L'Euro ha salvato l'Italia (e i nostri risparmi)

L'introduzione dell'euro è stata una fondamentale àncora di stabilità e di sicurezza per il nostro Paese e per i nostri risparmi. Ha costituito un baluardo di fronte alle crisi internazionali (terrorismo, guerre) ed economiche (crollo delle borse, aumento del prezzo del petrolio, eccetera), ed ha reso la valuta con cui percepiamo stipendi e pensioni la più forte del mondo. Questo vuol dire che ciò che noi risparmiamo non è esposto a continue svalutazioni che ne distruggono il valore effettivo, come avveniva con la lira

di Pierangelo Giovanetti

Il tempo è galant'uomo. Ho ancora nella mente la massiccia campagna nazionale dei personaggi più in vista della compagine governativa di centrodestra, a partire dal 2002, contro l'introduzione dell'euro in Italia ed il conseguente ancoraggio della moneta italiana all'Europa: l'aumento strisciante e continuo dei prezzi, la perdita del potere di acquisto dei salari e delle pensioni, la scarsa competitività del sistema produttivo dell'azienda Italia, la stagnazione del Pil: tutta colpa dell'euro! Dopo gli scandali Parmalat, Cirio, bond Argentina, Banca d'Italia e furbetti del quartierino ed altri simili, e soprattutto dopo lo scossone di queste settimane a causa della crollo delle Borse mondiali e il panico dei risparmiatori di tutto il mondo per il rischio di un impoverimento generale del mondo occidentale, con la possibile conseguente recessione economica, ritengo che finalmente si stia facendo giustizia della bugia fatta circolare fra la gente nei riguardi dell'euro. Se l'Italia negli ultimi sei anni non fosse stata ancorata all'euro saremmo diventati un paese del terzo mondo, sicuramente non lontani dal fenomeno Argentina di una decina di anni fa. Ve la immaginate la nostra tanto cara e tanto rimpianta liretta in balia degli speculatori di professione, di quegli squali che in questi giorni fanno tremare tutti i potenti e i poveri cristi del mondo? Negli ultimi sei anni in Italia e nel mondo sono successe tali e tante porcherie che ora saremmo qui a soffiarci sulle dita per il freddo e pagheremmo un chilogrammo di pane 20.000 o 30.000 lirette e saremmo costretti a mettere tutti i giorni nel piatto quello che capita, come successe subito dopo la fine della seconda guerra mondiale! Penso sia d'obbligo la riconoscenza ed il ringraziamento a Prodi (Primo Ministro) e a Ciampi (ministro del Tesoro) che ebbero l'intuizione e l'ardire di sperare che l'Italia avrebbe potuto far parte dell'Europa dell'euro.
 
Carlo Bee - Rovereto
 
L'introduzione dell'euro è stata una fondamentale àncora di stabilità e di sicurezza per il nostro Paese e per i nostri risparmi. Ha costituito un baluardo di fronte alle crisi internazionali (terrorismo, guerre) ed economiche (crollo delle borse, aumento del prezzo del petrolio, eccetera), ed ha reso la valuta con cui percepiamo stipendi e pensioni la più forte del mondo. Questo vuol dire che ciò che noi risparmiamo non è esposto a continue svalutazioni che ne distruggono il valore effettivo, come avveniva con la lira. E il nostro portafoglio consente un potere d'acquisto altissimo nel mondo. La «pesantezza» dell'euro è ciò che ha permesso, per fare un esempio, di non dover pagare la benzina sette-otto mila lire al litro, di fronte all'esplosione dei prezzi del petrolio dell'estate scorsa. Senza dimenticare il fattore politico dell'euro, che ha consentito di dare un enorme impulso all'unificazione delle economie europee. Come pure ha introdotto una maggiore chiarezza nei prezzi nel vecchio Continente, e il superamento del continuo obbligo di cambiare valuta, quando si viaggia in Europa. Certo, il passaggio all'euro ha causato anche un aumento dei prezzi, che è ciò che la gente si ricorda di più e che la demagogia politica di governanti provincialotti ha cavalcato con incredibile irresponsabilità. Questo, però, non è dovuto all'euro. Ma ai mancati controlli sugli aumenti ingiustificati avvenuti con il cambio della valuta, quando nel giro di pochi giorno ciò che costava mille lire è passato a costare un euro. Ed è avvenuto anche perché i prezzi italiani si sono adeguati a quelli dei maggiori Paesi europei, con rialzi improvvisi e consistenti. Ma non per colpa dell'euro forte, come alcuni hanno sostenuto, ma della lira debole, a lungo tenuta artificialmente debole per favorire le esportazioni a danno dei risparmiatori e dei percettori di reddito fisso. Credo anch'io che il nostro Paese abbia un debito di riconoscenza enorme nei confronti dei due artefici di questo storico passaggio: Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi. Ma l'Italia è un Paese che la riconoscenza non sa nemmeno dove stia di casa. E ancor'oggi c'è chi sputa nel piatto dove mangia, invece di ringraziare chi ha messo i nostri risparmi al riparo dai crolli finanziari.
 
p.giovanetti@ladige.it

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