17 marzo, i 150 anni e la vacanza col ponte

Celebrare l'Unità d'Italia ricordando le ragioni del nostro stare insieme è una cosa non solo giusta, ma necessaria in un paese diviso e lacerato, dove i venti della secessione soffiano continuamente e vanno ad aggiungersi a quelli della disgregazione politica e morale. Ripensare a quanto avvenne 150 anni fa, quando si posero le basi per superare i secolari campanilismi regionali e creare una nazione che ha saputo il secolo successivo diventare fra le prime nel mondo, è essenziale per ritrovare la bussola che come Paese abbiamo smarrito

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, nel nostro paese non ci si stupisce più di nulla, certo. Ed ecco l'annuncio del sottosegretario Gianni Letta che il 17 marzo 2011 (una tantum) sarà giornata di festa nazionale per celebrare l'unità d'Italia. E, per non sbagliare, è probabile che si «ponteggi» il giorno 18, si sa come funziona. E mai possibile che, al cospetto di un mercato a picco, di una crisi dell'occupazione senza precedenti, di un panorama tristissimo nella cultura, di una scuola senza risorse né futuro e via dicendo, non si trovi di meglio che ricordare un'Italia «unita» (che non c'è più, per la miseria) facendo vacanza? Immagino i brontolii di dissenso di chi comunque ritenga appropriato festeggiare (ma che cosa poi?). Personalmente sono solo preoccupato di come/ quando recupererò varie ore di lezione che gli studenti non potranno avere. Già mi vedo questi studenti costretti in alternativa a studiare la storia del risorgimento e ad ammirare in Hd la cerimonia commemorativa al Pantheon. Per due giorni interi. Figuriamoci. Stefano Oss - Università degli studi di Trento
Celebrare l'Unità d'Italia ricordando le ragioni del nostro stare insieme è una cosa non solo giusta, ma necessaria in un paese diviso e lacerato, dove i venti della secessione soffiano continuamente e vanno ad aggiungersi a quelli della disgregazione politica e morale. Ripensare a quanto avvenne 150 anni fa, quando si posero le basi per superare i secolari campanilismi regionali e creare una nazione che ha saputo il secolo successivo diventare fra le prime nel mondo, è essenziale per ritrovare la bussola che come Paese abbiamo smarrito. E anche per ricercare in noi quelle stesse forze ideali e politiche che portarono un secolo e mezzo fa, pur fra mille contraddizioni, ad unificare la Penisola, per secoli meta di scorribande e invasioni straniere. Ridurre un momento così importante di riflessione nazionale alla solita vacanza, il giovedì col «ponte» per fare il week end lungo di quattro giorni, è l'avvilente dimostrazione di quanto l'Italia voglia «pensare» al proprio stare insieme. Altro che «Giornata della memoria» del nostro essere italiani dove discutere a scuola delle ragioni dell'Italia unita e trasmettere in televisione finalmente un programma serio di «pensiero» e non solo di urla. No, si è preferito aggiungere al trastullamento degli italiani che si gingillano incoscienti sulla crisi, il debito pubblico a livelli abissali, l'economia ferma, la disoccupazione e la mancanza di futuro per i giovani, un'altra settimana bianca a metà marzo, confidando sul bel tempo e sulla neve, prima delle vacanze di Pasqua e delle gite fuori porta, magari con capatina al mare. Gli italiani non sanno pensare ad altro. E il governo ci va dietro, con buona di chi all'Unità d'Italia ci crede veramente. p.giovanetti@ladige.it

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