La rivolta degli Schützen contro Tolomei

La rivolta degli Schützen contro Tolomei

di Luigi Sardi

Venerdì 16 agosto 2019. Il giornale l’Adige intitola la rivolta degli Schützen contro i nomi imposti dagli italiani. Il cartello stradale – come altri seicento analoghi cartelli – che indica l’inizio del territorio comunale di Salorno riporta solo la dicitura in italiano. Quella in tedesco Salurn è stata coperta da un adesivo con la scritta “Dna Seit 97 J” ovvero “Deutsch nicht amtlich seit 97 Jahren” che significa “Non ufficiale da 97 anni”.

Nella notte gli Schützen del Sudirolo avevano messo in atto una spettacolare protesta coprendo appunto su seicento cartelli stradali la denominazione tedesca. Scegliendo una data, l’anniversario della nascita (1865) di Ettore Tolomei

Appunto Tolometi, roveretano di origine, il personaggio che “fuse insieme nazionalismo ed imperialismo, con fanatica coerenza e anche con perfidia”. Come scrisse nel 1988 Umberto Corsini probabilmente lo storico più importante del moderno Trentino che ha tracciato un sapiente ritratto dell’inventore de l’ “Archivio per l’Alto Adige”, la spina nel cuore di ogni tirolese. Era il 1905 quando Tolomei scrisse il capitolo intitolato “L’Alto Adige nell’unità della Penisola. Era l’aprile del 1915 quando scrisse “l’Italia al Brennero” divenendo l’alfiere degli interventisti che volevano la guerra all’Austria.

Risaliamo al primo maggio del 1923, alle pagine del quotidiano Der Tiroler per leggere come per mano di Tolomei “antichissimi nomi tedeschi debbono lasciare il posto a nomi italiani di nuovo conio. Si vuole infatti cancellare il carattere unitario del Sudtirolo; si vuole far credere all’estero che esso è sempre stato territorio italiano sia per fatti storici che per insediamenti. Il carattere tedesco deve scomparire, si ha l’impressione che ci considerino stranieri, che giudichino l’attaccamento alla nostra identità come una manifestazione di ostilità nei confronti degli interessi dello Stato, che ci trattino come cittadini di secondo ordine… in tal modo un po’ alla volta la nostra essenza tedesca sarà destinata a scomparire”.

Proprio in quell’anno, il 15 di luglio, Tolomei divenuto Senatore del Regno, annunciò il suo programma al Teatro civico di Bolzano chiedendo la cancellazione del carattere tedesco dell’Alto Adige. Trentadue punti: Italianizzazione della toponomastica tedesca, delle scritte pubbliche, dei nomi delle vie e delle piazze e dei cognomi, [che vennero rudemente italianizzati privando così un popolo della propria identità]. Abolizione del nome Sudtirol, istituzione di una provincia unica per tutto il territorio annesso del Tirolo (Trentino e Alto Adige), riduzione e limitazione dell’ingresso e del soggiorno ai cittadini tedeschi, introduzione dell’italiano come lingua ufficiale con intensa promozione della lingua e cultura italiana fondando asili e scuole italiane introducendo la lingua italiana nei tribunali mentre l’Impero di Francesco Giuseppe aveva mantenuto i codici civili e penali nella lingua italiana là dove si parlava l’italiano, poi licenziamento degli impiegati tedeschi o loro trasferimento nelle vecchie provincie (Lombardia e Veneto). Con furia iconoclasta Tolomei ordinò la rimozione del monumento a Walther von der Vogelweide in quel di Bolzano.

Nell’estate del 1924, in Alto Adige si apprese con indignazione che il Regno d’Italia aveva permesso in Cirenaica e in Tripolitania di conservare nelle scuole la lingua araba trattando così lòa popolazione libica meglio dei sudtirolesi. Eppure il primo dicembre del 1919 re Vittorio Emanuele III nel discorso della Corona aveva affermato che “le nuove terre riunite all’Italia impongono la soluzione di nuovi problemi [ma] la nostra tradizione di libertà deve segnare la via alle soluzioni, con il maggior rispetto delle autonomie e delle tradizioni locali”. Ma era stato nel gennaio del 1926 che cominciò la fascistizzazione dell’Alto Adige (ormai il nome Sudtirolo era scomparso, nda). Appunto il 7 gennaio un decreto impose in tutte le classi scolastiche un esame orale di italiano come licenza alla promozione. Tre giorni dopo un altro decreto stabilì la revoca della cittadinanza italiana per coloro ch si rendevano indegni per la loro condotta politica, insomma per quelli che non gridavano via il re d’Italia. Tutto precipitò il 26 gennaio quando veniva ordinata la “re-italianizzazione” dei cognomi di presumibile origine italiana e Tolomei dimostrò che l’ 80 per cento dei cognomi sudtirolesi fossero di origine romana. Era il “lavacro dei nomi” mentre si radicava nel pensiero degli italiani plagiati dalla propaganda fascista la necessità assoluta della frontiera del Brennero sulla scorta – anche questo è stato scritto dal prof. Corsini – “delle faziose informazioni e delle pseudo argomentazioni di Tolomei [che] sostenendo la necessità della frontiera del Brennero faceva discendere in maniera spiccia il diritto alla italianizzazione del Sudtirolo” dove si parlava, si parla e si parlerà il tedesco.

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