Turchia, bufera sul referendum L'opposizione: esito da annullare

Il principale partito di opposizione in Turchia, il kemalista Chp, ha chiesto alla Commissione elettorale suprema (Ysk) di cancellare per sospette irregolarità nel voto l’esito del referendum di ieri sul presidenzialismo, vinto di misura (51,4%) dal sì.

Sale dunque la tensione attorno al cambiamento della Costituzione voluto dal presidente Erdogan per accentrare più potere nelle proprie mani.

«L’unico modo per porre fine alle discussioni sulla legittimità del voto e di tranquillizzare il popolo» è che «il Consiglio elettorale supremo cancelli il voto», ha detto il viceleader del Chp, Bulent Tezcan.

L’opposizione contesta in particolare la decisione dell’Ysk di conteggiare come valide anche le schede senza il suo timbro ufficiale, salvo esplicite prove di frodi. «

È stata messa in atto» a urne aperte «nel momento in cui si è percepito che i voti per il no erano in vantaggio su quelli per il sì», ha dichiarato Tezcan.

Inoltre, il Chp denuncia che in molti seggi, almeno per la prima mezz’ora, agli osservatori dell’opposizione non è stato permesso di assistere allo scrutinio dei voti, come previsto dalla legge.

Intanto la Commissione Ue fa sapere che «prende nota dei risultati diffusi» in Turchia sugli emendamenti della Costituzione, e attende la valutazione della missione Osce/Odihr sulle eventuali irregolarità.

«Gli emendamenti costituzionali e specialmente la loro attuazione pratica saranno valutati alla luce degli obblighi della Turchia in quanto Paese candidato alla membership Ue», si legge in un comunicato congiunto del presidente della Commissione Jean Claude Juncker, dell’alto rappresentante Federica Mogherini e del commissario alla politica di vicinato Johannes Hahn. I tre incoraggiano la Turchia «ad affrontare le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, incluse quelle sullo stato d’emergenza».

La Germania intanto ha chiesto alla Turchia di impegnarsi in un «dialogo rispettoso di tutte le parti  politiche e civili» dopo che i risultati del referendum hanno mostrato «quanto profondamente la società turca sia divisa».

In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel dichiarano che la Germania rispetta la volontà del popolo turco ma sottolineano anche che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha «una grande responsabilità».

«Il governo federale si aspetta che, dopo una dura campagna elettorale per il referendum, il governo turco cerchi un dialogo rispettoso con tutte le forze politiche e sociali del Paese», si legge nel comunicato.

Lo scarto minimo dei risultati «mostra quanto profonda sia la spaccatura della società turca. Ciò significa una grande responsabilità per i vertici dello Stato turco e per il presidente Erdogan in persona», aggiunge la nota.

Per parte sua, il ministro degli esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha chiesto di interrompere le trattative per l’ingresso di Ankara nella Ue.

«La Turchia non può essere un membro», ha detto Kurz all’agenzia Apa. Bisogna porre fine alla «finzione» dell’adesione, ha aggiunto, sollecitando piuttosto un accordo di vicinato.

Il voto è stato anche «un chiaro segnale contro la Ue», al quale l’Europa deve rispondere a sua volta con una chiara reazione: «occorre finalmente sincerità sui rapporti tra la Ue e la Turchia. Il tempo dei tatticismi deve finire».

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