Guardie mediche, niente rinvio Le chiusure scattano a ottobre

di Luisa Maria Patruno

A ottobre l'Azienda sanitaria procederà come previsto con il taglio delle guardie mediche. Non ci sarà infatti alcuna sospensione del piano provinciale, che prevede la soppressione di alcune sedi di guardia medica ( Cavalese, Pieve Tesino, Baselga di Pinè, Cles, Denno, Segonzano, Lavarone, Mori, Arco, Bezzecca-Ledro, Tione ) e il mantenimento di altri presidi solo nei periodi di maggior afflusso turistico ( San Martino di Castrozza, Levico Terme, Malé, Andalo, Madonna di Campiglio ).

Ieri pomeriggio, infatti, dopo una lunga discussione, il consiglio provinciale ha bocciato - come previsto - la mozione presentata da tutti i consiglieri di minoranza con cui appunto si puntava a impegnare l'assessore alla salute Luca Zeni a sospendere l'attuazione della riorganizzazione per approfondire il confronto con i sindaci e gli amministratori locali interessati che si sono lamentati di una carenza di coinvolgimento e comunicazione della decisione.

A favore della mozione hanno votato solo gli 11 consiglieri di opposizione (mancava Giacomo Bezzi), mentre 18 sono stati i voti contrari. Il consigliere del Patt, Walter Kaswalder, che si è autodefinito «l'ultimo autonomista rimasto», si è però astenuto, dopo aver fatto un intervento in aula per invitare - inutilmente - la maggioranza a votare a favore della mozione, esprimendo la sua contrarietà alla chiusura delle guardie mediche. Kaswalder continua dunque a mantenere un comportamento disallineato rispetto al resto del gruppo delle Stelle alpine e della maggioranza.

Questa mozione, del resto ha creato difficoltà anche ad altri consiglieri di maggioranza, in particolare a Chiara Avanzo, che si era spesa per la difesa della guardia medica di Pieve Tesino e che ieri ha dovuto ingoiare il rospo. «Comprendo la scelta - ha detto Avanzo in consiglio provinciale - ma è difficile farla capire sul territorio. E stigmatizzo il fatto che non c'è stato un incontro con gli amministratori del Tesino per spiegarlo, sarebbe stato utile».

 

Il dibattito è stato accompagnato dalla presenza sugli spalti riservati al pubblico di un gruppo di cittadini e di alcuni sindaci, tra cui Pierangelo Villaci (Segonzano), Marco Casagranda (Lona Lases) e Gianluca Frizzi (Tenno), che prima dell'inizio dei lavori d'aula hanno protestato in piazza davanti al palazzo della Regione ( vedi pezzo a fianco ). In piazza c'era anche il sindaco di Borgo Valsugana, Fabio Dalledonne.

Scintille ci sono state subito dopo l'appello quando i consiglieri provinciali, Maurizio Fugatti (Lega nord), Claudio Cia (Agire) e Manuela Bottamedi (gruppo misto) sono entrati in aula indossando un camice bianco da medico. Dai banchi della maggioranza hanno gridato: «Pagliacci» e poi «vergognatevi». E il presidente del consiglio Bruno Dorigatti ha sollecitato i consiglieri a togliersi il camice.

A illustrare la mozione è stato per primo proprio Cia che ha detto: «I territori sono stati completamente esclusi da qualunque confronto in merito. I sindaci hanno saputo del taglio delle guardie dall'Azienda sanitaria. Se l'interlocutore delle amministrazioni territoriali è l'Azienda allora si può licenziare l'assessore. Il vostro - ha aggiunto Cia - è un approccio ragionieristico». Per Walter Viola (Progetto Trentino) «non si capisce la politica sanitaria della giunta sui territori, che si sentono abbandonati».

L'assessore alla salute, Luca Zeni, ha difeso la scelta di razionalizzare il numero delle guardie mediche che oggi svolgono una attività molto limitata: «La guardia medica non si occupa di emergenze e urgenze, per quelle c'è il 118. La Provincia si assume la responsabilità di una decisione che riteniamo corretta e giusta. I momenti di confronto sui territori ci sono stati e infatti molte zone non hanno registrato lamentele di amministratori che hanno detto di comprendere le ragioni e di accettare la scelta». Cia ha insistito però sul fatto che il sindaco di Segonzano non è stato interpellato e ha letto in aula anche la lettera in cui il sindaco di Malé esprime la sua contrarietà alla decisione. Zeni ha replicato:

«Non riorganizziamo per tagliare ma per migliorare il servizio». Anche da parte del Pd, però, per voce di Violetta Plotegher è venuta una tirata d'orecchie all'assessore «dem» su come è stata condivisa la scelta: «C'è stato un difetto di comunicazione».

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