Europa / Il caso

Rivolte in Francia: appello della nonna di Nahel ai giovani: "Adesso fermatevi"

"Non distruggete vetrine, scuole, bus, ci sono delle mamme", dice la nonna del diciasettenne di origini algerineucciso da un poliziotto durante un semplice controllo stradale. La gran parte dei fermati sono giovanissimi come il ragazzo morto e vivono nelle periferie

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PARIGI. "Fermatevi, non distruggete": la nonna di Nahel, ucciso martedì scorso da un poliziotto a Nanterre, ha lanciato oggi un appello alla calma dopo la quinta notte consecutiva di disordini in molte città della Francia per protesta contro la morte del nipote.

"Alla gente che sta distruggendo tutto, io dico - ha esortato Nadia, la nonna di Nahel, intervistata da BFM TV - che non rompano le vetrine, che non distruggano le scuole, gli autobus. Fermatevi, sono delle mamme che prendono l'autobus, ci sono delle mamme per la strada".

Sono stati oltre 700 i fermi in Francia nella quinta notte di proteste per la morte del giovane Nahel, ucciso martedì scorso da un poliziotto a Nanterre. Un'auto in corsa è stata lanciata contro l'abitazione del sindaco di L'Haÿ-les-Rose, alle porte di Parigi, e la moglie e uno dei suoi due figli piccoli sono rimasti feriti. Stasera vertice all'Eliseo per fare il punto sulle rivolte.

La gran parte dei fermati sono giovanissimi proprio come Nahel, il ragazzo di origini algerine ucciso da un poliziotto e la cui morte ha scatenato un'ondata di rivolte e proteste senza precedenti in Francia.

È di 17 anni l'età media dei manifestanti, certifica il ministro dell'Interno Darmanin confermando, come era già emerso da centinaia di video su Instagram e Tik Tok, che si tratta di minorenni "connessi" tra loro, capaci di spostarsi velocemente da una zona all'altra per appiccare incendi o saccheggiare negozi.

Dai profili che emergono dalle prime udienze dei fermati in tribunale, l'identikit dei casseur non corrisponde del tutto all'immagine di giovani emarginati e violenti: sono studenti delle superiori, in formazione professionale, baristi, ragazzi appena maggiorenni, molti dei quali con la fedina penale pulita. Ma a scatenare la rabbia nelle banlieue, secondo le statistiche francesi, sono le condizioni economico-sociali e la percezione rispetto all'autorità.

In Francia, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica (Insee) per il 2023, 5,2 milioni di persone vivono in quartieri svantaggiati, ovvero circa l'8% della popolazione.

Il governo francese ha identificato 1.514 quartieri poveri, grandi complessi residenziali alla periferia delle grandi città, ex aree industriali e quartieri periferici di città di piccole e medie dimensioni. Sempre secondo l'Insee (2021), ripresa da Afp, il 23,6% degli abitanti di questi quartieri della Francia non è nato in Francia, rispetto al 10,3% del resto del Paese. A Seine-Saint-Denis, un sobborgo parigino, questo tasso sale al 30,9%.

E secondo un rapporto del Défenseur des droits, un giovane percepito come nero o arabo ha 20 volte più probabilità di essere fermato rispetto alla popolazione generale. Nahel era di origine algerina e la sua uccisione dopo un fermo stradale ha infiammato la Francia proprio toccando quel tasto dolente della discriminazione.

Nonostante gli investimenti dei governi e i sussidi, nelle banlieue continua a vivere gente con forti difficoltà economiche: il reddito disponibile medio, secondo l'istituto di statistica (dati del 2020) è di 13.770 euro all'anno per famiglia, o 1.147,5 al mese, rispetto ai 21.730 euro delle città. E più della metà dei bambini di questi quartieri vive in condizioni di povertà (56,9% rispetto al 21,2% della media della Francia).

In generale, il tasso di povertà nel 2019 è stato tre volte più alto rispetto al resto della Francia, con il 43,3% dei residenti che vive sotto la soglia di povertà rispetto al 14,5%.

Il tasso di disoccupazione è molto più alto: nel 2020, il 18,6% della popolazione attiva era disoccupata, rispetto all'8% nazionale. Non stupisce quindi che alle elezioni presidenziali del 2017, segnala ancora l'Afp, il 48% degli adulti residenti in questi quartieri si è astenuto dal voto o non era registrato per votare, secondo uno studio dell'Institut Montaigne, percentuale che è del 29% nel resto della Francia.

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