti), Ruffrè (10), Pejo (13), Vallarsa Raossi (10), Nosellari (9), Cavedago (7). In alcuni casi la distanza delle sedi delle micro scuole materne da sedi più grandi va da un minimo di 4 ad un massimo di 12 chilometri. Chilometri e minuti preziosi per i genitori che devono accompagnare i piccoli. E il rischio è che lo scontro sui tagli decisi dalla Provincia si trasformi in una lotta fra poveri: le famiglie contro i dipendenti. Si vedrà. «L'ente pubblico - conclude Bertola - ha messo sul tavolo anche 1,5 milioni di maggiore spesa che deriverebbe dall'aumento di bambini iscritti il prossimo anno scolastico (+ 200) e che farebbe scattare 16 nuove sezioni.  A noi risulta invece che tali dati non siano reali, che dai nostri riscontri se c'è aumento è di pochissimo perché a fronte di alcune sezioni che crescono ce ne sono parecchie altre che calano. L'aumento di costi sarà quindi molto inferiore a quanto ci viene detto».

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