La democrazia dal basso, i beni comuni e la lezione di Howard Zinn

di Zenone Sovilla

La foresta di Sherwood è un punto di osservazione sulle cose del mondo,dal cortile di casa ai macrosistemi, che ci invita a uno sguardo"estraneo". Cioè, libero dai numerosi condizionamenti e riflessicondizionati imposti dalla nostra piccola realtà quotidiana che tende ascompaginare la nostra visione delle priorità civili, politiche,culturali, comportamentali. Complice, un'epoca figlia del consumismo edel marketing-pensiero che plasma un po' tutto, dalla scuola allarappresentanza istituzionale, dal mondo dell'informazione al nostropiccolo quartiere a rischio identitario.
Si ha la sensazione che cisi occupi troppo poco di questioni fondamentali e che si sprechinoinvece enormi energie sociali in faccende di poco conto ma spessogonfiate ad arte, specie in contesti un po' alla deriva come quelloitaliano.
Alcune figure intellettuali improntate a un certopragmatismo analitico ci possono aiutare, fra teoria e prassi, adistricarci in questa giungla di conoscenze imposte o negate secondomodelli che rispondono sostanzialmente alle dinamiche fra centri dipotere economico e politico poco compatibili con una democraziacompiuta e vitale. Poco compatibili con un'architettura istituzionaleche - se la filosofia della Carta costituzionale ha ancora un valoreconcreto - dovrebbe attivare le dinamiche decisionali di un poteresempre più "diffuso", non mortificarle accentrando in poche mani lescelte che contano e lasciandoci come abbagliante "consolazione" ilGrande Fratello, il centro commerciale sempre aperto o un week-endesotico.
Mi piace ricordare, in questa occasione, un pensatoreamericano che in proposito ci ha offerto preziosi strumenti perarricchire consapevolezza e partecipazione popolare alla vita pubblica:Howard Zinn, che è scomparso pochi giorni fa all'età di 87 anni. Zinn,storico e politologo, ci ha saputo spiegare esaurientemente, fral'altro, come il "potere" è in grado di imporre alla società la suavisione delle cose (basterà menzionare in proposito la sua opera piùnota: «Storia del popolo americano dal 1492 a oggi» , nata negli annniSettanta dalla constatazione che «la storiografia ufficiale ometteva dasempre numerosi elementi cruciali del passato»).
Dopo aver partecipato come aviere americano ai bombardamentisull'Europa durante la Seconda guerra mondiale, Zinn fu sempre in primalinea nel contrastare le opzioni belliche (dal Vietnam all'Iraq) di cuisottolineava l'incalcolabile costo umano e i risultati mai coerenti conle premesse della vigilia fatte da chi, nella sua stanza chiusa,sembrava ignorare il punto di vista dei "governati", specie dei piùdeboli. «Se la storia - scriveva Zinn - vuole essere creativa esuggerire un futuro possibile, occorre valorizzare possibilità nuove erivelare gli episodi misconosciuti in cui la gente comune ha mostratola propria capacità di resistere e lottare».
In Italia era un grande amico di Emergency, associazione di cui era stato ospite in diverse occasioni.
NegliStati Uniti uscirà la prossima settimana il documentario "The PeopleSpeak" nel quale Zinn riprende il tema della democrazia sostanziale,sul filo della sua "Storia del popolo americano", evocando leesperienze di chi, dal basso, è riuscito a cambiare il corso deglieventi nel nome del "bene comune". Personaggi come Matt Demon, MorganFreeman, Viggo Mortensen e Bob Dylan lo affiancano in quest'ultimaoperazione, definita una "celebrazione della democrazia".
Zinn, inuna delle ultime interviste, disse che avrebbe amato essere ricordatoper aver proposto un cambio di visuale sul mondo, la guerra, i dirittiumani e l'equità, sollecitando "il popolo a utilizzare il potere chegli spetta".
Ci si può informare, fare un'idea e poi eventualmentemobilitare cercando strumenti democratici utili, in molti ambiti spessocolpevolmente tralasciati o travisati dalle "autorità" competenti, daltraffico a motore (di cui parleremo in un prossimo "grido" dallaforesta) all'uso delle risorse (suolo, acqua...) e degli esseri umani.
Certo,la cosa potrebbe irritare chi, nella sua torre d'avorio del potere,ritenesse che un po' di diossina nel latte, in fondo, non è un problemada drammatizzare. Ma spesso democrazia e difesa dei reali "interessicollettivi", nostri e dei posteri umani, significa proprio disturbareil manovratore a suon di informazioni, indagini indipendenti, denuncedegli intrecci perversi che ostacolano la propulsione necessaria alcambiamento possibile su molti versanti (dai processi decisionali allescelte strategiche in settori come l'energia o la gestione delterritorio, entrambi vittime di politiche spesso allucinanti).
Possibile,ma scomodo per chi si gode la sua beatitudine da posizioni diprivilegio ossessivamente ancorate a visioni introverse della realtà,comode per un potere che ha perpetuare se stesso come priorità.
Il che è un po' poco per tutti gli altri cittadini, Grande Fratello permettendo.


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