Orsi e lupi non sono dei peluche

di Luigi Sardi

Forse cominceremo a capire che i boschi del Trentino non sono le foreste quasi impenetrabili della Slovenia, Bulgaria, Romania, Lettonia, Estonia, Lituania. A Tallin un funzionario responsabile della coltivazione delle infinite estensioni di betulle, mi disse che gli orsi che s’ avvicinano troppo ai centri abitati vengono allontanati con scariche di pallettoni di gomma.

Se tornano, vengono sedati e trasferiti con elicottero nel mezzo della foresta oppure abbattuti e la carne venduta nei ristoranti o messa in scatola. Più o meno la stessa cosa avviene nella Slovenia, e così nelle foreste della Romania e Bulgaria dove la caccia all’orso è permessa. Certo, imbracciare un fucile per sparare ad un plantigrado costa un mucchio di quattrini e, comunque, la carme è presente nella lista dei cibi di alcuni ristoranti, oppure venduta in scatola. Certo, la carne in scatola di orso costa molto di più di quella di cervo, e tantissimo la pelle. Se ricordo bene, non può essere portata in Italia come è vietata l’introduzione dell’avorio.

Appunto foreste. Vastissime, quasi impenetrabili, disabitate, senza spazi per le arnie e percorse da cacciatori accompagnati da guide ben pagate o da squadre di operai addetti al taglio del legname. Da noi non ci sono foreste, ma boschi attraversati da strade forestali, sentieri sapientemente trasformati in piste ciclabili, ampiamente segnalati, perfettamente tenuti, che invitano a percorrerli. Ecco frotte di turisti con bambini, cani, macchine fotografiche per cogliere qualche animale. Magari un orso che si gratta la schiena sul tronco di un albero o che compare con due cuccioli vicino ad una pista da sci, che s’abbevera nelle acque dei lago di Tovel, che fugge davanti ai fari di un’automobile o che sfondata la porta d’ ingresso di una baita o supera un recinto elettrificato oppure distrugge un alveare. E poi nei boschi ci sono baite, malghe, alpeggi, animali al pascolo, abitazioni. Insomma, bosco anche fitto. Ma abitato. Dove si aggirano almeno 110 plantigradi del progetto Life Ursus creato “per salvare il piccolo nucleo sopravvissuto all’ormai inevitabile estinzione” come si disse presentandolo.

Era il maggio del 1999 quando venne rilasciata “Kirka”, la pima orsa del citato progetto trasferita dalla Slovenia. Cominciava un progetto ora completamente e purtroppo drammaticamente sfuggito ad ogni controllo. Sette aggressioni in nove anni; una spendita enorme di pubblico denaro, al di là dei costi impagabili sopportati dagli aggrediti - per collari, monitoraggi, uomini e mezzi sempre all’erta, le ripercussioni sul turismo perché molta gente non va più in montagna per legittima preoccupazione. E c’è l’agricoltura da proteggere. E poi ci sono i lupi. A branchi, più pericolosi degli orsi. Ma sempre più vicini ai centri abitati con quel branco che una sera attraversò un paese dalla Valle di Non.

Scriveva Michelangelo Mariani, era il 1673, nel “Trento con il Concilio”: “E’ noto che l’orso nei secoli addietro si estendeva a tutto il Trentino e ve la faceva da dominatore tra gli animali della foresta. E v’erano con lui i lupi, che a torme scendevano dai monti ad assaltare persino gli abitati”. E dopo Mariani ecco, sul finire dell’Ottocento, il librino di Francesco Ambrosi intitolato “L’Orso nel Trentino” che racconta lo scontro fra l’uomo e il plantigrado nei boschi di casa nostra; librino di 45 pagine che varrebbe la pena ristampare perché spiega che quell’animale non è un peluche, ma una bestia feroce quindi imprevedibile e pericolosa. Poi aggiunge cosa mangia. “Ciliegie, mele, uva, germogli, bulbi, tuberi, bacche, miele, piccoli vertebrati e carcasse di animali. Sono la dieta onnivora di questo grande plantigrado che varia sensibilmente in relazione alla stagione e alla disponibilità del territorio. Ma se le trova, sbrana pecore, asini, galline e devasta tutte le arnie che incontra. Ecco il cibo prediletto dall’orso e dai branchi di lupi che ormai si agirano nei boschi di casa nostra. Certo, fa tenerezza vedere un cucciolo di orso o di lupo che corre, rotola, gioca. Cuccioli che diventano subito adulti. Tutto questo è stato scritto, riscritto, ma ignorato.

Ma abbiamo bene in mente quel gruppo di scalmanati – si dicevano animalisti ma calzavano scarpe di pelle – entrare di prepotenza nel palazzo della Provincia in Piazza Dante, raggiungere urlando frasi sconnesse il secondo piano gridando assassini o assassino, non ricordo bene, all’indirizzo dell’allora Presidente della Giunta Ugo Rossi. Un’ orsa denominata “Daniza” era morta forse per l’anestetico “sparato” per poterla munire di radiocollare. E subito era divampata la protesta. Per non dire di quanto ci costa l’orso al Casteller e quello traferito, mi pare, in Bulgaria dopo aver pagato quelli prelevati in Slovenia. E c’è un po’ da arrabbiarsi per quelli che, con striscioni, si sono collocati ai caselli dell’Autobrennero invitando a non venire nel Trentino dove “per un pugno di voti” si è deciso di dare la caccia ad un plantigrado pericoloso. Davvero la stupidità non ha mai limiti.

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