Mediterraneo / Il dramma

Migranti: sbarchi a raffica, polemica sui soccorsi ad altri 41 annegati a Lampedusa

Continuano, dunque, gli arrivi in massa e purtroppo anche le tragedie in mare. L'Unicef: «Assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che fanno partire i migranti con il mare in tempesta». La leader Pd Schlein: «Servono vie legali e sicure per l'accesso all'Ue, nel frattempo va avviata una missione istituzionale europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo»

TRENTO. Sono 578 i migranti giunti, a partire dalla mezzanotte, a Lampedusa, oggi, 10 agosto.

Continuano, dunque, gli arrivi in massa e purtroppo anche le tragedie in mare. Con molte polemiche anche sul fronte dei soccorsi mancati.

Ieri, nuovo naufragio a Lampedusa: 41 annegati, nel week-end si erano registrati altri 33 fra morti e dispersi.

Sarebbero partiti da Sfax, in Tunisia, con il mare in tempesta. Dopo circa 6 ore di navigazione, il barchino di metallo di 7 metri sul quale erano stati «caricati» in 45, si è ribaltato ed è affondato.

Quarantuno, fra cui 3 bambini, i migranti morti; quattro - tre uomini e una donna, originari di Costa d'Avorio e Guinea Konakry - i sopravvissuti che sono riusciti ad arrivare a Lampedusa.

E poco dopo, sono giunti 18 tunisini bloccati dalla Guardia di finanza. I naufraghi sono stati salvati, nelle acque antistanti a Zuwara in Libia, dalla nave, battente bandiera maltese, bulk carrier «Rimona».

Né l'equipaggio del mercantile, né i militari della motovedetta Cp327 della Guardia costiera, sulla quale i superstiti sono stati trasbordati, hanno avvistato cadaveri dei compagni di viaggio, perché i quattro sono stati soccorsi martedì, dopo più giorni dal naufragio e molto distante dal punto in cui si sarebbe consumata la tragedia.

I naufraghi hanno raccontato ai militari della Guardia costiera prima, e ai poliziotti della squadra mobile di Agrigento poi, di essere partiti da Sfax in 45, fra cui 3 bambini, alle 10 di giovedì. Il loro barchino si sarebbe capovolto per le onde e sarebbe affondato. Tutti i migranti - stando a quanto riferito dai superstiti - sono finiti in mare. Solo in 15 avevano un salvagente, ma, con il passare delle ore, sono annegati.

I sopravvissuti, 3 minorenni non accompagnati e un uomo adulto, hanno riferito di essere rimasti per diverse ore in acqua, aggrappati a delle camere d'aria, almeno fino a quando non sono riusciti ad avvicinarsi e a salire su una barca in ferro, senza motore, verosimilmente abbandonata dopo un trasbordo di altri migranti. Sulla carretta sono rimasti alla deriva, trasportati dalla corrente - stando alle confuse dichiarazioni dei naufraghi - per circa 3 o 4 giorni.

Ad avvistarli e localizzarli ieri è stato l'assetto aereo Frontex «Eagle2» che ha fatto scattare i soccorsi.

La Capitaneria di porto ha attivato la Guardia costiera libica, perché il natante con i 4 sopravvissuti nel frattempo era finito al largo della Libia, ma nessuno è intervenuto.

Le motovedette italiane si sono dunque spostate fino al largo delle acque di Zuwara dove i quattro erano stati, nel frattempo, messi in salvo dalla nave bulk carrier «Rimona».

Il procuratore capo facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato.

Stessi reati ipotizzati nell'inchiesta che viene portata avanti per il doppio naufragio, verificatosi nel pomeriggio di sabato scorso, a circa 23 miglia Sud-Ovest da Lampedusa. Allora i dispersi furono 33 e 2 le salme recuperate: una donna e un bambino di un anno e mezzo, entrambi ivoriani, recuperati dalle motovedette della Capitaneria che hanno tratto in salvo 57 ivoriani, gambiani, malesi e senegalesi.

Di «assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che fanno partire i migranti con il mare in tempesta, esponendoli ad altissimo rischio di morte in mare» hanno parlato Unicef, Oim e Unhcr. Secondo il Missing migrants project dell'Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

«Tutto ciò è inaccettabile e, in gran parte, evitabile: l'Italia e l'Europa si assumano la responsabilità di creare un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare la vita delle persone e aprano canali sicuri e legali di ingresso», ha scritto invece Save the Children.

