Una Repubblica fondata sulla superstizione

Una Repubblica fondata sulla superstizione

di Lucio Gardin

Due giorni fa era venerdì 13 e molte persone hanno ritenuto non fosse un giorno fortunato. A Dimaro è arrivato il Napoli e i tifosi hanno cosparso il campo di sale e, prima dell’allenamento, è passato anche il parroco con l’incenso.

Non c’è che dire, l’Italia è una Repubblica fondata sulla superstizione. Siamo un po’ tutti superstiziosi. Solo che ci dividiamo in due tipi: i superstiziosi perché ci credono davvero e quelli «perché non si sa mai». Sicuramente avrete ancora sentito qualcuno dire: «Io non sono superstizioso ma se vedo un gatto nero cambio marciapiede.. perché non si sa mai».

Ecco, devo dire che in questo caso il «perché non si sa mai» non ha molto senso. È come se uno dicesse «stanotte non vado dalla fidanzata perché sto a casa a leggere da Divina Commedia, però mi metto il preservativo perché non si sa mai». E così, tra un «perché non si sa mai» e un altro, viviamo in preda alla superstizione. Tipo se rovesci il sale a tavola, o se passi sotto una scala e via di questo passo.

Mi sono chiesto, ma chi s’inventerà tutte queste superstizioni? Chi sarà stato il primo tizio che, «così, nel dubbio» ha mozzato una zampa a un coniglio per attaccarla sul retrovisore della sua Punto Sport per vedere se portava fortuna? E perché proprio una zampa di coniglio e non un’aletta di pollo? E quanti poveri animali avrà dovuto mutilare questo psicopatico prima di scegliere la zampa di coniglio? Tra l’altro, certe superstizioni andrebbero perfezionate perché fanno acqua da tutte le parti.

Se rompi uno specchio sono previsti sette anni di sfortuna; e se lo specchio è di quelli che ingrandiscono? Gli anni restano sette o aumentano anche quelli? Oppure a un matrimonio la persona che prende il mazzo della sposa sarà la prossima a sposarsi, e se gli arriva al prete? Che fa, glielo ritira alla sposa? Che poi glielo ritira? E che facciamo, scateniamo una rissa per un bouquet?

Una superstizione ritiene che se ti guarda un guercio porta sfortuna. E se ti guardano due guerci? Porta doppia sfortuna o è come se ti guardasse un tizio normale poiché due forze uguali si annullano? E se un guercio guarda un gatto nero mentre una suora passa sotto una scala? Chi ne esce peggio?

Chi sa bene come trarre profitto da questo ginepraio di superstizioni sono i fabbricanti di amuleti, che hanno trovato la formula di rivendere tutti i prodotti difettosi. Basta metterci la targhetta «porta fortuna». «Capo, questi portachiavi a forma di cuore sono venuti male, sembrano pomodorini». «Bene, vuol dire che faremo dei nuovi porta fortuna». E quest’anno guai a chi esce senza pachino porta fortuna.

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