Miracolo della vita:«Speranza, mai perderla»

C'è una luce in fondo al tunnel che ha inghiottito Jennifer Bettega, l'undicenne di Canal San Bovo colpita da un arresto cardiaco a fine ottobre mentre era a scuola. Dopo il coma e la vita appesa alle macchine, Jennifer dà segni di ripresa. Respira da sola, riconosce i genitori e ha iniziato la riabilitazione. «Nei primi momenti in cui ci ha riconosciuto per noi è come se fosse nata una seconda volta» dicono i genitori Barbara e Narciso (foto Gianni Zotta, Vita Trentina)DANIELE BATTISTEL I tuoi messaggi

jenniferCANAL SAN BOVO - «È il nostro piccolo miracolo e noi preghiamo tanto perché possa proseguire ancora per tanto». Il cammino da percorrere è lungo. Narciso Bettega lo sa. Eppure da qualche giorno lui e sua moglie Barbara lo stanno percorrendo con meno angoscia. Perché in fondo al tunnel hanno intravisto una luce. È stata Jennifer, la loro figlia di 11 anni, a regalargliela. La luce e la speranza. La speranza di una vita che, forse - piano, piano - potrà tornare ad essere normale. La vita tranquilla di una giovane famiglia di Canal San Bovo prima di quel brutto, tragico, 25 ottobre.
 
Era una mattina come tutte le altre quando da scuola chiamarono Barbara e Narciso. La piccola Jennifer si era improvvisamente accasciata a terra in corridoio. Stava chiacchierando con alcuni compagni di classe prima dell'inizio delle lezioni quando, senza spiegazioni, perse conoscenza. Il suo cuore si fermò, smettendo di battere per alcuni, interminabili, secondi. L'allarme della bidella, l'angoscia del fratellino Jonathan che la vide immobile a terra, l'arrivo dei medici, il volo sotto la neve dell'elicottero al Santa Chiara, la folle corsa dei genitori in ospedale accompagnati dai vigili del fuoco del paese.
 
Accade tutto in un attimo, senza che ve ne sia coscienza. Poi la durissima diagnosi dei medici: arresto cardiaco improvviso. La ragazzina viene mantenuta in coma farmacologico. Narciso e Barbara, un po' alla volta, vengono travolti da quella che per un genitore è la realtà più brutta e angosciosa da accettare: la vita della loro piccola è legata ad un filo. Alle delicatissime macchine della terapia intensiva del Santa Chiara. Su e giù dal Vanoi ogni giorno, la serenità di una famiglia improvvisamente spezzata, eppure la necessità di non arrendersi.
 
Per Jennifer, per il piccolo Jonathan che ha diritto ad avere accanto a sé i suoi genitori. Passano i giorni, Jennifer è sempre intubata, perché i tentativi dei medici di staccarla dalle macchine non danno i risultati attesi. Eppure la piccola non vuole arrendersi. Sta insegnando ai genitori e a tutta la comunità del Vanoi che non bisogna mai arrendersi. Nemmeno quando sembra che non ci sia speranza. A dicembre Jennifer viene trasferita a Padova, dove c'è un centro di rianimazione pediatrica. Le viene applicato un defibrillatore e un po' alla volta reagisce.
 
A metà gennaio riesce a respirare da sola. È una conquista. È Jennifer che torna alla vita. «Nei primi momenti in cui ci ha riconosciuto per noi è come se fosse nata una seconda volta» racconta mamma Barbara a Diego Andreatta che per Vita Trentina l'ha intervistata nei giorni scorsi a Conegliano Veneto. Da fine gennaio la piccola è ospite del centro di riabilitazione «La Nostra Famiglia», accudita giorno e notte dalla mamma. Papà Narciso, artigiano del legno e vigile del fuoco volontario di Canal San Bovo, fa la spola con il Veneto ogni volta che può. Jonathan, attorniato dall'affetto degli amichetti, è accudito per gran parte del giorno dalla nonna, dagli zii. «Ma ha reagito bene - racconta con un pizzico di orgoglio Narciso - Sta affrontando positivamente la situazione cercando di superarla meglio che può, anche grazie all'aiuto di tutti i nostri parenti».
 
Il pensiero - come è giusto che sia - torna subito a Jennifer. «Sta abbastanza benino - racconta il padre - Ora stiamo attendendo di vedere i risultati della fisioterapia». «Ogni giorno qualcosina di più» aggiunge la mamma. Narciso e Barbara non vogliono farsi illusioni. Ma Jennifer fa progressi. Non riesce ancora a dar voce ai suoi pensieri, però - racconta Diego Andreatta - con le due dita fragili riesce a farci il segno della V per dire «vittoria» quando mamma Barbara racconta a papà Narciso il responso della bilancia: nell'ultima settimana è cresciuta di quattro etti. Una bellissima lezione per tanti genitori e tanti figli che fanno tragedie per sciocchezze. Che non conoscono il valore delle cose importanti. Della salute. Della vita.
 
«Guardare ogni mattina Jennifer ci dà tantissima forza. È davvero molto brava, ci aiuta moltissimo» raccontano mamma e papà. Per la piccola ora si prospetta un periodo di rieducazione di almeno tre mesi a Conegliano. Poi si valuteranno i progressi e si deciderà. Intanto ci si accontenta dei piccoli passi in avanti di ogni giorno, intervallati da qualche momento di sconforto e delusione. Ma nessuno dei Bettega ha intenzione di mollare. Anzi, pur nella difficoltà del momento che si trovano ad affrontare, hanno trovato un motivo per crescere come famiglia. «Abbiamo visto quant'è importante restare uniti come coppia: l'uno sostiene l'altro quando cede, e viceversa». E dalle labbra da cui in questi mesi sono uscite preghiere e preghiere, una parola di conforto per tutte quelle persone che, come loro, si trovano nel dramma. «Abbiate sempre speranza - è l'augurio di papà Narciso - al di là di quello che, giustamente, dicono i medici. Ognuno può chiamarlo come vuole, ma per noi quello che è successo è un piccolo miracolo. E speriamo e preghiamo che possa proseguire ancora tanto».
 
A fare il tifo per Jennifer, su nell'inverno di Canal San Bovo, c'è una comunità intera: parenti, compagni di classe, amici, fiduciosi che la primavera quest'anno farà risbocciare sui prati del Vanoi il fiore più bello. Quello della vita.


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