L'ex sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini, punta il dito contro il governo Meloni: «Mi chiedo quante di queste vite inghiottite dal mare avrebbero potuto salvarsi senza l'accanimento contro le navi delle Ong».

Dura anche la segretaria del Pd Elly Schlein: "Oggi un'altra strage a largo di Lampedusa, un'altra tragedia, altri morti innocenti in fuga da guerre, discriminazioni, carestie e condizioni di vita intollerabili nei loro paesi di origine. Continueremo ad insistere senza fermarci: servono vie legali e sicure per l'accesso all'Unione europea e a tutti i suoi Stati membri, altrimenti l'unico modo per raggiungerla sono rotte pericolosissime in mano ai trafficanti".

"Ed è necessaria una missione istituzionale europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, una Mare Nostrum europea per salvare le vite prima che sia troppo tardi. È urgente - prosegue - che si prendano decisioni vere, concrete, efficaci. Ogni volta che accadono eventi così dolorosi abbiamo sentito tante parole che diventano rituali se non si trasformano in azioni. Non c'è più tempo da perdere".

"Bisogna porre fine all'esternalizzazione delle frontiere che sta violando diritti fondamentali delle persone, fatta anche attraverso cinici accordi con Paesi che non garantiscono diritti e democrazia. L'Unione europea deve farsi promotore, luce di una vera politica condivisa di accoglienza, che salvi le persone in mare e sulle rotte più pericolose. L'Europa è questo o non è. Non è muri, odio, intolleranza, ma solidarietà, umanità, libertà".

Oggi, intanto, 10 agosto, a soccorrere 13 dei 15 barchini arrivati sono state le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza. Due gli approdi direttamente sulla terraferma: 4 tunisini sono giunti, alle 2,40, al molo commerciale e sono stati bloccati dalla polizia; altri 16 sono stati rintracciati invece, alle 6,20, alle in via Roma, davanti la caserma dei carabinieri.

Questi ultimi sostengono d'essere stati trasbordati sulla costa da un peschereccio libico che ha poi ripreso il largo.

Ieri, sull'isola, ci sono stati 14 sbarchi - quattro dei quali a Cala Palme, Cala Croce, Cala Galera e molo Madonnina - con un totale di 435 persone. Nell'arco di 36 ore sono quindi giunti 1.013 migranti, la maggior parte dei quali sostiene di essere salpati da Kerkenna, Sfax, Gabes e Tebulba in Tunisia. Solo un paio di gruppi hanno parlato di Zuwara, in Libia, quale porto di partenza. Tutti sono stati portati all'hotpost di contrada Imbriacola.

Frattanto, si apprende che sfiora quota 94 mila il numero dei migranti sbarcati in Italia dall'inizio del 2023, un flusso costante che potrebbe portare a sfondare quota 100 mila già entro la fine del mese di agosto. In base ai dati diffusi dal Viminale, il numero delle persone che hanno raggiunto il nostro Paese fino ad oggi è oltre il doppio rispetto a 12 mesi fa: al 9 agosto sono sbarcate 93.754 (di cui 9.857 minori non accompagnati) rispetto alle 44.951 dello stesso giorno del 2022. Un aumento che sfiora il +110%.

Analizzando i dati, dall'entrata in vigore del decreto Ong emerge che da marzo ad oggi sono sbarcati, complessivamente, 79.327 i migranti. Nello stesso periodo, lo scorso anno, erano stati 52.783.

A quanto pare, dunque, non dà certo risultati positivi la strategia del governo Meloni, tra accordi con il controverso potere di Tunisi e norme severe verso le navi delle Ong.

Per quanto riguarda le statistiche che analizzano le località di sbarco, al 7 agosto la regione con il numero più alto è la Sicilia con 78.122 arrivi. (35.126 nel 2022), seguita da Calabria con 9.084, Puglia (2.510) e Toscana (962).

Altro discorso riguarda le nazioni di partenza dei natanti: la rotta più utilizzata dai migranti per attraversare il quadrante sud della Mediterraneo è quella che parte dalle coste tunisine.

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