Una natura tutta da gustare

di Tracce

Vita frenetica e abbondanza hanno fatto perdere l’abitudine, un tempo molto diffusa, di raccogliere fiori e piante spontanee commestibili e mangiarli cotti o crudi, essiccarli o congelarli per l’inverno, farne marmellate o sciroppi. Oggi però c’è una riscoperta di questa cultura tradizionale da vivere all’aria aperta, magari insieme alla propria famiglia, e da rivivere poi seduti a tavola in cucina. “Le prime volte che si va a raccogliere piante - raccomanda Loredana Cavada esperta in scienze naturali della cooperativa Terre Altre - è importante farsi accompagnare da un esperto o frequentare prima uno dei molti corsi che vengono organizzati sul territorio. Alcune piante commestibili possono infatti essere confuse con altre velenose, persino mortali. Per non perdere i benefici che le erbe spontanee offrono è poi importante raccoglierle in zone naturali evitando quindi le aree vicino alle strade o alle coltivazioni intensive. Tra le piante più diffuse e versatili - spiega Cavada - c’è sicuramente il tarassaco di cui si può utilizzare ogni parte: le foglie diventano una fresca insalata primaverile; i boccioli cotti in acqua e aceto sono degli ottimi surrogati del cappero da conservare in olio o aceto o sale; i fiori si possono mangiare fritti in pastella o utilizzarli per fare uno sciroppo contro la tosse o il mal di gola. Infine, tostando le radici si ottiene un buon sostituto del caffè. Ottimo poi anche il luppolo i cui germogli teneri si prestano per risotti, frittate, ripieni di ravioli o gnocchi di pane. Molto diffusi sono anche l’acacia, il sambuco ed il silene (sgrizoli)”.

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