Femminicidi / Il caso

«Oggi offre Giulia Cecchettin»: via social l'indignazione contro il vergognoso post da black humor

Il post è comparso ieri, 18 dicembre, sulla piattaforma Meta “Threads” e condiviso, nonché commentato, da migliaia di ragazzi adolescenti che hanno aggiunto battute indecenti mascherate da “black humor” anche nei confronti di Yara Gambirasio e di altre vittime di femminicidio

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di Elena Piva

È trascorso poco più di un mese dall’11 novembre, giorno in cui Filippo Turetta ha strappato alla vita l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, uccisa a soli 22 anni perché decisa a non ricominciare la loro relazione.

Nelle scorse settimane un’inedita ed attenta opinione pubblica è stata mossa e scossa dalle parole di Elena Cecchettin, sorella maggiore di Giulia (riprese via social anche dal fratello minore, Davide) che ha trasformato un dolore personale (privato, familiare) in una questione politica, assumendosi la responsabilità di contribuire al cambiamento sociale per il futuro di tutti e tutte noi. «Filippo non è un mostro - aveva detto la 24enne ai microfoni della stampa - un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece qui la responsabilità c’è». 

Eppure, nonostante la mobilitazione nelle piazze italiane, via social e a mezzo stampa, sembra ancora lontana l’estirpazione alla radice di comportamenti inopportuni e altamente offensivi, miranti solo ad accrescere una violenza verbale ed emotiva che nutre il fenomeno del femminicidio. Ieri su Threads, nuovo social network di Meta, è comparso un post legato al black humor ritraente una clip video di una pentola automatizzata (in grado di mantecare la pasta facendola saltare senza l’aiuto di una persona fisica) con la seguente scritta «Oggi offre Giulia Cecchettin», alludendo chiaramente al suo essere morta.

Nel giro di due ore il post in questione ha ottenuto 8mila likes ed ha dato vita a una rete di condivisione di ulteriori post da umorismo nero. 

Con l’espressione “umorismo nero” (black humor, in inglese) si fa riferimento a un sottogenere dell’umorismo che tratta tematiche forti, serie e a volte tabù: dalla violenza alla religione, dalla morte al terrorismo, arrivando sino all’omicidio. Non possiamo però nasconderci dietro il dito della giustificazione “è fine a sé stesso, vuole solo distrarre e suscitare ilarità”, quando scredita una vittima di femminicidio. Di più: il post al centro del dibattito delle ultime ore ha visto concentrare, da parte di ragazzi adolescenti, numerosi commenti riguardanti anche il caso di Yara Gambirasio, come si evince dalla seguente immagine. 

Sempre ieri, il profilo social di “Thatsfabofficial” (Community di donne che trattano temi d’attualità, inizialmente nata per trattare di moda, beauty e lifestyle), ha condiviso il post offensivo e scritto quanto segue: «Post vomitevole su Threads di un ragazzo che avrà tra i 16 e i 22 anni, che ha deciso di fare “satira” o “black humor” su una tragedia come quella di Giulia Cecchettin. Ma non è stato l’unico, anzi, i commenti sotto (di altri ragazzi) sono ancora più agghiaccianti, e tirano in mezzo altre vittime di femminicidio, ironizzando sulle loro morti».

«Ma anche inni al patriarcato con tanto di cuori sulla foto di Giulia e Filippo nel campo di fiori - aggiunge - abbiamo deciso di denunciare tutto questo e condividiamo affinché possiate segnalare anche voi. Perché fare finta di nulla è essere complici. Perché commentare la cosa come “era solo una battuta” o “una ragazzata” vuol dire essere parte del problema ed essere responsabili tanto quanto chi commette questi crimini. Perché questa non è satira, umorismo o black humor, è violenza su violenza. Questo mondo deve diventare migliore, dobbiamo essere noi in primis a lottare per renderlo tale». 

Resta ora da chiedersi quanto sia tollerabile etichettare come “frutto di comicità” l’allusione a una vittima di femminicidio per ottenere un seguito social e quanto questo possa essere parte di una crescita sociale, di fronte alla sofferenza di una famiglia (o meglio, di entrambe le famiglie coinvolte) e di tutti coloro i quali hanno perso una persona cara per mano della violenza maschile. La famiglia Cecchettin ha anche ricevuto minacce e insulti sul web ed ha presentato nei giorni scorsi alcune denunce alla polizia postale, oltre che querele per diffamazione.

Virali dovrebbero tornare ad essere le parole espresse da Gino Cecchettin, che ha ricordato la figlia durante la trasmissione “Che tempo che fa” intervistato da Fabio Fazio: «Adesso mi trovo senza una moglie, senza una figlia e con una possibilità, quella di gridare che dobbiamo fare tutti qualcosa. Ora devo riprendere un po' di forza. Fondare una fondazione è qualcosa che sta nei nostri piani. Io ho detto 'voglio essere come Giulia', ho concentrato tutto il mio cuore e la mia forza su di lei, sono riuscito ad azzerare l'odio e la rabbia. Mi impegnerò ancora in questa battaglia». 

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