I carri armati tedeschi arrivano in Ucraina: il monito di un gigante con la clava

di Luigi Sardi

TRENTO. Carri armati di fabbricazione germanica schierati sul fronte della guerra russo-ucraina negli stessi luoghi dove nel 1941 con l’operazione denominata “Barbarossa” le armate hitleriane ottennero vittorie significative, compirono stragi inaudite occupando aree economicamente importanti dell’Unione Sovietica cominciando proprio dall’ Ucraina e dalla Crimea.

L’arrivo in quella terra che fu russa dei Leopard allontana l’idea di una pace, incalza la decisione di “arrestare”, come gli americani fecero con Saddam Hussein che si doveva pendere “vivo o morto”, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ora ricercato con l’accusa di crimi di guerra resa ancor più tragica dall’aggravante della deportazione di bambini ucraini in Russia, tragedia che richiama alla memoria l’orrore dei bimbi ebrei trasferiti dai nazisti e dai fascisti nei campi di sterminio nati dalla follia della seconda guerra mondiale “passati per un camino e adesso sono nel vento”.

C’è addirittura un “mandato di cattura internazionale” firmato dai giudici della corte penale dell’Aia, e uno di questi è italiano. Insomma il presidente della Russia e la commissaria di Mosca per i diritti dei bambini indicata come la funzionaria che ha curato e diretto i forzati trasferimenti dei figli di ucraini, ora affidati a famiglie o ad orfanotrofi, possano venire arrestati se dovessero entrare in uno degli stati che aderiscono alla convenzione dell’Aia.

Anche chi ha incontrato Putin, per esempio Xi, il presidente cinese arrivato a Mosca da Pechino e il Presidente della Bielorussia Aljaksandr Ryhoravic Lukasenko potranno - anzi dovranno - essere accusati di favoreggiamento di latitanti, condizione nella quale Putin e la sua complice si dovrebbero già trovare, considerata l’evidente impossibilità di un loro arresto o di una spontanea decisione di costituirsi alle autorità giudiziarie dell’Aia.

Intanto i carri armati tedeschi risvegliando antichi ricordi, possono riaccendere terribili rancori e Putin risvegliando i sentimenti dell’antica “guerra patriotica” ha detto che si è ricostituita il “patto d’acciaio”, quel “RoBerTo” di tragica memoria, che aveva unito Roma. Berlino e Tokio nella guerra di 80 anni fa. E mentre le città dell’Ucraina vengono sbriciolate, affiora un dubbio: in quella guerra sempre più aspra che abbiamo sulla porta di casa, altro tassello della strisciante terza guerra mondiale, c’ è il rischio di un Putin, magari sul punto di perdere la faccia, perda la testa e schiacci il temuto bottone. Quello che cancellerà l’umanità.

A proposito di guerra futura, anche quella inevitabile se si combatterà la terza. Nel 1930 venne stampato a Milano il libro “Luglio ‘14” di Emil Ludwig il giornalista ebreo nato a Breslavia che dopo aver intervistato Josif Stalin a Mosca nel 1931, raccolse le impressioni del Duce nel libro “Colloqui con Mussolini”. Forse meno noto il suo libro sulla Grande Guerra, epoca nella quale l’Umanità impiegò ogni atrocità, dai lanciafiamme, ai gas, agli aeroplani, ai sommergibili per accrescere a dismisura la strage che divenne enorme anche fra i civili nella seconda guerra fatta di carri armati, aerei, portaerei e petrolio finita nel lampo della bomba atomica.

Si profila la terza fatta di droni, navi da sessanta bilioni, si “bilioni”, di dollari, che basterebbero a sfamare tutti i bambini della terra, vincere il cancro, salvare milioni di persone dalla fame. Ma dopo l’Ucraina si profilano Formosa, la Corea del Nord e via elencando. Ludwig aveva pensato alla guerra del futuro, quella che doveva venire dopo il luglio del 1914. E la disegna con un uomo gigantesco, nudo, feroce che balza da uno sfondo di fiamme e da uno stormo di uccelli neri. Impugna una clava, l’ultima arma rimasta dopo la distruzione del mondo.

Si sbagliava di un’epoca. E quel mostro con la clava dà angoscia.

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