Mia mamma ci guariva a colpi di starnuti

Mia mamma ci guarivaa colpi di starnuti

di Lucio Gardin

Ogni tanto nelle nostre vite accade qualcosa d’improvviso che rimette tutto in discussione. Questo Coronavirus ha dato un’energica mescolata alle carte della nostra esistenza. Già prima avevamo problemi a socializzare, mo’ è arrivato il carico. Le piazze dei carnevali sono deserte, e se trovi qualcuno ti viene voglia si andare a salutarlo per sapere se sta bene, come nella fiction dei sopravvissuti. Famiglie a dieta da sempre che svuotano gli scaffali dei supermercati, non si capisce se hanno il Coronavirus o il Verme solitario.

In chiesa, i fedeli si siedono uno per banco e al posto del segno di pace si mandano Whatsapp. Io non sapevo neanche cosa fosse l’Amuchina e adesso ce l’ho anche nel tergicristalli. Se starnuti in pubblico ti mandano dall’esorcista, poi arriva il ministro della Salute e ti trafigge con un paletto di frassino. Ricordo da bambino, se mi cadeva una pallina di gelato per terra la mia mamma la raccoglieva con le mani, ci sputava sopra, e poi la rimetteva sul cono dicendomi «fa anticorpi!». Sono cresciuto nella convinzione che se mia mamma avesse voluto, con uno starnuto poteva guarire tutti nel raggio di 100 metri.

Questo panico da contagio mi riporta al film «L’impero di Ash» dove i sopravvissuti a una pestilenza piombano in un cupo medioevo. Il nostro invece è un medio evo a viralità tecnologica. Ho letto su Facebook di un geometra di Milano, cinese, di Cape Canaveral che con uno starnuto ha battuto il record di Virus a polarità + raggiungendo quasi 2 metri e facendo raddrizzare tutte le scope (è stata la prima volta che ho visto uomini con una scopa in mano).

Più propriamente, sembra di vivere al tempo dei Promessi sposi, quando l’epidemia della peste si abbatté su Milano nel 1630. Qualcuno dice che oggi va meglio perché abbiamo la moderna medicina, e non è poca cosa. È vero. Ma abbiamo anche i Social media che sono la moderna malattia, e neanche questo è poca cosa.

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