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L’intolleranza al lattosio: che cos’è e come si tratta

Stiamo parlando di uno dei disturbi più comuni e per questo uno degli argomenti più dibattuti in ambito alimentare per la salute umana. Nel suo blog sull'Adige se ne occupa il dottor Fabio Diana

Cos’è l’intolleranza al lattosio? La persona intollerante al lattosio non è in grado di digerire completamente lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. L’intolleranza al lattosio può essere di due tipi. Di origine genetica, ed essere presente già nell’infanzia o manifestarsi in età adulta come conseguenza del calo progressivo della produzione dell’enzima lattasi, oppure può essere associata ad altre problematiche.

Problematiche che interessano l’intestino, come la celiachia, infezioni intestinali, o terapie farmacologiche, come la chemioterapia. Nel secondo caso, dopo un adeguato periodo di eliminazione e dopo aver sistemato la causa responsabile, l’intolleranza al lattosio può regredire. In Italia interessa quasi una persona su due.

Perché si verifica?

La mancanza dell’enzima lattasi impedisce, a livello dell’intestino tenue, la digestione del lattosio, zucchero del latte e dei suoi derivati. Non venendo assorbito, quando il lattosio raggiunge il colon e trova la flora batterica, viene fermentato producendo gas, in particolare idrogeno, generando quindi la sintomatologia.

Quali sono i sintomi?

In rapporto al livello di intolleranza, i sintomi vanno da un lieve senso di gonfiore addominale a sintomi ben più fastidiosi. Questi possono comprendere dolori addominali, diarrea o stitichezza, meteorismo, ma frequentemente anche sintomi generali come nausea, stanchezza, mal di testa e problemi di pelle. I sintomi regrediscono con una dieta priva o a basso contenuto di lattosio. Chiaramente i sintomi dipendono dalla quantità di lattosio assunto con la dieta.

Come posso sapere se sono intollerante?

L’esame diagnostico più diffuso per sapere se si è intolleranti al lattosio è il test del respiro o Breath Test. Consiste nella analisi dell’aria espirata prima e dopo l’assunzione di una certa quantità di lattosio. Se il lattosio non viene assorbito per mancanza di lattasi, si evidenzia un aumento dei gas, e in particolare dell’idrogeno. Il livello raggiunto, nonché gli eventuali sintomi che si verificano durante o nelle ore seguenti il test, danno anche un’idea della gravità del problema e di quanto debba essere più o meno rigida la dieta da seguire.

Indicazioni dietetiche.

Importante evitare o ridurre le principali fonti di lattosio. Quindi latte, panna e formaggi freschi, sia di mucca che di capra o di altri animali, e i derivati che li contengono, tipo gelati, prodotti da forno, cioccolato al latte, etc. Fortunatamente i formaggi stagionati come parmigiano, grana, ma anche gorgonzola, contengono piccole quantità di lattosio e, a parte i casi particolarmente gravi, non determinano reazioni negli intolleranti. Nei negozi ci sono inoltre molti cibi delattosati, cioè privi o a basso contenuto di lattosio. Purtroppo, le fonti di lattosio sono spesso mascherate e le principali sono presenti nei cibi confezionati sotto forma di latte in polvere e siero di latte in polvere. Il latte in polvere contiene 10 volte più lattosio rispetto al latte normale, questo spiegherebbe almeno in parte, l’importante incremento di problemi intestinali correlati con l’intolleranza al lattosio. In caso di assunzione di lattosio, per prevenire i sintomi, si può associare al pasto un integratore di Lattasi, proprio l’enzima che manca negli intolleranti.

Consigli utili

  1. Se i sintomi sono rilevanti e persistono dopo l’eliminazione del lattosio, valutare possibili allergie o intolleranze alle proteine del latte.
  2. Un intestino in buone condizioni è in grado di digerire una certa quantità di lattosio; quindi, è importante anche avere una dieta sana nel suo insieme, che favorisca una buona flora batterica.
  3. Evitare un eccessivo consumo di cibi delattosati, preferendo cibi naturalmente a basso contenuto di lattosio.
  4. Lo yogurt bianco intero può essere comunque un buon alimento assunto in piccole dosi. È spesso tollerato, oltre ad apportare numerosi e importanti fermenti lattici.

Fabio Diana

Specialista in Medicina interna e Medicina dello sport

www.fabiodiana.it

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